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Berlinguer si rivolterebbe nella tomba: sindaco Villani cosa c’entra la questione morale e la sinistra con la raffica di affidamenti diretti ancora attribuiti all’impresa della famiglia della sua vice sindaca Marisa Giacobone?

31 Gennaio 2023 - 20:18

Siamo stati costretti a scrivere un preambolo piuttosto pesante, forse inadatto alla narrazione di un giornale locale. Ma la storia e l’immagine che in questa storia ha voluto dare di se Adolfo Villani, ci induce ad impostare un discorso un po’ più complesso in modo che nella seconda parte dell’articolo le note di biasimo, per carità discutibili e noi siamo sempre aperti ad eventuali repliche, possano essere continenti alla cifra e alla reputazione rivendicata da un personaggio politico, che non è certo “uno scappato di casa”

CAPUA(gianluigi guarino) Giorgio Gaber, un po’ di anni fa, si chiedeva, spostandosi in una dimensione dubbiosa, dopo esser stato, anche se non in maniera iper militante, un’artista, un cantautore di sinistra com’erano quasi tutti quelli che calcavano i palchi progressivi e progressisti degli anni 70, si chiedeva cosa fosse la destra e cosa fosse la sinistra. Un interrogativo quasi escatologico. Un aggettivo che, in merito alla questione specifica, può andare bene sia nel suo significato letterale, nella sua accezione filosofica, ma può essere ottimo anche in termini satirici, di puro cazzeggio, intendendo per escatologico, un dibattito, un arcano che ha rotto, anzi strarotto le scatole.

In verità, l’ottimo Gaber riuscì a rendere piacevole questo tormentone, ormai totalmente superato dagli eventi e dal tempo e che al massimo può rappresentare oggi un reperto storico novecentesco.

A Capua, per esempio, si è configurata una situazione emblematica. Non è, per carità, che Adolfo Villani, oggi sindaco della città di Fieramosca, sia stato un Berlinguer in miniatura. Villani è stato un buon esponente della sinistra casertana, in grado di far convivere l’immagine di un impegno sui valori tipici del progressismo nazionale e internazionale con il pragmatismo della gestione, della politica politicante, costantemente concentrata sulle ragioni del mantenimento del potere, ben travisato da alcune prassi sempre nobilitate dalle parole del sol dell’avvenire. Perché Adolfo Villani – noi non abbiamo mai nutrito dubbi al riguardo – è stato un uomo di potere. Il che non vuol dire, a priori, che sia stato un cattivo politico o un cattivo politico di sinistra e per il momento, dunque, rinviamo ad una fase successiva dell’articolo il link logico con il Gaber che s’interroga.

Con l’età capita a Villani, come del resto capita a tutti, che il livello di attenzione su alcuni fatti in grado di condizionare l’immagine di un politico che comunque ancora oggi ci tiene tantissimo, come ha dimostrato nell’ultima campagna elettorale, ad essere considerato un piccolo faro della sinistra casertana e capuana in particolare.

E allora capita che mentre fino a 20 anni fa Adolfo Villani, diessino ed esponente di punta della corrente dell’allora potentissimo baffino, al secolo Massimo D’Alema, era in grado di corazzare le prassi del potere, che pur gli appartenevano, con uno stabile ricorso a certe parole d’ordine e a un certo modo di esercitare retoricamente l’attenzione e la tensione verso gli ultimi, verso i diseredati, perennemente alla ricerca di un riscatto in grado di far crescere e consolidare sempre di più i livelli di uno dei monumenti della sinistra storica, pre e post rivoluzione d’ottobre, cioè dell’uguaglianza che prescinde dal censo e dallo status familiare dinastico etc.

