L’arsenale del clan dei casalesi, il boss difende i cugini: “Le armi erano le mie”
9 Maggio 2024 - 15:15
Il ritrovamento dell’arsenale il 20 aprile 2022 nell’ambito di un’operazione della squadra mobile della questura di Caserta
CASAL DI PRINCIPE – “Le armi erano mie ma non ho agito per favorire il clan. Le armi erano sepolte lì dal 2000 e nessuno le ha mai utilizzate, i miei cugini non sapevano nulla”.
Sono state queste le dichiarazioni rese dal boss Carlo Del Vecchio, detenuto in regime di 41 bis, a Catania ,dinanzi al gup Giovanni Vinciguerra, nel processo che lo vede coinvolto insieme ai cugini Pasquale, Leopoldo e Carlo Diana, ritenuti responsabili di concorso in detenzione di armi da guerra, clandestine e comuni da sparo, complete di svariati accessori e di munizioni di diverso calibro, della ricettazione di alcune di esse con l’aggravante di aver agevolato il clan dei Casalesi.
Del Vecchio nelle sue dichiarazioni, spontanee, ha sottolineato l’estraneità dei cugini in merito al contenuto occultato nel loro terreno.
Il ritrovamento dell’arsenale il 20 aprile 2022 in un’operazione della squadra mobile della questura di Caserta. I poliziotti reperirono nell’azienda di Pasquale Diana, gestita coi fratelli Leopoldo, Carlo, sita in via Macedonio località Seponi a confine tra i comuni di Castel Volturno e Cancello ed Arnone, in prossimità di un pozzo artesiano, dei bidoni di ferro sotterrati contenenti armi da guerra e svariate munizioni. Secondo la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli era l’arsenale del clan dei Casalesi (fazione Schiavone) di cui Carlo Del Vecchio, cugino di Diana, è stato un esponente di spicco. A fornire informazioni sul ritrovamento delle armi anche il pentito Massimo