Eh eh, siamo a posto. Ora Giovanni Zannini vuol fare il politico nazionale. Attacca la Meloni e il partito in cui fece di tutto per entrare ad inizio 2020

24 Agosto 2023 - 12:40

Una innaturale sortita con cui ha copiato e incollato un paio di temi centrali nella dialettica d’opposizione della Schlein e Cinque Stelle. L’interpretazione ai limiti dell’impossibile, anche se alle prossime europee qualche voto forse al partito della premier dovrà darlo. Ma se De Luca fa la cordata anche con la Fortini, gli sarà chiesto di galoppare dopo aver ricevuto dal governatore ogni cosa gli abbia chiesto

MONDRAGONE (G.G.) – Come si suol dire, bell e buon.

Mo’, sempre proseguendo con la linea del napoletano stretto, all’intrasatta Giovanni Zannini, consigliere regionale moderato, diventa esperto di politica nazionale e pubblica, facendo un copia e incolla dei master utilizzati soprattutto dai “poco moderati” Elly Schlein e Cinque Stelle nei confronti della presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Si è espresso sulla questione delle accise sui carburanti, degli immigranti, che probabilmente Zannini si aspettava fossero fucilati in mare grazie al blocco navale, e altri temi.

Sorprende, questo intervento prodotto da uno che è bravo a fare altre cose. Oddio, un copia e incolla dalla pubblicistica nazionale lo sanno fare tutti, anche Zannini.

Ma lui non si era semplicemente misurato con questi argomenti, che fondamentalmente non gli interessano. Anzi non lo hanno mai interessato. Il sottoscritto non ricorda, infatti, una sola conversazione, un solo momento conviviale vissuto insieme in cui si è dedicato anche un decimo di secondo ai temi della politica nazionale.

Per cui, se lo ha fatto, per dirlo alla Cocciante, ci sarà un perché.

Lo ha fatto in quanto considera il suo futuro ineluttabilmente legato al centrosinistra? Lo ha fatto strumentalmente per depistare le voci che da anni lo descrivono come personaggio legato da rapporti di grande simpatia al partito di Fratelli d’Italia attraverso il suo amicone Michele Schiano?

Boooh!

Tutto sommato non è fondamentale stabilirlo.

Il sottoscritto, oltre a ricordare l’assenza totale di conversazioni sui temi della politica nazionale, ricorda anche ciò che successe proprio all’interno della stanza della redazione di Casertace in cui sta dettando questo articolo, nel gennaio del 2020, quando lo Zannini dopo aver chiesto ripetutamente di vedermi, mi incontrò ritenendo, bontà sua, che io fossi l’unico in grado di fargli avere un appuntamento strutturato, con una sorta di raccomandazione incorporata, con un’esponente di Fratelli d’Italia.

Il suo amicone Michele Schiano, che pure qualche passo lo aveva compiuto, gli aveva detto di effettuare quel contatto anche indipendentemente da lui, dato che aveva la sensazione, al tempo non infondata, di non incrociare la piena simpatia di quell’esponente di Fratelli d’Italia. Io gli dissi: non c’è problema Giovanni, non coinvolgermi in fatti politici che a me non interessano, dato che io prendo a calci nel sedere il centrodestra esattamente come faccio col centrosinistra, ma una telefonata di cortesia per procacciarti questo appuntamento non ho difficoltà a farla.

L’appuntamento si fece, io ovviamente non partecipai e l’esito fu soddisfacente per Zannini. Erano i tempi in cui i sondaggi davano perdente Vincenzo De Luca anche contro i parcheggiatori abusivi di Corso Trieste e di Piazza Vanvitelli.

Poco più di un mese dopo esplose la pandemia e quel 31-32% dell’indice di gradimento di De Luca diventò nel luglio successivo, ad epilogo di una serie di performance teatrali, di una serie di monologhi che ai nostri occhi lo segnalarono come uno dei primi dieci attori fantasisti del mondo conosciuto, un 80%.

Zannini durante la pandemia aveva già contattato De Luca mettendo a disposizione tutto la sua struttura, cioè Anacleto Colombiano, oggi sindaco di San Marcellino e presidente dell’Autorità d’Ambito delle Risorse Idriche, l’imprenditore Antonio Luserta, il presidente del Consorzio Idrico di tutte le perdizioni umane Pasquale Di Biasio, il sindaco-imprenditore di Parete, oggi presidente dell’Ambito dei Rifiuti Gino Pellegrino, l’allora sindaco di Lusciano Nicola Esposito, l’allora vicesindaco di Sparanise, nonchè delegato ai Lavori Pubblici, Vitaliano Ferrara, motivo principale o tra i principali dello scioglimento del suo Comune per infiltrazioni camorristiche, l’allora reuccio dei Servizi Sociali Pasquale Capriglione, oggi pluri-indagato per reati di camorra e pluri-interdetto dalla legge antimafia.

Una grande compagnia per mettere in piedi una lista civica con il nome di De Luca, che andò a coinvolgere anche gruppi aversani come quello di Luciano Sagliocco, fratello di Peppino, per il quale gruppo si scomodò, nonostante fosse in stampelle a causa di un incidente, anche Piero De Luca, che in un giorno di quell’agosto uscì da una casa di via Fermi ad Aversa, dopo aver ratificato molti impegni, che poi abbiamo visto nelle assunzioni a tempo indeterminato nella sanità campana di Federica Turco, consigliera comunale di Aversa e coprotagonista del ribaltone realizzato da Zannini insieme a Stefano Graziano, e assunta due volte, prima nel concorsone della Regione e poi nell’Asl Napoli 1, pluripremiata dopo essersi candidata con un ruolo puramente gregariale, nella citata lista civica di De Luca.

Un accordo, quello di via Fermi, che si concretizzò nelle assunzioni di una vera e propria carovana di componenti della famiglia Sagliocco-Spezzaferri.

Ora, cosa possa entrarci questo stile, questa modalità di azione con un impegno politico attraverso cui Zannini si misuri con temi nazionali, non lo sa nessuno, probabilmente neanche lui stesso.

Peraltro le prossime europee, con Aldo Patriciello probabilissimo candidato in Fratelli d’Italia, rappresentano un problema per il mondragonese, soprattutto se De Luca dovesse presentare una cordata di candidati, almeno due, tra cui la sua assessora Lucia Fortini, che in unione con il candidato pugliese (il sindaco di Bari Antonio Decaro o lo stesso presidente della Regione Michele Emiliano) andrebbe a costituire una triade sulla quale il governatore chiederebbe il massimo impegno, soprattutto a chi è stato gratificato di ogni cosa richiesta negli ultimi anni.

Se ci fosse stata in ballo solo la evidente possibilità che Zannini avrà oggi e in futuro di entrare nel partito di Fratelli d’Italia, così come fortissimamente desiderava nel gennaio 2020, sarebbe doveroso citare la celeberrima favoletta di Esopo della volpe e dell’uva, che magari Zannini si può far spiegare da suo padre Michele, persona molto diversa dal figliolo.

Ma dal 2020 ad oggi sono successe tante cose che non possono non modificare o rendere più incerta la chiave interpretativa di questa sortita inopinata e, diciamocela tutta, anche innaturale, di questo esponente politico che si autodefinisce moderato ma che, al contrario, di moderato non ha proprio nulla, visto che la voracità è comportamento estremo radicale e non certo appartenente al novero della prudenza e della temperanza.