I PRIMI NOMI. CONCORSO TRUCCATO IN COMUNE. Chiuse le indagini. Coinvolti dirigenti e dipendenti municipali

19 Giugno 2025 - 10:02

ROCCAMONFINA – Si avvicina a una svolta l’inchiesta sul concorso pubblico bandito dal Comune di Roccamonfina per un posto da istruttore direttivo amministrativo contabile. A distanza di quasi due anni dalle prime perquisizioni (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DEL LUGLIO 2023), la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ha notificato gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari a diversi dei 13 indagati, mentre altri potrebbero riceverli nei prossimi giorni.

Al centro dell’indagine, coordinata dai carabinieri della compagnia di Sessa Aurunca, ci sono le modalità con cui si sarebbe svolta la selezione pubblica e il sospetto che alcuni candidati avrebbero potuto beneficiare in anticipo di informazioni riservate. Le accuse, per tutti, sono di falso ideologico e rivelazione di segreto d’ufficio. Tra gli indagati figurano anche quattro funzionari del Comune di Roccamonfina: Francescopaolo D’Elia, 53 anni, presidente della commissione esaminatrice e già dirigente sia a Roccamonfina che a Minturno; Elisabeth Simeone, 50 anni, segretaria della commissione e dipendente comunale in servizio presso l’ufficio del protocollo e del sindaco Carlo Montefusco; Umberto Palmieri, 46 anni, commercialista e impiegato con funzioni di supporto nell’area finanziaria; e un altro funzionario, il cui nome non è stato confermato.

D’Elia, noto anche per un precedente incarico da assessore nella giunta Bartolomeo a Formia, era già emerso come figura chiave nell’inchiesta. Già nel 2023, infatti, i carabinieri avevano effettuato acquisizioni di documenti, computer e telefoni negli uffici dei comuni di Roccamonfina e Minturno, da cui provengono sei dei candidati risultati idonei al concorso, alcuni dei quali avevano ricevuto la visita degli investigatori nelle proprie abitazioni.

Secondo quanto emerso, il concorso sarebbe stato oggetto di irregolarità finalizzate a favorire candidati “di casa”, con un sistema che avrebbe aggirato i principi di trasparenza e imparzialità. Ora spetta alla Procura decidere se chiedere il rinvio a giudizio, disporre ulteriori approfondimenti o archiviare parte delle posizioni.