Altro che ASL, questa è la “società dei MAGNACCIONI”. Ecco il tour dei pranzi di funzionari ed impiegati, pagati sempre dallo stesso imprenditore. Pance piene e poi tasche piene

31 Marzo 2021 - 10:28

IL NOME DI TUTTI QUELLI CHE HANNO MANGIATO A SCROCCO. Un aperitivo in un noto bar di Aversa pagato 90 euro. Dopo di che i mandati negli uffici correvano veloci e fluidi sotto la regia dell’ormai mitico Francesco Della Ventura

 

AVERSA – (g.g.) Più che un gruppo di impiegati e funzionari pubblici, sembrava la confraternita (dopo il caso Misericordia, siamo in tema per cui ci è venuto naturale scriverlo), dicevamo la confraternita dei magnaccioni, variabile peggiorativa della mitica “società dei magnaccioni”, immortalata in una delle più famose canzoni popolari in romanesco. Non c’era un giorno che non andavano a magna’, il solito Francesco Della Ventura, un vero e proprio mattatore dell’imbroglio costituito come sistema dell’Asl di Caserta, Pasquale Sannino, funzionario dell’area tecnica del Dipartimento di Salute Mentale, settore operativo delicatissimo, che, com’è noto, non aveva installato la sua sede a Caserta, ma ad Aversa.

Ma non per una volontà di promuovere un lodevole decentramento degli uffici e dei servizi, bensì per l’influenza storicamente esercitata da decenni, sulle dirigenze Asl dal sindacato Fials, in pratica, un’altra confraternita cioè la confraternita degli Stabile’s dinasty, una lobby potente che incuteva paura nei vari direttori i quali, evidentemente, per non essere disturbati nei loro affari da gente, come gli Stabile che la sapevano lunga su vita morte e miracoli e che potevano muovere le truppe cammellate degli iscritti al loro sindacato per crear problemi, li accontentavano in tutto e per tutto.

Quando era l’imprenditore di Teverola Alberto Marino a dover incassare i quattrini con gli appalti truccati, la vita di Della Ventura e compagnia si era trasformata in una sorta di gran tour enogastronomico, ovviamente lasciando che fosse il danaroso imprenditore a pagare sempre il conto.

Così successe al ristorante “Zi Maria a Luscianese” di Villa Literno, in quel caso si trattò di manage a trois, di un’intimità a tre tra Marino, Della Ventura e Sannino, conto 100 euro, con carabinieri in azione a far fotografie e ad interrogare, a pranzo finito, il titolare affinchè chiarisse i particolari di quel convivio, dal prezzo fino al dettaglio più importante relativo all’identità di chi il conto aveva pagato.

Stesso discorso, anzi, anche molto peggio, per una conviviale più ampia, svoltasi nel ristorante “da Giovanni” di San Prisco, molto noto per la cosiddetta cucina casareccia, per i piatti poveri che richiamano le tradizioni della civiltà contadina. In quella circostanza, Della Ventura prenotò per 11 persone. In pratica una squadra di calcio trasformata in squadra di commensali a scrocco, così schierati: Della Ventura, Sannino, Alberto Marino, Leone Albalonga, già coinvolto in un’altra inchiesta giudiziaria relativa a presunte mazzette Asl, Raffaele Cupito, Federico Iorizzi e altri tre, dai nomi Gennaro, Andrea e Mimmo, non meglio identificate.

La maggior parte degli invitati aveva significativi poteri, vedi Albalonga, per esempio, lavorava negli uffici in cui scorreva realmente il quattrino, lì dove si facevano i mandanti, lì dove si sbloccavano i pagamenti. E si può ben capire perchè Alberto Marino pagò, senza batter ciglio, un conto di 300 euro, anche se risparmiò qualcosina per l’assenza di un tal Peppe Russo che il tecnico Sannino voleva coinvolgere, salvo incrociare il dissenso di Della Ventura, uno che in queste cose dimostrava di comandare, che riteneva Peppe Russo poco affidabile perchè aduso a parlare e a raccontare le cose in giro.

Perchè, evidentemente, di questi pranzi ma soprattutto della ragion d’essere dei medesimi, non si doveva sapere in giro. E se non si doveva sapere, vuol dire che c’era un retroterra losco.

Il giudice rileva, al riguardo, che proprio dopo l’appena citato convivio, probabilmente a base di pettole e fagioli, specialità del ristorante “da Giovanni” che ad ottobre già valorizza moltissimo questo piatto della tradizione, Della Ventura e Sannino “si prodigarono“, aggiungiamo noi, fecero carte false, d’altronde erano abituati, affinchè ad Alberto Marino fossero liquidate le spettanze per quei lavori, frutto di procedure illegali. Pagamento veloce, dunque, a differenza di tanti altri fornitori dell’Asl, costretti ad attendere anche un anno e più di un anno, arrivando a due o tre e forse anche oltre, quando i crediti vantati sono più cospicui.

Un vero e proprio moto perpetuo quello di Francesco Della Ventura, che andrebbe ribattezzato come “Ciccio lo scroccone“. Qualche attacco ai trigliceridi dovrebbe essere arrivato, in proposito, anche dalle ottime pietanze servite dal ristorante “Delizie del mare” di Lusciano, dove Marino, Sannino e Della Ventura avevano organizzato un altro pranzo, stavolta ristretto. E poi, siccome la vita è bella e bisogna divertirsi, vai con un grande aperitivo al bar “La Fonte del Dolce” di Aversa. 90 euro che, stando a ciò che emerge dall’ordinanza, costituirebbero il conto pagato dall’imprenditore per tre persone, anche se risulta un pò difficile pensare che Marino per degli aperitivi abbia pagato 30 euro a testa, roba che neanche la piazzetta di Capri e forse neppure al lido di Venezia o a quello di Montecarlo.

Questo era il clima e ancora una volta ci appare finanche più grave e serio il concorso di persone che non sono state indagate, almeno in questa ordinanza, perchè quei 9, 10 che andarono a magna’ a San Prisco al ristorante “da Giovanni” sapevano tutti molto bene, visto il loro lungo corso negli uffici dell’Asl, perchè Alberto Marino pagava loro quel conto. Tutti erano consapevoli, tutti dunque custodivano e riteniamo custodiscono ancora oggi un’attitudine a mettere a disposizione se stessi, la propria immoralità, i frutti avvelenati della loro educazione incivile, per aggiustare procedimenti e comunque per violare la legge. Il discrimine casertano rispetto a questi fenomeni che esistono dappertutto, anche in altre regioni, anche al Nord, forse anche in altre nazioni, è rappresentato dalla diffusione, dalla corale accettazione che si traduce spessissimo in partecipazione attiva, ad un esercizio tanto sistematico da diventare sistemico, nel comportamento criminale.

Ecco perchè questa indagine e questa ordinanza della procura di Aversa rappresentano un piccolo spiffero d’aria pulita filtrato dentro ad un vero e proprio letamaio di ruberie e di corruttele che negli ultimi anni si sono rafforzate, superando ogni residuo freno inibitore, fino all’arroganza di portare avanti cose, situazioni, chiaramente illegali, senza alcuna remora, senza preoccuparsi, e questo è il fatto più grave, rispetto a conseguenze che la statistica, la casistica delle indagini giudiziarie effettivamente realizzate e coronate dall’emissione di provvedimenti cautelari restrittivi della libertà personale, indicava come altamente improbabile, dando diffusamente l’idea di un generalizzato “liberi tutti”, liberi tutti di rubare e di delinquere grazie allo studo di una impunità di fatto.

 

QUI SOTTO ALCUNI STRALCI DELL’ORDINANZA