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AVERSA. Muore sul colpo investito da un’auto. Lo straziante striscione per ricordare il dottore Giuseppe Capone

7 Marzo 2019 - 18:40

AVERSA (Lidia e Christian de Angelis) – Il dolore per la prematura scomparsa del dr Giuseppe Capone, investito dal giovane Di Meo, lo scorso gennaio, è molto alto anche oggi. Domenica amici, familiari e colleghi si riuniranno alle 11 in via Salvo D’Acquisto dove è stato strappata via la vita del professionista 32enne aversano, in un incidente stradale. I familiari apporranno uno striscione su cui vi è scritta questa frase: “I Fiori vanno coltivati con amore no strappati con violenza! Rispetto per la Vita”. Questa iniziativa è nata per ricordare Peppe, giovane professionista aversano, stimato e onesto che lavorava presso il Policlinico di Napoli, figlio del dr Gaspare e della professoressa Sandra Motti, ma vuole anche essere di monito per chi sulla strada crede di essere il padrone, che manca di rispetto alle leggi e al codice, e con la sua condotta strappa via la vita di una persona, senza rendersi conto di ciò che ha fatto e del dolore che arreca nei familiari ed amici della vittima, un dolore e una perdita che non si sana più. Per questo sullo striscione che pubblichiamo, vi è anche una lettera che i familiari di Peppe, hanno scritto e che recita così: “Strisce

pedonali, segnali di limiti di velocità, di stop, di attenzione alla guida non vanno considerati ‘cartelli’ che ingombrano la strada ma devono essere sentiti come Leggi Morali Insite in chi si pone alla guida di un veicolo che, come può aiutare, può dare anche la morte”.”La morte fisica di Giuseppe è stata anche quella “spirituale” dei suoi familiari, come gli stessi scrivono. “non devono essere un inutile sacrificio deciso non si capisce da chi, ma un mezzo attraverso cui vicende strazianti come queste on abbiano più a verificarsi”. “Giuseppe non smetterà di fare quel bene che ha fatto nella sua vita ma continuerà ad essere un modello non solo per i buoni ed i miti come lui, ma per tutti. La sua grande nobiltà d’animo ancora vive e sopravvive a quel freddo loculo in cui giace”.