PERCORSO NETTO. In sei mesi abbiamo esaminato 100 gare, vinte tutte da imprese di CASALE e dintorni. L’ultima a CAPUA ad una ditta che la Dda definì “a disposizione di Carmine Schiavone”

12 Settembre 2023 - 12:08

Questa dichiarazione dei giudici dell’Antimafia faceva parte di un’ordinanza, poi fortemente depotenziata dal gip del tribunale di Napoli nel 2020

CAPUA (g.g.) – Beninteso, lo premettiamo subito: nel leggere la documentazione della gara d’appalto bandita dal comune di Capua per i lavori di consolidamento del fabbricato che ospitava il Monte dei Pegni, in modo da farlo diventare sede del Conservatorio, importo a base d’asta dal valore di 716 mila euro, non ci è sembrato di cogliere, da una lettura superficiale, da ciò che possiamo affermare noi, consultando la proposta di aggiudicazione, quegli elementi-spia che in molte occasioni ci hanno fatto dubitare sulla liceità e sulla trasparenza dell’intera operazione.

Questo non vuol dire che noi ci mettiamo la mano sul fuoco che questa gara d’appalto si sia svolta in maniera cristallina. Diciamo solo che su trenta imprese invitate hanno presentato offerta in 18, più del 50%, e, quindi, si può ritenere che il ribasso d’asta sia stato conveniente per il comune di Capua e i cittadini-contribuenti. Quindi, nulla ache vedere con certe porcherie che si stanno verificando tra l’agro Aversano e il nord napoletano con la famigerata (per noi) Centrale di Committenza dell’Area Nolana, sulla quale consigliamo di leggere i diversi articoli pubblicati di CasertaCE quest’estate,

Detto ciò, l’esito della gara capuana allunga la serie dell’imbattibilità delle imprese dell’agro Aversano e in particolare delle società che insistono il perimetro che circoscrivono gli abitati di Casal di Principe, San Cipriano e Casapesenna.

Guardate, noi consultiamo un numero molto alto di siti di comuni e di enti strumentali della provincia di Caserta. Da almeno sei mesi, tra amministrazione provinciale, comune di Caserta, altre autonomie municipali, come quella di Capua, per non parlare proprio del Consorzio di Bonifica, non siamo riusciti a trovare una sola gara, ripetiamo, una sola, che non sia stata aggiudicata ad un’impresa dell’agro Aversano, con un’incidenza di circa l’80% appartenenti a quel triangolo che per decenni ha rappresentato la terra del controllo, la zona franca governata dal clan dei Casalesi e dove sono nate con solidi basi centinaia e centinaia imprese di costruzioni e di opere pubbliche le quali, godendo di un significativo vantaggio competitivo dall’appartenere ad una sfera protetta dei clan, si sono arricchite e oggi, uscite intatte dalle tante inchieste giudiziarie, sviluppatesi negli anni sul rapporto tra camorra e imprenditoria del mattone, sono in grado di offrire, quando serve, ribassi d’asta che nessun’altra impresa appartenente a territori diversi è in grado di offrire.

Quello che abbiamo descritto è un format e non è affatto detto che sia il caso di questa gara, vinta da una nostra vecchia conoscenza, uscita proprio da una di queste indagini, lunga, complessa e compiuta qualche anno fa dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei carabinieri di Caserta, letteralmente demolita da una Gip del tribunale di Napoli che rispedì al mittente tutte le richieste di arresto formulate dai magistrati dell’Antimafia.

Quando abbiamo letto il nome della M&P di Cesare Massaro sas, questa non è stata assolutamente sconosciuta alla nostra memoria. Abbiamo cercato nell’archivio di CasertaCE e ce la siamo ritrovata in un articolo scritto il giorno 1 giugno del 2020.

Si trattava del racconto di uno stralcio di quell’ordinanza i cui esiti che, sia detto oggi, così come fu detto al tempo, con il massimo rispetto di quel gip del tribunale di Napoli che decise di depotenziarla fino alla demolizione dell’indagine, non ci convinsero affatto, così come scrivemmo in maniera tanto rispettosa quanto franca.

Per conoscere nel dettaglio quell’articolo in cui compariva anche il nome dei Massaro potete CLICCARE QUI. A chi preferisce, invece, una sintesi più breve, diciamo che la M&P sas, impresa di Casal di Principe, era considerata daio carabinieri e dai magistrati della Dda come appartenente alla pletora di operatori economici utilizzati dal quel Carmine Schiavone di Eliseo, perno dell’indagine che partiva dalla relazione, dal connubio criminale tra lo storico clan di Giugliano, i Mallardo, e il clan dei Casalesi, attraverso la figura dell’imprenditore morto a causa del covid, Salvatore Sestile, patron storico del ristorante La Contessa e suocero di Antonio Schiavone, fratello di Francesco Schiavone Sandokan.

Schiavone Eliseo avrebbe spedito il suo fedele emissario Andrea Perrone a Roccamonfina, in modo da spianare la strada M&P sas di Cesare e Luigi Massaro in una gara d’appalto indetta dall’Istituto Scolastico Comprensivo per i lavori di riqualificazione degli edifici scolastici che l’istituto ospitava, riportiamo così era scritto nell’ordinanza, e chiosiamo ora, come facemmo al tempo, si tratta di una formulazione in verità non convincente, poiché le scuole di primo grado, elementari e medi, sono ospitate in immobili la cui competenza spetta ai comuni, e sono quindi i comuni stessi a bandire le gare.

Quell’opera persuasiva di Perrone non riuscì, poiché quella gara fu aggiudicata ad altra impresa. Ma quello stralcio dell’ordinanza fu, per noi, molto prezioso perché ci consentì di prendere conoscenza della convinzione dei carabinieri e della Dda che la M&P sas fosse “ennesima società nella disponibilità di Carmine Schiavone Eliseo per la partecipazione agli appalti“.

Qui sotto lo stralcio dell’ordinanza. CLICCA QUI per la proposta di aggiudicazione