L’OMICIDIO. Gli appostamenti del brigadiere, i 50mila euro promessi da Cipriano. Un punto decisivo: Cagnazzo e Cioffi potevano fare qualcosa all’insaputa dell’altro?
5 Dicembre 2024 - 18:09
I racconti di Romolo Ridosso, il riscontro sull’Audi A 6 incrociata dal nipote del sindaco Vassallo con Cioffi a bordo sicuramente cista anche dalla moglie della vittima
AVERSA/MADDALONI (g.g.) Avevamo promesso di seguire il filone dei riscontri, che secondo i pubblici ministeri della Dda di Salerno e secondo il gip del tribunale accluso esistono e sono tali da giustificare l’arresto in carcere del colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, recluso, però, al moneto in un ospedale militare, del brigadiere in pensione, sempre dei carabinieri, il maddalonese, a quanto pare trapiantato a Casagiove, Lazzaro Cioffi, dell’imprenditore Giuseppe Cipriano, nonché del pregiudicato, appartenente a un clan operante a Scafati, Romolo Ridosso quest’ultimo, però, in posizione un po’ differente in quanto gli inquirenti ritengono che abbia dato un importante contributo alle indagini, rinunciando poi anche a presentare il ricorso al tribunale del Riesame al contrario di quello che hanno fatto Cagnazzo, Cioffi e Cipriano i quali, però, hanno incassato il diniego dei giudici della libertà con piena conferma dell’ordinanza che ne ha disposto l’arresto
Quello che scriveremo oggi è un po’ più importante rispetto a quello che abbiamo scritto nell’ultimo articolo (CLICCA E LEGGI). Sappiamo bene che le cosiddette “prove logiche” non costituiscono elementi necessariamente cruciali per pronunciare una sentenza di colpevolezza, ma noi non siamo giudici e dunque, in questo caso, ci muoviamo su un terreno molto più agevole quando diciamo che non è logica, bensì logicissima, la tesi dei pm sui rapporti tra Cagnazzo e Cioffi; non è logico, bensì logicissimo, l’assunto che considera i due carabinieri una cosa sola. Non un rapporto semplicemente gerarchico, di struttura militare, non una semplice amicizia, ma un vincolo di fratellanza che può trovare decine e decine di conferme anche al di fuori della vicenda dell’omicidio del sindaco di Pollica Angelo
Non sappiamo se può essere completato il sillogismo sull’automatico coinvolgimento di Cagnazzo e di Cioffi nel caso in cui si fosse verificato ab origine quello di uno dei due, però ci risulta difficile pensare che il destino giudiziario del colonnello di Aversa possa essere nettamente disgiunto da quello del brigadiere di Maddaloni, genero del boss D’Albenzio, capozona del clan Belforte
Questa premessa è importante non solo perché, nel rapporto e del tipo di rapporto tra Cagnazzo e Cioffi viene fatto cenno nell’ordinanza ma perché le propalazioni di Romolo Ridosso e i riscontri che gli inquirenti ritengono di aver trovato rispetto alle stesse puntano diritte a un coinvolgimento fisico, personale di Lazzaro Cioffi, in compagnia di Giuseppe Cipriano, sia nell’ideazione sia nell’esecuzione materiale del delitto.
Prima dei riscontri decliniamo una sezione del racconto che Romolo Ridosso fa agli inquirenti in un interrogatorio del giugno 2022. Ridosso, racconta come già abbiamo detto nel precedente articolo di un colloquio avuto con Cipriano il quale avendo appurato che il sindaco era intenzionato ad allontanarlo insieme al suo socio, da Pollica e Acciaroli, aveva offerto 50/60 mila euro a Lazzaro Cioffi per pianificare e realizzare l’omicidio. Nel pacchetto c’era anche il depistaggio delle indagini ad opera del gruppo dei carabinieri di cui Cioffi faceva parte e di cui Fabio Cagnazzo era l’apice.
E cominciamo con i riscontri: per gli inquirenti il primo è quello fornito da Pietro Campo nipote di Angelo Vassallo in quanto figlio di Anna Amendola, sorella di Rosa Amendola, moglie di Claudio Vassallo fratello di Angelo Vassallo a sua volta sposato ad una Amendola, precisamente ad Angelina Amendola. Non viene specificato il grado di parentela con le altre due Amendola per cui non possiamo affermare che i due fratelli Vassallo abbiano sposato due sorelle o due cugine dirette a loro volta sorelle o cugine dirette della madre di Pietro Campo. Questo è il nipote del sindaco ucciso ma sulla gradazione di parentela non possiamo pronunciarci.
Le dichiarazioni di Pietro Campo riportate nel verbale del 30 maggio 2019 il quale riferiva che a fine agosto del 2010, esattamente il 28 agosto in orario diurno notava nei pressi dell’abitazioni di suo zio Angelo Vassallo, una Audi A6berlina di colore nero proveniente dalla strada che conduceva all’isola ecologica.
Pietro Campo riferiva di avere visto nell’abitacolo due persone vestite con abiti eleganti che attiravano la sua attenzione in quanto la loro vettura si accodava al suo veicolo fino all’abitazione del sindaco vassallo. L’ attendibilità del suo ricordo veniva riscontrata da una intercettazione captata pochi giorni dopo l’omicidio in cui Anna Amendola, madre di Pietro Campo contattava la sorella Rosa, moglie di Claudio Vassallo, descrivendo l’episodio in termini assolutamente convergenti rispetto a quanto ricostruito dal campo, dicendo Anna Amendola che il figlio aveva notato questa berlina il 28 agosto di colore nero sbucare nei pressi del depuratore ed associava a tale veicolo a quello notato da Angelina Amendola, moglie di Angelo Vassallo. Pietro Campo riferiva di aver riconosciuto il passeggero della vettura in Lazzaro Cioffi riguardo invece all’ individuazione degli elementi precedenti che conducevano all’identificazione del guidatore c’è un elevato grado di verosimiglianza di Cipriano Giuseppe per la quale gli inquirenti lavorano su una solida deduzione perché Cipriano era l’unico o tra i pochissimi a possedere un Audi a 6 nera di quel tipo ammesso e non concesso che oltre a lui l’avessero anche due o tre persone, il riconoscimento facciale di Lazzaro Cioffi dal lato passeggero indebolisce, e non di poco, la possibilità che si trattasse di un Audi A6 diversa da quella di proprietà di Cipriano.