LA NOTA. Feltrinelli. Marino e gli altri politici non facciano demagogia, rispondano nel merito a questo articolo. La guida è stata anche generosa

23 Agosto 2018 - 20:29

CASERTA – (Pasman) Anche questi amministratori comunali – come i passati, in verità, in un continuum disgraziato – si sono messi a cavalcare la retorica di Caserta città turistica e in questo senso se la cantano e se la suonano.

L’improntitudine, la faccia di bronzo o l’incoscienza al riguardo – facciano i lettori – è arrivata al punto tale di aver persino candidato la città a capitale italiana della cultura, come a dire voler fare santo il diavolo. Si ricorderà che la prima volta la navicella della velleitaria candidatura finì sugli scogli della realtà con una ingloriosa esclusione per inidoneità. La seconda volta, finendosi in farsa, si infrangeva sulla norma concorsuale che vietava di rinnovare anzitempo la partecipazione alla selezione, come gli ignari ed avventati uffici comunali avevano fatto.

Ma tale fola della vocazione turistica del capoluogo riceve sonori sberleffi di smentita da quello che accade quotidianamente, che dimostra come la città manchi dei requisiti minimi per dirsi persino civile, con servizi e spazi pubblici da terzo mondo, con un degrado diffuso ed incontrastato, con la violazione generalizzata delle regole minime della civica convivenza. E quando i turisti arrivano si rendono subito conto dove sono capitati, tanto da fuggire dal centro storico dopo la visita di prammatica alla Reggia.

E’ piuttosto evidente che questa condizione è riconducibile alla pochezza della classe politico-amministrativa che regge le sorti cittadine. E ci sembra che i fatti stiano pressappoco così.

La Reggia, con tutti i limiti gestionali che abbiamo sempre e documentatamente denunciato, attrae a Caserta un numero considerevole di turisti. I quali vengono esclusivamente per il monumento vanvitelliano, che, nel solco della sua gestione statale vigilata – bene o male – centralmente ed improntata ad una tradizione di competenza ed esperienza, compensa le carenze e le inefficienze, che pure non mancano, con la sua bellezza unica di capolavoro architettonico quale è.

Poco sanno, i turisti, della colonia di San Leucio o del borgo medievale di Casertavecchia, che, rimessi più o meno direttamente alle cure comunali, sono peraltro ridotti alle condizioni di incuria che ben si conoscono.

Sindaco e giunta – questi di ora e quelli del prima prossimo e remoto – anziché fare l’unica cosa che avrebbe senso in questo scenario, ossia raddrizzare la realtà cittadina per renderla, non si pretende attrattiva, ma almeno decente, cincischiano, arrancano, agiscono all’acqua di rose.

Così, invece di tenere piazza Carlo III, la pertinenza monumentale cittadina al sito reale, in maniera impeccabile, permettono che sia luogo di tutti gli abusi possibili ed in stato di abbandono totale, che neanche le piazze di quart’ordine dell’ultimo paese isolato. Senza metterci mano, consentono che i paraggi del monumento siano tutto un programma: il verde della flora consiste di sterpi rinsecchiti, gli abusivi di tutti i tipi sono ovunque, i bar fanno come gli pare nell’occupare più che fuori misura, con tavolini e sedie, i marciapiedi pubblici su cui si affacciano, macchine e motorini parcheggiano indisturbati nelle strade del centro storico ed in piena zona a traffico limitato e poi c’è il capitolo dei barboni. Oramai vivono in pianta stabile e tranquillamente nella centralissima via Battisti, strada di passaggio obbligata per chi visiti il centro. Dediti all’accattonaggio, dallo stile di vita snaturato, che li porta all’ubriachezza, alla promiscuità ed all’abbandono di ogni forma di igiene, nei punti in cui passano il giorno e la notte nell’accidia è un ricettacolo di sporco maleodorante di ogni tipo, senza che di loro il Comune si dia pensiero né in bene né in male. Preveniamo subito l’orticaria del Pierino di turno, che in queste cose vede sempre la discriminazione o finanche il razzismo. Se la gratti pure, perché qui esse non c’entrano nulla! Ciò che si contesta non è quello che tali persone sono – che uno possa voler vivere ai margini della società non ci fa né caldo ne freddo – ma quello che fanno: se violano le norme del regolamento di polizia urbana, come le violano, vengano perseguiti; se sono sociopatici, li si curi. Fare come lo struzzo, nel modo in cui fa il Comune, come se non esistessero e consentire loro la piena libertà di fare quello che gli pare, in pieno centro cittadino e con quanta edificazione per giovani e ragazzi è presto detto, quello no.

Il governo della città – ragionavamo – non si cura dell’efficienza dei servizi pubblici essenziali, né di per sé né in funzione del turismo. E proprio delle esigenze degli operatori di questo ambito cruciale si interessa solo a chiacchiere.

