LA NOTA. A CASAL DI PRINCIPE e SAN CIPRIANO c’è la camorra della droga e dei giovani aspiranti boss griffati e quella di sempre. Incontri segreti tra faccendieri e il nuovo riferimento del gruppo Schiavone

24 Settembre 2020 - 13:24

Ogni tanto ci sembra serio mettere a fuoco alcune situazioni. Ad esempio, quello che è successo a Latina e Terracina con l’arresto di Pasquale Pirolo, ha connessioni ancora non svelate con certi soggetti e certe case delle citate Casale e San Cipriano, dove quei faccendieri….

 

CASAL DI PRINCIPE(Gianluigi Guarino) Il nostro punto di osservazione delle cose relative al clan dei casalesi, durante certi periodi, sembra vedere allentare il suo livello di attenzione. In realtà non è così. La camorra dell’anno 2020 è, infatti, molto diversa da quella di 20 anni fa. E ciò capita a nostro avviso, non solo per un motivo ovvio riconducibile al quasi annullamento della sua espressione militare, frutto della vera e propria decimazione inferta da magistrati coraggiosi quali sono stati senza ombra di dubbio quelli che hanno operato, dall’epilogo degli anni 90 fino ad un anno e mezzo fa, negli uffici della direzione distrettuale antimafia di Napoli.

Diamo per buona la tesi ampiamente condivisa da chi ne capisce ma soprattutto da chi parla a vanvera su queste materie, che la decimazione della struttura militare ha rappresentato la causa principale di un processo di ri-determinazione e di ridefinizione della mission criminale. Ma probabilmente anche se non ne avremo mai la controprova, il mancato arresto dei grandi boss a partire da Antonio Iovine, Michele Zagaria e Nicola Schiavone avrebbe influito, ma solo relativamente, su un processo che potremmo definire antropologico-temporale. Il tempo scorre e diviene una variabile, per cui sarebbero cambiate sicuramente anche le visioni, le valutazioni, dei mammasantissima del clan, i quali si sono mostrati sempre come criminali molto intelligenti. Già Iovine e Zagaria, prima della loro cattura, avevano capito che meno morti si facevano e più loro avevano la possibilità di sviluppare le attività che hanno sempre svolto, aggiornandole ovviamente per effetto della innovazione tecnologica che ha visto il clan dei casalesi sempre molto attivo e sempre molto in anticipo rispetto ai processi di adeguamento attuati da altre consorterie criminali, che avendo conservato il dato della loro forza militare, hanno tardato e tardano ancora ad adeguarsi al mondo digitale.

Meno morti, dunque, lunga vita agli affari criminali. Non è un caso che in carcere ci siano finiti per effetto della pressione enorme dello Stato, frutto della stagione terroristica di Giuseppe Setola che forse Zagaria e Iovine sbagliarono a non fermare a modo loro o magari non erano realmente in condizione di farlo.

Al di la dell’analisi e della valutazione di un nostro punto di vista su come il clan dei casalesi si sia trasformato nel tempo, ci sono poi dei fatti obiettivi, oggettivi che si verificano oggi, anzi, proprio nel minuto, nell’istante che stiamo occupando per scrivere questo articolo. E’ del tutto evidente che si sia verificata una sorta di orizzontalizzazione. Il che di per se non è mai una buona cosa per un clan che è nato ed è vissuto nel riconoscimento della primazia e del primato di tre o quattro boss. Ma l’orizzontalizzazione può finanche determinare, alla lunga, una condizione di maggior allarme sociale.

Meno super-capi ci sono, più mini vertici operano e più sul territorio si possono disordinatamente attuare micro strategie criminali, in grado di colpire le attività imprenditoriali di ogni genere. Diciamo che oggi esiste una parte del clan, formata fondamentalmente da alcuni figli dei boss che furono della seconda fascia, già attivi e che hanno, come abbiamo scritto in precedenti articoli, stipulato una sorta di patto con il temibilissimo cartello degli Scissionisti di Secondigliano.

