Imprenditore edile costretto a pagare il pizzo a due clan. Il collaboratore Orabona: “Ecco come avvenivano le estorsioni dei Casalesi”
28 Novembre 2019 - 19:00
TRENTOLA DUCENTA/SAN MARCELLINO – Due diversi clan di camorra con un doppio commando armato blocca i cantieri per dividersi l’estorsione. E a pagarne le spese, un imprenditore costretto a pagare un doppio pizzo. Questo è quanto emerso dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Salvatore Orabona, che ha spiegato ciò che avvenne nella seconda parte del 2016, pochi mesi prima del suo arresto e del relativo pentimento. Nell’ultima inchiesta sulla riorganizzazione del clan dei Casalesi, Orabona raconta ciò che avvenne ad un noto costruttore che stava all’epoca operando sia nella zona del cimitero a Trentola Ducenta che a San Marcellino. Proprio Orabona, nel giugno 2016, poco prima di pentirsi, per sua stessa ammissione, ordinò di bloccare i cantieri di Trentola Ducenta, ma non i 15 appartamenti e le 6 villette a San Marcellino per i quali stava già pagando a Salvatore Fioravante, ritenuto referente per quella zona. “I quattro affiliati del mio gruppo sono partiti a bordo di una Smart forforur e una Fiat Punto. Sulla Smart c’erano Cantone e Pasquale armati con una calibro 45, mentre nall’altra Bianco e Gerardo con un fucile a canne mozze. Presso entrambi i cantieri veniva intimato di interrompere i lavori e mettersi a posto con i Casalesi a Trentola”. Dopo