LA PROVINCIA di Zannini e Magliocca è una bancarella delle sardine avariate: la segretaria generale credendosi giudice del Tar, obbedisce all’ordine di Luigi Bosco e riapre il plico chiuso delle schede elettorali. Carico di Lines notte in Prefettura

12 Dicembre 2023 - 19:15

Ormai qui si va a ruota libera. E d’altronde da quelle parti, con tutto quello che hanno combinato nei concorsi con cui hanno realizzato un centinaio di assunzioni di parenti, amici, affini di consiglierei comunali, di politici di ogni contrada se nulla è capitato per le centinaia di affidamenti e di appalti il 100% dei quali sono finiti a imprese di Casal di Principe, di Casapesenna e di San Cipriano, figuriamoci se ora, di fronte alla richiesta di un amico loro, dell’immediato “sottintendente” Luigi Bosco, “si mettono paura”, se abbiano timore di riaprire plichi chiusi e sigillati che potrebbero essere riaperti solo se lo decidesse e lo ordinasse l’autorità giudiziaria

CASERTA (g.g) Partiamo con una domanda, che tradisce quella che, in questo caso specifico, è una nostra ignoranza voluta e praticata, in quanto abbiamo considerato sempre le cosiddette elezioni di secondo livello una barzelletta solo italiana uscita dalla testa di Matteo Renzi e dell’allora ministro Delrio in un momento di megalomania in cui il primo si sentiva Garibaldi, Cavour e Vittorio Emanuele insieme, il secondo una sintesi di tutti i componenti della Costituente del ’46.

E allora la domanda deve nascere necessariamente spontanea: la legge elettorale nella parte in cui ordina e regola la procedura elettorale di queste elezioni provinciali di secondo livello è la stessa di quella che si utilizza per le vere elezioni, quelle a suffragio universale?

Non c’è nessun motivo per pensare che non sia così, dato che alla barzelletta di una competizione, determinata solo dai consiglieri comunali e non dal popolo sovrano, si assocerebbero altri elementi peggiorativi della credibilità di questo momento che comunque conta in quanto le amministrazioni provinciali continuano a gestire, come ben sanno i lettori di CasertaCe, centinaia e centinaia di milioni di euro. Noi, le elezioni di secondo livello, le consideriamo di per se una bancarella del torrone. Una convinzione che abbiamo più volte motivato con ampia profusione di elementi dottrinali a cui abbiamo aggiunto altri relativi alle prassi e ad alcuni concetti cardinali scritti a lettere di fuoco, all’interno della nostra Costituzione.

Ma se è vero quello che ci stanno raccontando in queste ore, incontriamo qualche seria difficoltà a trovare degli esempi che vada al di là, finanche al di sotto, della bancarella del torrone.

La storia sarebbe questa: Luigi Bosco, che invece di pensare ai suoi guai giudiziari, tutt’altro che irrilevanti, che lo vedono indagato per reati connessi alla camorra nell’ormai arcinota inchiesta della Dda e dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta, avrebbe alzato un polverone, affermando che al suo candidato Giovanni Iovino, vice sindaco di Cellole, non sarebbe stato attribuito un voto di fascia E, dunque espresso tra i Comuni di Caserta, di Marcianise, di Maddaloni e di Santa Maria Capua Vetere, con valore di peso specifico, nel computo aritmetico reale, di ben 239 voti. Guardando il risultato della lista “La Provincia al Centro”, questa attribuzione o non attribuzione sarebbe, almeno in apparenza un fatto irrilevante. Iovino, infatti, salirebbe dal terzo al secondo posto, ma eletto era l’altro ieri sera, eletto era ieri, e ugualmente eletto sarebbe oggi anche con i 239 voti aggiuntivi.

Ci potrebbe essere un problema di ri attribuzione dei seggi visto che, a quanto ci dicono (dato che a noi non è passato nemmeno per l’anticamera del cervello di rispolverare, per una cazzata quali sono le elezioni provinciali di secondo livello, il nostro staff elettorale per calcolare quozienti e resti), ci sarebbe una vicinanza, una prossimità tra un resto della lista del Pd e quello della lista di Zannini-Bosco e compagnia. In pratica, il Pd rivendicherebbe un quarto eletto a scapito dell’ottavo eletto della lista del gran bazar. Per cui, l’attribuzione di questo ulteriore voto a Iovino, metterebbe al sicuro gli 8 seggi della lista “Provincia al Centro”.