Enrico Berlinguer, quando Villani era già un politico che andava per la maggiore, stava lì, vivissimo nel ricordo dei militanti. D’altronde, era morto da poco più di 15 anni e rappresentava ancora una utile ciambella di salvataggio per creare quantomeno la suggestione della diversità rispetto al sistema, rispetto alle magagne del pentapartito, tra le altre cose colpito e abbattuto per sempre per via giudiziaria. Noi siamo diversi, noi non rubiamo, noi non promuoviamo interessi personali o di gruppi di pressione quando ricopriamo cariche di governo. Noi siamo ricchi solo dei nostri ideali a cui uniformiamo le nostre esperienze amministrative. In sintesi, si trattava di utilizzare fin quando sarebbe stato possibile farlo, la famosa questione morale su cui si fondarono gli ultimi anni di vita del grande politico sassarese, morto per un ictus che lo colpì durante un comizio, tenuto a Padova nel corso della campagna elettorale per le elezioni europee del 1984.

Fine del preambolo su Berlinguer. Che c’azzecca con Villani e Capua? Si che c’azzecca

Sapete perché abbiamo fatto questo preambolo, che in teoria non ci azzeccherebbe nulla con un racconto cronistico e semplice della politica locale? Prima di tutto perché Adolfo Villani è stato un politico in grado di assumere una dimensione extra provinciale essendo uno dei leader più conosciuti e riconosciuti del PDS e poi dei DS campani. Riconosciuto anche perché ha sempre provato a misurarsi con l’elaborazione culturale. Ha scritto libri sull’economia e sui modelli di sviluppo possibili della stessa ovviamente dall’angolo visuale di un uomo politico di sinistra. E’ stato assessore regionale. Insomma non un pincopalla qualsiasi, o per rispettare il registro con cui abbiamo iniziato questo articolo, un quivis de populo, politicamente parlando. Il secondo motivo è che questo approccio è proporzionato a nostro avviso, alla vistosissima contraddizione tra ciò che si rappresenta nel curriculum di Adolfo Villani e ciò che sta accadendo nella sua amministrazione in questi mesi.

Gli affidamenti diretti alla famiglia del vice sindaco. Più che una questione morale una cafonata

Cosa avrebbe detto, caro sindaco Villani, uno dei principali esponenti del pantheon dell’area politica, del partito a cui lei ha aderito sin da giovane, e dunque torniamo a citare Enrico Berlinguer, del fatto che la sua vice sindaca che ci sembra di nome faccia Marisa Giacobone, stia lì ad affiancarla dopo aver portato un bel bottino di voti alle scorse elezioni e, contemporaneamente, l’impresa provata di suo cognato Francesco Zenga faccia incetta di affidamenti diretti, totalmente discrezionali, operati sulla carta dallo stagionatissimo, eterno e immarcescibile Francesco Greco, dirigente del settore lavori pubblici?

Noi ritenevamo che l’episodio raccontato in un articolo pubblicato da CasertaCe lo scorso 1 gennaio (clicca e leggi) , dovesse rimanere isolato. Quell’affidamento era clamorosamente inopportuno, incredibilmente in contrasto con ogni fondamentale, basilare, regola morale per poter essere replicato. D’altronde, pensammo, magari Adolfo Villani non se n’è accorto e da uomo di potere qual è stato e qual è, chiamerà la sua vice sindaca e le dirà “Cara Marisa, questa è una cosa troppo esagerata, troppo vistosa, troppo sfrontata per poter reggere e per poter giustificare.” Insomma, al di là del fatto morale, l’affidamento diretto al cognato della vice sindaca di un lavoro all’amministrazione comunale appariva anche, per dirla alla Christian De Sica, una solenne cafonata. Ed ecco perché ritenevamo che Villani si risolvesse ad intervenire immediatamente: il potere, la gestione, rappresentano anche e soprattutto giochi di abilità. Abilità di travestimento, di travisamento in modo da utilizzare in maniera particolare il pubblico danaro, senza dare però nell’occhio. Sta cafonata, invece non sembrava, ai nostri occhi, appartenere al Dna politico e personale del sindaco di Capua.

E invece, invecchiando non è improbabile che tutte le sovrastrutture, le blindature retorico-formali che un tempo hanno garantito a tanti politici la realizzazione di un modello alla si fa ma non si dice”, sono saltati e probabilmente è venuto fuori il Villani vero, quello reale. Oggi, un uomo e un politico che se ne frega se un giornale scrive, vincendo a mani basse, per 5 a 0, la partita della ragione e delle ragioni perché come si suol dire, con un espressione gergale, non si può proprio vedere” che Francesco Zenga, cognato della vice sindaco, cioè il fratello del marito, Carmine Zenga, che a sua volta una mano, nell’azienda di famiglia “ZENGA CENTER srl semplificata“, l’ha data eccome in passato, non sappiamo se ancora oggi.

