LA NOTA. Zannini si sente invincibile e spernacchia anche la Corte dei Conti
16 Marzo 2025 - 20:03

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Protestano i suoi oppositori a Mondragone, ma sono proprio loro i primi a sapere che Zannini, come dimostra la stabilizzazione con assunzione a tempo indeterminato di 15 vigili urbani, a poche ore di distanza dalla bocciatura tombale del Tribunale delle risorse pubbliche del Piano di Riequilibrio quarantennale, non gioca una partita legale, arbitrata dalle regole della politica, della democrazia e dello Stato di diritto, ma un’altra partita, che può essere combattuta solo da altri poteri dello Stato, così come noi di Casertace, d’altronde, scriviamo da anni
MONDRAGONE (Gianluigi Guarino) – Fa bene, perché è il suo mestiere, a protestare e a indignarsi l’opposizione di Mondragone di fronte al fatto, senza precedenti, del varo di un provvedimento amministrativo che ha stabilizzato quindici vigili urbani. Sì, avete letto bene: quindici vigili urbani, a sole poche ore di distanza dal pronunciamento tombale, e a sezioni riunite, della Corte dei Conti, che ha respinto con argomentazioni e con toni tutt’altro che sfumati, ma al contrario denunciando in sostanza un sistema di malamministrazione imperante da anni nella città della riviera casertana, il ricorso presentato dall’Amministrazione comunale contro il pronunciamento della sezione regionale Campania della stessa Corte, che, a settembre, aveva bocciato il Piano di Riequilibrio che, spalmato in quarant’anni – anche in questo caso leggete bene – in pratica un mutuo comodissimo da scaricare sulle future due generazioni, avrebbe consentito, alla fine, a Mondragone di rientrare nel perimetro di una gestione regolare e bilanciata dei propri conti, oggi letteralmente distrutti dai nove anni del governo Zannini-Campoli, cioè dei due che, al di là di ogni infingimento delle teste di legno di turno, prima Virgilio Pacifico, poi Francesco Lavanga, sono i due che dettano legge in città.
Fanno bene a protestare quelli dell’opposizione e tutti quelli che pensano che si possa vivere dignitosamente anche senza genuflettersi ai piedi di Zannini e di Campoli. Fanno bene, ma quelli che protestano sono i primi a sapere che la questione Zannini, a Mondragone come nel resto della provincia, non si può affrontare seriamente, anzi, non è proprio più giocabile con le armi della politica. Non si può vincere, infatti, contro un sistema instaurato con compulsiva dedizione diurna e notturna, al punto da apparire ancora oggi solidamente diuturno, utilizzando i più biechi strumenti della politica avariata, andata a male, degenerata e stravolta nei suoi tratti identificativi.
Zannini non è più giocabile opponendo la dialettica di un contrattacco attivato con l’affermazione della buona politica, di quella che dovrebbe consistere nel confronto tra azioni di governo e azioni di controllo, in un match disputato su un campo di gioco regolamentare, con le stesse misure, con lo stesso pallone, con un codice, con regolamenti comportamentali e con una disciplina che non solo stia al di qua della linea di demarcazione tra il lecito e l’illecito, ma che preveda lo stesso numero di giocatori e non, come invece capita, con le regole dei bari, per le quali una squadra deve segnare in una porta da hockey e un’altra, quella di Zannini, a cui, di converso, viene permesso tirare e segnare in porte larghe 20 metri e alte 6 metri, cioè larghe il doppio e alte quasi il triplo di quelle di una partita di calcio disputata con regole federali.
Insomma, la partita con Zannini non può essere combattuta e vinta sul terreno della politica, perché il ras dell’amministrazione comunale di Mondragone e di tante altre cose non pratica la politica, ma fa uno sport differente, molto differente, per il quale occorrono le regole di ben altri codici e sono necessari arbitri di ben altri ordini dello Stato.
E allora, nel momento in cui, con ricercata arroganza, con ostentata strafottenza, Zannini, che si sente un superuomo al di sopra dello Stato di Diritto, ha fatto partire la stabilizzazione di quindici vigili urbani, che dovranno portargli quattro o cinquecento voti alle prossime elezioni, l’evento è perfettamente in linea, in piena coerenza con quello che è stato Zannini negli ultimi sei o sette anni: un carro armato che travolge tutto e tutti, ma che lo riesce a fare perché gli è stato consentito per anni di giocare la partita con le sue “non regole”, quelle della giungla, dove tutto è permesso e in cui non esiste né diritto, né vera democrazia.
Zannini se ne frega della Corte dei Conti, ossia di un’alta magistratura dello Stato, e non lo manda a dire. Impone, infatti, in maniera plateale, la sua legge e fa attivare quello che mai un Comune d’Italia sull’orlo di un pressoché inevitabile dissesto finanziario aveva osato fare: quindici nuove assunzioni a tempo indeterminato, che peseranno come macigni sui capitoli della spesa corrente dei Bilanci di previsione triennali.
Anzi, di fronte alle motivazioni trancianti, poco tecniche e mai come in questo caso di grande valore politico, espresse dalla Corte dei Conti (clicca e leggi l’articolo che vi abbiamo dedicato), Zannini si è sentito ancora più massiccio, grosso, indistruttibile, nonostante l’indagine molto seria che un’altra magistratura, la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, ha recentemente avviato su di lui per i reati di falso, truffa e corruzione.
Zannini è una grave patologia di questa terra. Noi siamo in questo mood da anni, in quanto ci sono passati davanti carte, documenti, atti amministrativi tanto gravi da aver necessitato lunghe sedute di training autogeno per convincerci che tanto, fino a tanto, si potesse osare nella sfida allo Stato, alla democrazia e al Diritto.