I NOMI E LE PENE. Dopo 22 anni l’ultima sentenza dei processi per l’omicidio del geometra Lello Lubrano, figlio del superboss Vincenzo e genero di Lorenzo Nuvoletta

10 Agosto 2024 - 13:39

Fu il clan dei Casalesi, con grande spavalderia criminale ad andare a Pignataro e assassinarlo, alla fine di un inseguimento per le strade e i vicoli del centro caleno

PIGNATARO MAGGIORE – La corte di Cassazione ha confermato le condanne emesse dalla Corte d’Assise di Appello di Napoli per il delitto di Raffaele Lello Lubrano, figlio del boss Vincenzo, ucciso nel centro storico di Pignataro da un commando, dopo un breve inseguimento in auto.

Era il 14 novembre del 2002: Lello Lubrano, dopo aver lasciato il suo studio di via Vittorio Veneto a bordo di una Toyota Land Cruiser per dirigersi verso una zona periferica quando venne sorpassato da un’Alfa Romeo 164 e bloccato dal comando dei killer e ucciso. 

A Lello Lubrano furono probabilmente fatali le dimensioni del suo Suv, rendendo la sua fuga a piedi facile preda del commando di morte che lo raggiunse e lo ammazzò

Pene quindi definitive a 30 anni per Michele Zagaria e Giuseppe Caterino. Nessun ricorso in Cassazione, invece, per Francesco Schiavone, alias Cicciariello, l’altro soggetto che per la giustizia è stato uno dei mandanti dell’omicidio.

Ha presentato ricorso, finito con il rigetto da parte della prima sezione di Cassazione, anche Francesco Zagaria, alias Ciccio e’ Brezza.

Ed è stato proprio Ciccio e’ Brezza ad aver ricostruito nel dettaglio il delitto per il quale è già stato condannato l’esecutore materiale, Vincenzo

Schiavone (alias Petillo).

Si tratta di uno dei processi sul caso dell’omicidio Lubrano, legato alle dichiarazioni di Ciccio e’ Brezza. Per lo stesso omicidio furono condannati l’appena citato Petillo ed Enrico Martinelli.