ELEZIONI PROVINCIALI. Cangiano e Fdi, ma non dicevate che la politica a Caserta era retta da un sistema criminale? E ora perché l’uomo della Meloni vota per quello che definiva sistema criminale?
13 Giugno 2025 - 17:32

Ci siamo ricordati di una intervista rilasciata dal deputato a meno di due mesi di distanza dalla sua elezione a presidente provinciale di Fdi. Come si suol dire, nel momento in cui la paragoniamo a ciò che Cangiano farà oggi, ci rendiamo perfettamente conto in che condizioni versi il partito della presidente del Consiglio in provincia di Caserta
CASERTA – Il 16 gennaio 2024, a meno di due mesi dalla sua nomina a presidente provinciale di Fratelli d’Italia, Gimmi Cangiano dichiarava così a Cronache di Caserta: “La politica in provincia di Caserta è in mano a un sistema criminale.”
Ora, siccome la politica in provincia di Caserta era nelle mani, come lo è, magari in misura leggermente inferiore, ancora oggi, del consigliere regionale Giovanni Zannini, non si può non ritenere che Cangiano ce l’avesse proprio con Zannini e Magliocca, ossia con i due politici che gestivano i due terzi dei Comuni, con sindaci, assessori e tanti consiglieri che rispondevano direttamente a loro due. Gestivano, soprattutto Zannini, gli enti di sottogoverno, primo fra tutti il Consorzio Idrico, seguito dalla Gisec, gli enti d’ambito, i consorzi territoriali come quello del metano dell’Alto Casertano, fino ad arrivare all’amministrazione provinciale, dove Zannini governava attraverso Giorgio Magliocca, al quale concedeva ogni tanto qualche spazio di autonomia.
D’altronde, Cangiano i nomi non li faceva, ma nel corpo dell’intervista li rendeva in pratica noti nel momento in cui parlava di una compagine civica che aveva in mano più della metà dei Comuni.
Il problema di Cangiano è che lui, pur avendo piena attitudine a far parte di queste compagini civiche in cui un giorno si sta di qua, un giorno si sta di là, un giorno si dice una cosa, l’altro giorno l’esatto contrario, il tutto finalizzato al mantenimento del piccolo ricottificio personale, è diventato il leader del partito del presidente del consiglio Giorgia Meloni. È diventato il leader provinciale del partito che detiene la maggioranza relativa dei voti a livello nazionale. Ed è conseguentemente normale che, se lui, oggi, si associa a quella politica che considerava un anno e mezzo fa controllata da un sistema criminale, il fatto diventa molto serio. Perché una cosa è se la capriola rende vane, leggere, evanescenti le parole di un politicante di paese, di ricotta per l’appunto; altra cosa è se il leader del partito della premier, dopo aver definito criminale un certo tipo di politica, vi aderisce e, di conseguenza, vi fa aderire anche il partito di Meloni.
Oggi quel sistema si è modificato solo per un elemento tutto sommato poco rilevante: al posto di Giorgio Magliocca, al tempo sindaco di Pignataro e presidente della Provincia, c’è Anacleto Colombiano, sindaco di San Marcellino, Comune in cui Gimmi Cangiano co-risiede, facendone un tutt’uno con il confinante Villa di Briano, e aspirante presidente della Provincia.
Potremmo allungare questo articolo, ma in considerazione del fatto che ormai, soprattutto quando parliamo di Cangiano e FdI, di fronte a noi ci sono delle particelle elementari, lo finiamo qui, usando una frase divenuta luogo comune quasi per antonomasia. L’intervista data a Cronache di Caserta e pubblicata il 16 gennaio 2024, e l’appoggio che più volte Cangiano ha manifestato anche parlando con altri leader di partito, rappresentano una struttura di confronto concettuale che si commenta da sé.