Può darsi e, tutto sommato, nessuno può negare ad un candidato o a chi lo rappresenta in nome e per conto, di contestare una scheda. Ed ecco qui il motivo della nostra domanda: nel caso in cui per le elezioni provinciali siano vigenti le stesse norme procedurali di ogni altra elezione che si svolge in Italia, non solo amministrativa ma anche per le elezioni politiche, per quelle europee, ogni seggio è formato da un presidente che sceglie un vice tra gli scrutatori, dagli stessi scrutatori e dall’attività di controllo, riconosciuta e sancita dalle leggi, dei cosiddetti rappresentanti di lista che devono essere registrati e riconosciuti come tali dal Presidente. Nel momento in cui si svolge lo spoglio, ma anche successivamente allo stesso, nella fase di controllo dei registri degli scrutatori e di una ulteriore verifica delle schede che materialmente sono ancora scoperte e distese sul tavolo dell’urna, il Presidente, con o senza l’input dei rappresentanti di lista, ma anche l’intero ufficio elettorale di quella sezione possono discutere sull’attribuzione di una scheda lasciata in sospeso (è capitato tante volte) o di una scheda assegnata e poi rivalutata. Tutto ciò viene scritto in un verbale e se si chiama verbale ci sarà anche un perchè, che viene inserito nel plico chiuso e sigillato che il Presidente del seggio consegna, passando la mano e passando di mano, attraverso questo atto, anche la potestà su plichi che lui ha chiuso con sigilli timbrati, all’ufficio elettorale del Comune il quale, però, tutto può fare eccetto che violare quei sigilli. Deve prendere i plichi e consegnarli all’ufficio preposto della Prefettura che, a sua volta, non può fare quello che le pare ma deve riporre quei plichi in maniera tale da metterli a disposizione, eventualmente, dell’autorità giudiziaria, qualora questa, su istanza di un candidato o di un cittadino che ha un interesse a farlo, ma anche di un ufficio, può decidere di riaprire quei plichi liberandoli dalle schede che hanno contenuto e di cui hanno preservato la totale segretezza.

Per esempio se il Tar, su istanza di una parte in causa, decide, con una sentenza e non con una chiacchiera buttata li tanto per far vedere, di procedere al riconteggio delle schede di una o più sezioni elettorali, insedia in Prefettura una sorta di commissione in cui la funzione di rappresentanti di lista è espressa dagli avvocati dell’attore, cioè di chi ha fatto il ricorso, e del convenuto, cioè di colui che potrebbe subire gli effetti di quel ricorso, e che dunque si è già costituito davanti al Tar. Questa commissione è presieduta da un vice Prefetto che poi dovrà provvedere sotto la sua responsabilità al riconteggio e a certificarne l’esito in nome e per conto del Prefetto, del Ministero degli Interni e del Governo.

Si chiama Elena Inserra, la segretaria generale dell’amministrazione provinciale di Caserta. Quando Bosco ha messo su un pezzo di carta questo suo ricorso questa si è trasformata anche in Presidente di una sezione del Tar della Campania aggiungendo questa funzione a quella di Presidente della sezione elettorale che ha scrutinato le schede dei Comuni e del comparto E ed il responsabile dell’ ufficio elettorale della Provincia che già di per se rappresenta una congiunzione di luoghi e di funzioni che, in un elezione normale, cioè a suffragio universale, non è possibile realizzare, se non in casi eccezionali visto che il dirigente o responsabile del procedimento di un ufficio elettorale comunale non può fare ordinariamente il Presidente di un seggio.

E vabbè passiamoci sopra: ma se è vero, come ci dicono, che stamattina alle 11 la signora Inserra ha violato il plico, assumendo in pratica la funzione di Presidente di una sezione del Tar della Campania, un plico che, tra le altre cose, particolare questo tutt’altro che irrilevante, era stata la stessa Inserra a chiudere, a sigillare quale Presidente di una delle sezione elettorali, proprio quella che ha scrutinato le schede della fascia E, allora vuol dire che non siamo di fronte alla bancarella del torrone, ma a quella delle sardine avariate. Ora, è vero che nella provincia targata Magliocca e Zannini succede di tutto e di più, ma è anche vero che qualora la signora Inserra non dimostrasse che per le elezioni provinciali, in puro stile bancarella delle sardine avariate, esistono norme completamente differenti e totalmente lascive rispetto a quelle che regolano i procedimenti delle elezioni europee, di quelle politiche, di quelle regionali, di quelle amministrative di tipo comunale allora il problema diventerebbe, a nostro avviso, di diritto penale.

Cercheremo, seppur controvoglia, di effettuare qualche ricerca della legge Delrio per capire se ci sono dei rimandi a norme particolari (ma non crediamo) come strutture di regolamentazione del procedimento elettorale delle elezioni provinciali di secondo livello.