“Il clan Belforte è finito”. Ma per i giudici Gaetano Piccolo deve restare al 41 bis. E quel riferimento ai Della Ventura e a Michele Maravita

21 Agosto 2024 - 12:06

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MARCIANISE – La quinta sezione penale della Corte di Cassazione, guidata dal presidente Rosa Anna Grazia Miccoli, ha rigettato il ricorso presentato dagli avvocati di Gaetano Piccolo O’ ceneraiuolo contro la decisione del tribunale di Sorveglianza di Roma che confermava l’imposizione del regime al 41 bis al quale è sottoposto sin dal 2007.

La tesi difensiva portata davanti ai giudici dell’ultima istanza segnalava che il clan Belforte aveva cessato di esistere a seguito di arresti di alcuni dei suoi massimi esponenti. Questo era un motivo per eliminare il carcere duro a Gaetano Piccolo. Un ingresso nel regime carcerario ordinario, quindi, non avrebbe rimesso il sessantacinquenne nel sodalizio criminale.

Il ricorso è stato però rigettato ed è interessante leggere cosa scrivono i giudici del massimo tribunale nelle loro motivazioni che per intero trovate in calce all’articolo.

I Belforte sono stati sì ridimensionati ma viene segnalato come “nuove leve hanno assunto il comando come si rileva chiaramente dalla vicenda dell’arresto del boss Della Ventura, cui succedeva la moglie e, dopo l’arresto di questa, il genero”. E qui pare chiaro il riferimento a Michele Maravita, in passato arrestato e scarcerato e che recentemente ha subito un importante sequestro milionario che ha colpito anche il noto locale La Baita, steakhouse di Valle di Maddaloni.

Il clan Belforte si sarebbe indebolito ma è ancora attivo, così come i Piccolo-Letizia, operativi seppur con potere ridimensionato.

I giudici poi fanno nota anche della scelta della dissociazione di Gaetano Piccolo, avvenuto nel 2015 e la rinuncia all’appello nel processo per l’omicidio di Nicola Falco.

Comportamenti che, secondo i giudici dell’ultimo istanza, non sono sufficienti a dimostrare la decisione del legame con il sodalizio.

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