D’altronde, basta guardare le foto di certe feste e di certe vacanze dorate, consumatesi in questa estate, per capire chi siano i giovanotti dei Casalesi, tutti griffati dalla testa ai piedi, super Rolex, auto sportive e perfino un elicottero a disposizione e chi siano pure gli esponenti della famiglia Marino di Secondigliano che ormai sono invitati d’onore alle ricorrenze di compleanno che si svolgono a Casal di Principe e dintorni. Questo gruppo di giovani non può non avere nel traffico degli stupefacenti il proprio core business.

Non può non averlo, perchè gli Scissionisti posseggono la forza militare e sono temibili e in questo settore la violenza, l’intimidazione della armi, la minaccia di morte o l’omicidio attuato sono fattori fondamentali. Siccome a Secondigliano “si fa” la droga e basta, i rampolli di Casal di Principe e San Cipriano diventano anch’essi grandi trafficanti, perchè magari gli Scissionisti hanno spiegato loro quanti soldi si possono fare con la vendita degli stupefacenti. In questo settore viene tradita la memoria identitaria e l’antica regola, stabilita da Francesco Schiavone Sandokan, per il quale non un solo grammo di droga si sarebbe dovuta vendere a Casal di Principe, è ormai un reperto che appartiene alla storia.

Questi ragazzi, la droga la vendono e soprattutto sviluppano un comportamento tipico di chi fa i soldi attraverso questo tipo di traffico di cui anche loro probabilmente approfittano, nel senso che sviluppano il vizio della dipendenza. L’ostentazione di quelle fotografie che ritraggono la scarpa di Yves Saint Laurent piuttosto che “lo zompafuosso” glamour, e ancora l’elicottero, e ancora la fuoriserie, somiglia più ad una rappresentazione colombiana matrice Pablo Escobar del reddito criminale che all’austera visione di Sandokan e degli altri boss, che mai e poi mai davano nell’occhio, manifestando, in maniera smargiassa ed iper cafonal, le loro ricchezze.

Dall’altra parte, esiste e resiste ancora una camorra, un clan dei casalesi che prova a rimettere in ordine il filo delle vecchie strutture create ad esempio da Michele Zagaria, da Nicola Schiavone e da Iovine. Questa camorra ha una intelligenza di tipo diverso da quella degli aspiranti boss ragazzini, si occupa ancora di affari, di appalti e di operazioni finanziarie. In questo caso, si prova a rinverdire un metodo con personaggi che alla corte dei grandi boss sono stati e hanno visto come loro organizzavano le cose. E’ un periodo che per esempio, più o meno fondatamente, si parla di un ruolo sempre più attivo di Giovanni Della Corte detto “cucchione”.

Attenzione, con i cognomi, in questa zona, facilmente si sbaglia. Questi sono i Della Corte appartenenti al gruppo degli Schiavone, non i bidognettiani. Per Casal di Principe e San Cipriano, sarebbero stati avvistati, nei mesi precedenti al blitz e agli arresti, effettuati dalla dda di Roma, in quel di Frosinone, alcuni antichi ma mai domi faccendieri che con la camorra hanno sempre fatto affari d’oro. Si sono mostrati perchè sanno che esiste ancora un meccanismo di controllo di certe operazioni e anche perchè, continuando a stringere patti con camorristi a piede libero, il faccendiere ritiene, probabilmente a ragione, di poter godere di un vantaggio competitivo e di una maggiore possibilità che le sue magagne, i suoi magheggi determinino un importante valore aggiunto, in pratica, soldi a palate come quelli generati dalle acrobatiche e vertiginose operazioni che nell’area pontina realizzava, prima di essere arrestato per l’ennesima volta nella sua vita, il noto Pasquale Pirolo.

Statene certi, quell’ordinanza della dda romana non è e non sarà probabilmente fine a se stessa, dato che non produce ancora la messa a fuoco di tante relazioni e di tanti percorsi che portano diritti in certe case di San Cipriano, di Casal di Principe, di Casapesenna, di Villa di Briano e dintorni.