Una Ferrari 360 Modena in prestito per il matrimonio della cugina del boss Giuseppe Setola. In tre a processo per estorsione

13 Marzo 2024 - 17:39

Nelle sue dichiarazioni rese dinanzi ai giudici della prima sezione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere Alessandro Cirillo, a processo con Nicola Tavoletta e Giuseppe Caiazzo ha dichiarato: “Compravo auto di lusso e le intestavo a chiunque perchè non potevo …”

CASAL DI PRINCIPE “Compravo Ferrari, Lamborghini e Porsche e le intestavo a chiunque perchè ero in regime di sorveglianza speciale e non potevo guidare neppure una bicicletta. Compravo anche tante auto usate e le rivendevo. Non ero in affari con Ulderico però è probabile che quella Ferrari  l’abbiamo presa io e lui come dice mio cugino Francesco”. Sono le dichiarazioni rese in aula da Alessandro Cirillo, alias O’ Sergente, storico affiliato del clan dei casalesi fazioni Bidognetti-Setola, rese ai giudici della prima sezione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere presieduta da Sergio Enea durante il processo per estorsione aggravata dalla metodologia mafiosa compiuta da Francesco Cirillo, alias Cosciafina, Nicola Tavoletta e Giuseppe Caiazzo, tutti storici affiliati al clan dei Casalesi.

Secondo quanto ricostruito dal procuratore dell’antimafia, Vincenzo Ranieri, Alessandro Cirillo e Nicola Tavoletta nel giugno 2008, si erano presentati a Ulderico Fabozzi dando dimostrazione della loro appartenenza al clan chiedendo in prestito una Ferrari 360 Modena che doveva essere utilizzata in occasione del matrimonio della cugina del boss Giuseppe

Setola.

Alla richiesta di restituzione della vettura da parte di Fabozzi gli venne risposto che “sapeva a chi la stava dando quindi sapeva che diventava di nostra proprietà”. Tale risposta, per il magistrato della direzione distrettuale antimafia, avrebbe rappresentato una minaccia nei confronti della vittima che venne costretto a non richiedere più la restituzione della vettura o meglio la restituzione dell’automobile all’avente diritto, avvenne solo a seguito di un guasto della stessa con conseguente segnalazione della società che gestiva l’antifurto satellitare che ne comunicava la posizione alle forze dell’ordine. 

Per i legali degli imputati invece si è trattato di un prestito e non di una estorsione in quanto la vettura è si risultata essere di proprietà società della moglie di Fabozzi ma anche dello stesso Alessandro Cirillo, cugino dell’imputato Francesco Cirillo, e quindi autorizzato all’utilizzo. Lo stesso nel momento in cui si verificò il guasto avvisò Fabozzi ancor prima che giungesse la segnalazione della società dell’antifurto satellitare.

Si torna in aula nel mese di giugno.