E allora, siccome è una cosa che non si può proprio vedere” non è che la cronaca di queste altre due determine, una da 6.278euro e 80centesimi e una da 2.636euro e 71centesimi, rispettivamente erogati per interventi di manutenzione straordinaria necessari a rendere efficienti il funzionamento degli impianti di riscaldamento delle scuole elementare e materna dell’Istituto Ettore Fieramosca e dell’Istituto Alberghiero Pier delle Vigne site in Sant’Angelo in Formis, e per interventi di manutenzione straordinaria necessari a rendere efficienti il funzionamento degli impianti di riscaldamento della scuola elementare di Via Fuori Porta Napoli dell’Istituto Ettore Fieramosca e l’Istituto Ragioneria sito al piano primo della scuola Ettore Fieramosca in Via Porta Fluviale, tu, giornalista, tu commentatore lo puoi valutare andando a pescare qualche ragione che non sia quella di una arroganza, di una spavalderia, di un atto di presunzione, di una sorta di sicurezza di essere al di sopra delle critiche anche di fronte a un esercizio del potere tragicomico come questo. Della serie: io sono il meglio che ci sia e mi posso permettere anche di gestire la mia amministrazione come se si trattasse di un marchesato, di una contea, di un baronato tardo medievale. E se questo nulla c’entra con la sinistra, con i movimenti progressisti, con il socialismo massimalista o riformista, anzi ne rappresenta l’antitesi, sapete che vi dico? Me ne frego. Un atteggiamento che ridà smalto alla canzone di Gaber citata all’inizio attraverso un sorprendente registro definitorio.

Villani, dalla sinistra al “me ne frego”

Eh già lui se ne frega assumendo un comportamento che fu quello di certe strutture politiche dei manipoli bivaccanti fascisti che si appropriarono, in pratica deturpandola, della frase coniata da un ufficiale dell’esercito italiano, del corpo degli arditi, durante la prima guerra mondiale, quando si lanciava contro il fuoco nemico non temendo la morte della quale, per l’appunto, se ne fregava.

No, non funziona così, sindaco Villani. Perché almeno per quanto ci riguarda, non l’abbiamo mai fatta buona a nessuno e non ce n’è mai fregato un tubo del fatto che i nostri articoli, le nostre inchieste giornalistiche determinassero o meno conseguenze sul mantenimento del quadro politico-amministrativo di questa o di quell’altra città, di questo o di quell’ altro comune. Per cui, se lei non provvederà affinchè fatti del genere non abbiamo più a succedere, nel momento in cui lei farà spallucce e farà finta che nessuno abbia scritto nulla sugli affidamenti alla famiglia Zenga-Giacobone, alla famiglia del suo vice sindaco, noi come le possono spiegare, quelli che hanno operato in politica negli ultimi 10 anni a Caserta, faremo come abbiamo sempre fatto: staremo qui come una goccia dello stillicidio. Scriveremo e di fronte all’apparente indifferenza con cui in nostri articoli saranno accolti, ne scriveremo un altro, un altro ancora e anche altri 100, perchè noi non abbiamo certo il problema di dover raggiungere obiettivi politici. Ci basta fare il dovere di chi ritiene che la cosa pubblica non possa essere amministrata con le modalità cialtronesche che, fermo restando la rispettabilità personale dei soggetti coinvolti in questo articolo, trasuda copiosamente dalle vicende or ora raccontate.

E abbiamo la sensazione che questo non sia l’ultimo articolo sui soldi finiti nella tasche della famiglia Zenga-Giacobone, dato che non sarebbero solo i quasi 11mila euro dei tre affidamenti ma ci sarebbe un’altra cosa ancora più lucrosa. Ci stiamo lavorando sopra e presto cercheremo di dare lumi importanti ai nostri lettori