Prendere un autobus per Casertavecchia o San Leucio è un’avventura. Il complesso ferdinandeo a Ferragosto è rimasto chiuso per la asserita e risibile ragione della mancanza di personale, quando sarebbe bastata una banale programmazione di turni e ferie e l’eventuale integrazione del servizio.

Le associazioni alberghiere tuttora lamentano a ragione di non essere messe per tempo a conoscenza delle manifestazioni della città, per le loro conseguenti programmazioni. In questo senso, l’ufficio coordinamento eventi (in sigla UCE) comunale, molto voluto dal sindaco Marino, come abbiamo evidenziato altre volte è miseramente fallito. Giusto in queste ore abbiamo accertato che l’infopoint Welcome Caserta di piazza Gramsci non è ancora stato messo a conoscenza del programma dell’imminente Settembre al borgo 2018, mentre subisce le minacce e il vandalismo da parte dei concorrenti ed inarginabili venditori abusivi storici, che smerciano apertamente le proprie cianfrusaglie proprio difronte ad esso. Proprio a riguardo di questo punto informativo, si conferma il fatto che il comune, in mancanza di idee e voglia, preferisce andare al traino delle iniziative dei privati come questa, per intestarsi meriti inesistenti. Inaugurato con una grancassa sproporzionata al fatto in sé, di genesi poco chiara tanto che agli atti comunali resi accessibili non siamo stati in grado di reperire la documentazione che lo concerne, sopperisce e doppia l’altro punto pubblico di informazioni turistiche del sistema regionale SIAT (Servizi di informazione ed accoglienza turistica) esistente sotto il porticato di palazzo Castropignano. In posizione così nascosta, scomoda ed eccentrica rispetto ai flussi dei visitatori, che viene da chiedersi con quale logica sia stato ubicato lì e non immediatamente nel chiosco ora ceduto al privato, peraltro già nella disponibilità dei soppressi uffici provinciali del turismo.

Rispetto a tale realtà, la linea politica che, viceversa, si preferisce seguire da parte degli amministratori comunali ricalca quella già fallimentare regionale, la quale, come lucidamente ha evidenziato in un suo recente intervento Isaia Sales – il noto docente universitario, già parlamentare, che si segnala sempre più tra i meridionalisti più autorevoli – ha sottovalutato l’importanza dei servizi per seguire fantasiosi e velleitari programmi di sviluppo locali, possibili essenzialmente sulle iniziative dello stato centrale e dei privati, dovendosi porre gli enti territoriali come istituzioni di accompagnamento di essi. Così ad esempio non si mette mano agli sgangherati uffici comunali, nonostante essi non rispondano a nessuno ed i cui dirigenti fanno il bello e cattivo tempo, nonostante i severi rilievi che sono stati mossi proprio a loro dall’organismo indipendente di valutazione e dagli ispettori del ministero delle finanze in sede di verifiche finanziarie per aver percepito indebitamente oltre 950mila euro a titolo di retribuzione di risultato, somma di recupero incerto per inazione.

Non a caso il sindaco Carlo Marino, mentre non batte ciglio sul declino della città, è insorto contro il recente decreto governativo Milleproroghe con cui sono stati congelati sino al 2020 i fondi già assegnati per le periferie. Come se il comune non fosse già invischiato in mille ricorsi giudiziari, ha annunciato di voler passare alle vie legali, andando ad alimentare quel caos istituzionale che da tempo connota i rapporti tra poteri locali e poteri centrali, privi, questi, di adottare qualsiasi decisione attenta alle compatibilità economiche generali, senza suscitare le reazioni di chi se ne considera danneggiato.

Anche per la faccenda oggi alla ribalta, della guida turistica Feltrinelli, che definisce Casertacittà moderna per il resto anonima”, come tante volte Casertace.net ha detto esattamente negli stessi termini, il sindaco vuole fare causa. Ma, anziché ingolfare la giustizia con cose astruse – perché fin quando esisterà la libertà di opinione e di stampa si potrà ben sostenere e scrivere che Caserta è proprio anonima – si chieda piuttosto perché gli altri ci vedono cosi.

Ma anziché gli improbabili e lunghi processi che vuole intentare, gli forniamo, per concludere, una questione dalla soluzione immediata, in cui potrà esercitarsi nella tutela concreta e pragmatica della città.

Signor sindaco, in piazza Vanvitelli, esiste un’opera artistica di ferro dal titolo “Spazi Alterni”, del noto artista beneventano Antonio Del Donno, che la donò alla città nel 1998.

Viene usata come spazio di rimessa per la nettezza urbana.

Qui, se qualcuno deve fare una causa, quello è Del Donno: contro Caserta per danno di immagine, la sua, e per reiterata incultura della città.