CASERTA. Quattrini ai consiglieri comunali. Apperti e Naim tornano alla carica

4 Gennaio 2019 - 17:36

CASERTA (l.v.r.) – Quando una famiglia vive un periodo di ristrettezze economiche è lecito aspettarsi un sacrificio da parte dei componenti del nucleo, lo stesso dovrebbe accadere quando a vivere questo tipo di difficoltà è un comune. Non è una mera questione di opportunità politica, elettorale (anche se il suo peso ce l’ha), ma riguarda soprattutto il modo in cui la cosa pubblica viene concepita da chi rappresenta la cittadinanza e in questo caso parliamo dei consiglieri comunali. In un articolo di qualche settimana fa parlavamo di “Partito della Pagnotta” per descrivere il blocco granitico formatosi rispetto alla delibera di Speranza per Caserta che proponeva la riduzione dei gettoni di presenza dagli attuali 75 a 36,15 euro, il minimo possibile, con un risparmio per le casse dell’ente, secondo i calcoli del gruppo d’opposizione, di circa mezzo milione di euro.

Il voto fu compatto contro la proposta, con polemiche che non mancarono ad arrivare, con promesse da parte di consiglieri di rinunciare al gettone di presenza anche il giorno dopo, se l’avessero fatto i tre proponenti. Il ragionamento che ci viene spontaneo fare riguarda però non il voto ma l’occasione, secondo noi, sprecata di dimostrare, attraverso questa decurtazione, una vicinanza ai propri elettori che sono costretti a pagare le tasse al massimo delle aliquote. E non perché Caserta è stata sorteggiata a dover pagar di più ma per un dissesto, anzi due, nato giorno per giorno dagli sprechi e dalle ruberie che sono avvenute a Palazzo Castropignano, lì dove i consiglieri svolgono la loro funzione e che quindi qualche responsabilità hanno il dovere di prendersela.

La riduzione del gettone di presenza sarebbe pure demagogia se avvenisse in una città virtuosa. Se a Ferrara, o una qualsivoglia città del centro Italia, i consiglieri d’opposizione proponessero il minimo tabellare del compenso sarebbe chiara la pretestuosità della delibera, ma quando questa viene portata nel consiglio di un comune al secondo dissesto nel giro di 7 anni allora le polemiche sulla demagogia, sull’opportunismo elettorale crollano di fronte alla necessità dell’ente di risparmiare il più possibile.

Qualcuno che non conosce la linea editoriale di questo giornale potrà pensare che questo di Casertace è un assist alle proposte di “Speranza” ma non è così. Da anni, sui vostri schermi, leggete articoli ben più infuocati di questo nei quali ribadiamo la nostra posizione su come vengono sperperati i soldi a Caserta. E allora ben venga che qualcuno ci provi, chiunque esso sia. Francesco Apperti e Norma Naim hanno mantenuto fede alla loro proposta e hanno richiesto per entrambi la riduzione al minimo della retribuzione per il proprio lavoro al consiglio comunale definito in un comunicato stampa come: “segno di vicinanza ai cittadini tartassati e come piccolo, ma fortemente simbolico, contributo al risanamento finanziario di Caserta”.

 

QUI SOTTO IL COMUNICATO STAMPA DI SPERANZA PER CASERTA:

I consiglieri di Speranza per Caserta, Norma Naim e Francesco Apperti, preso per la seconda volta atto (dopo il primo tentativo operato nella precedente consiliatura) che non vi è alcuna volontà da parte del consiglio comunale di Caserta di ridurre i “costi della politica”, hanno deciso di procedere da sé presentando, l’ultimo giorno del 2018, richiesta di riduzione dei loro gettoni di presenza dagli attuali 75 a 36,15 euro (cifre lorde). La cifra scelta non è casuale, e corrisponde al minimo tabellare previsto per legge per i comuni della fascia demografica a cui appartiene Caserta: “Come abbiamo più volte provato a spiegare ai nostri colleghi consiglieri – spiegano Naim ed Apperti – crediamo che chi fa attività politica debba ricevere una giusta remunerazione, ma in un comune al secondo dissesto finanziario consecutivo, nel quale i cittadini pagano da sette anni e chissà per quanti ancora le tasse locali alle aliquote massime, sarebbe ovvio e normale che i politici percepiscano il minimo”. Ed invece, la delibera discussa alcune settimane fa, che proponeva questa riduzione per tutti i consiglieri con un risparmio stimato per l’Ente intorno al mezzo milione annuo, è stata respinta alla quasi unanimità. “Sebbene in questo modo il risparmio per le casse comunali sarà abbastanza esiguo – continuano i consiglieri di Speranza – abbiamo ritenuto procedere ugualmente chiedendo la riduzione per noi due, in segno di vicinanza ai cittadini tartassati e come piccolo, ma fortemente simbolico, contributo al risanamento finanziario di Caserta”.

“Va precisato – fa loro eco il coordinatore di Speranza Michele Miccolo – che per i nostri consiglieri cambia ben poco in quanto, come previsto dal nostro Statuto, poiché sono entrambi titolari di redditi propri, essi devolvono interamente i gettoni di presenza al Movimento fatta eccezione per le spese vive. Sono risorse che, a parte la quota doverosamente destinata al sociale, sono servite fino ad oggi per le attività e le battaglie di Speranza per Caserta che chiaramente non gode di alcuna altra sovvenzione se si esclude, ma è assolutamente marginale, la quota dei tesserati. In particolare – spiega Miccolo – abbiamo dovuto ricorrere varie volte al TAR per comportamenti amministrativamente errati o politicamente spregevoli dell’Amministrazione. Continueremo anche con ancor più vigore – conclude il coordinatore – la nostra battaglia per una razionalizzazione del funzionamento delle quattro commissioni consiliari permanenti, che ad oggi si riuniscono cinque giorni a settimana con un tasso di produttività tendente allo zero, in pratica veri e propri <<gettonifici>>”.