ASCOLTA L’AUDIO MARCIANISE. Lo sceriffo Velardi e la sceriffa Letizia se la prendono con un musicista di strada. Sentite e giudicate voi

10 Settembre 2018 - 17:22

 

MARCIANISE (G.G.) – La necessità, che spesso il sindaco Velardi avverte, di svolgere un ruolo antico, ancora esistente in alcuni stati americani, dell’America del Nord, di sceriffo, è sempre frutto della necessità di vincere una partita infinita con se stesso, probabilmente con le proprie insicurezze.

Quale migliore toccasana per attestare la propria autorità, per suscitare timore e anche ammirazione tra un certo tipo di popolo, che quello di mettersi a fare il lavoro che non gli tocca, come lui stesso disse, quando rispondendo a un consigliere di opposizione, che gli chiedeva conto del motivo per cui il Comune stava tollerando la costruzione illegale del manufatto Leroy Merlin in zona Interporto, attribuì le competenze di controllo e di intervento agli uffici dei dirigenti e a quelli dei vigili urbani, visto che questo tipo di analisi di legalità non faceva parte delle competenze di un sindaco.

Quello no, ma il povero chitarrista bohemiene che suona davanti a un locale della città, sì, quello è meritevole di un intervento diretto, quasi fisico, non certo urbano e civile, da parte del primo cittadino, spalleggiato dalla immancabile al suo fianco vice-sindaca Angela Letizia.

Perchè essere deboli con i forti e forti con i deboli è un’altra stimmate di chi deve rappresentare se stesso come sceriffo, come uomo in grado di intervenire direttamente quando c’è qualcuno che viola la legge.

Questo tipo di disequazione abbassa la soglia del rischio: il debole, intimidito, rincula, e come uno Spartacus tascabile, surrealmente avente le sembianze di Buddha, Velardi ci mette il piede sopra e mostra lo spettacolo al popolo bue.

L’audio che vi facciamo ascoltare è un autentico spettacolo. Da un lato ci sono due voci, una stridula e spesso incomprensibile che evoca quelle delle antiche fruitrici dei pubblici lavatoi che comunicavano da un punto all’altro con significativi eccessi vocali; dall’altro un sindaco che si esprime in dialetto, e quando parla in italiano lo fa sottolineando quell’inflessione che lo deve mostrare al popolo bue come uno di loro, come un marcianisano verace e ruspante.

L’unica persona civile della discussione è il musicista il quale, dopo essere stato letteralmente sopraffatto dalle urla della vicesindaca Letizia e dalle parole spavalde e smargiasse del sindaco, afferma: “Lavoravo in Spagna e là me ne devo tornare. Siete una banda di ignoranti”.

Una frase che è come un epitaffio sul grado di civiltà che connota oggi la città di Marcianise. Il musicista afferma poi un’altra cosa: “Comandate voi?

E che comandi tu? Rintuzza con veemenza la brava lavandaia.

Già, comandate voi. No. Un sindaco e un vice seri avrebbero risposto a questa persona che non comanda nessuno, ma comanda la legge e noi come amministratori comunali, lei come cittadino che deve rispettare degli orari in quanto esiste un’ordinanza che limita la musica, operatore dello spettacolo, siamo ugualmente responsabilizzati e insieme dobbiamo andare nella direzione del rispetto delle regole.

Che non c’entrano niente con l’identità delle persone. Ma voi pensate che una vicesindaca che urla in quel modo possa comprendere i limiti che una persona, come tale, ha il dovere di rispettare quando ricopre – non a caso di dice pro tempore – una funzione istituzionale.

Lunga vita al musicista bohemien. L’unico che ha espresso parole opinabili e di senso compiuto.