CAMORRA, POLITICI E VOTO DI SCAMBIO. Ecco come funziona il sistema delle gare truccate e delle assunzioni nelle coop dei servizi sociali. Il quadro impietoso di DDA e Squadra Mobile

23 Maggio 2022 - 20:37

Scontiamo la promessa fatta ai nostri lettori fatta qualche tempo fa di tornare a parlare di quest’indagine non ancora terminata, con nuovi elementi e nuovi spunti. Prima di dedicarci a storie inedite dei vari Salvatore Martiello, Pasquale Capriglione, Luigi Lagravanese, Orlando Diana, Maurizio Zippo ed Eufrasia Del Vecchio, ci siamo soffermati su un punto importantissimo. Si tratta di un’elaborazione di sistema, ancora non accompagnata da fatti specifici, ma riproduce esattamente la realtà della “fogna” casertana

CASAL DI PRINCIPE (gianluigi guarino) – L’indagine sulla infiltrazione profondissima del clan dei Casalesi nel sistema degli appalti pubblici per l’erogazione di Servizi Sociali alle fasce deboli è in pieno corso. Nessuna previsione si può fare su quanto durerà ancora.

Quel che è certo, invece, è il riscontro concreto e puntuale dell’impegno di offrirvi nuove informazioni e nuovi spunti. Una promessa da noi formulata un paio di mesi fa, ad epilogo della nostra attività di analisi e sintesi dei motivi formalizzati dalla Dda di Napoli e posti alla base della richiesta, riscontrata positivamente, di perquisizione di decine e decine di case e uffici degli indagati, avvenute tra il 9 e il 10 dicembre scorsi, tra i quali spicca il nome del sindaco di Sparanise Salvatore Martiello.

Promettemmo altre rivelazioni e informazioni sul lavoro realizzato con dedizione certosina dai Pubblici Ministeri della Dda di Napoli Antonello Ardituro, Simona Belluccio e Vincenzo Ranieri, insieme ai poliziotti di una delle sezioni investigative della Squadra Mobile della Questura di Caserta.

E da oggi cominciamo a dar seguito al nostro impegno.

È chiaro che il clou sarà rappresentato soprattutto nei prossimi giorni da ulteriori rivelazioni relative all’attività dei principali soggetti coinvolti: il già citato sindaco di Sparanise, Pasquale Capriglione di Carinola-Falciano Del Massico, Luigi Lagravanese, considerato punto di riferimento e socio di fatto della famiglia Schiavone, quella di Sandokan.

E infine Orlando Diana, esponente della politica in quel di San Cipriano d’Aversa, importante puntello della maggioranza che a suo tempo reggeva il sindaco forzista Enrico Martinelli e oggi riciclato nel centrosinistra del governatore De Luca nell’amministrazione controllata di fatto dal consigliere regionale Giovanni Zannini e partecipata anche da Giuseppina Barbato, che di Orlando Diana è la consorte, già presidente del consiglio comunale dall’alto dei 600 e passa voti di preferenza raccolti alle ultime elezioni. Carica da cui si è dimessa dopo l’esplosione dell’inchiesta giudiziaria.

Un atto dovuto che la Barbato ha fatto controvoglia, ma che risultava necessario per la sopravvivenza stessa dell’amministrazione di Vincenzo Caterino, visto e considerato che dall’indagine è venuto fuori ciò che tutti sapevano, ma limitatamente al perimetro territoriale di San Cipriano e dintorni: la parentela della consigliera comunale di maggioranza, cugina diretta di Francesco Barbato, per molto tempo autista di Nicola Schiavone, figlio di Francesco Schiavone Sandokan e oggi collaboratore di giustizia al pari del suo attendente del tempo, non che della parentela dello stesso Orlando Diana, con la famiglia di Michele Zagaria.

Un quartetto quello formato da Salvatore Martiello, Pasquale Capriglione, Luigi Lagravanese e Orlando Diana a cui vanno aggiunti, ugualmente tra i protagonisti di questa indagine, Maurizio Zippo, anch’egli un grande movimentatore di cooperative, ma soprattutto Eufrasia Del Vecchio.

Le sue attività accesero le attenzioni, nell’anno 2019, del pubblico ministero Antonello Ardituro che, attivando le perquisizioni dell’abitazione e degli uffici, dette il là a questa indagine, da cui si evidenziò subito che la Del Vecchio, sorella di quel Carlino Del Vecchio, in carcere da tantissimi anni per omicidi e camorra, figlia di Paolo Del Vecchio, altro personaggio di riferimento in certi mondi, si era messa in proprio, dopo quattro anni di apprendistato trascorsi da dipendente nelle imprese di Lagravanese, costituendo una prima società e gestendo da un lato, grazie alla sua professione di commercialista le contabilità di decine, decine e ancora decine di coop e, anche grazie a questo osservatorio privilegiato, di tenere sotto stretto controllo tre grandi case famiglia per minori a rischio anche provenienti dai penitenziari minorili L’incontro, Mirò e Sant’Elena, quest’ultima localizzata a Casapesenna.

In attesa, dunque, d darvi nuovi dettagli su questi indagati, ma anche sugli altri per ora non citati, vogliamo soffermarci su un passo iniziale di uno dei lavori di indagine, di informazione, compiuti dalla Squadra Mobile di Caserta. Lo facciamo perché riteniamo che si tratti di un dipinto ineccepibile e nitidissimo della struttura del malaffare casertano, agro aversano, litoraneo, che si poggia sulle solidissime basi di un rapporto sempre più forte tra camorra e politica, camorra e politici casertani, tra camorra e burocrati degli uffici amministrativi dei comuni e degli Ambiti intercomunali erogatori della maggior parte dei servizi alla persona.

In pratica, gli amministratori di questa pletora di cooperative che solo fintamente hanno separato le proprio strade dopo l’interdittiva antimafia che nel 2009 colpì in Consorzio Agapè, il soggetto economico con cui la camorra avrebbe confederato tutti i maggiori imprenditori del settore, hanno trovato consolidato, solidificato il rapporto con quelli che vengono definiti soggetti con cariche di rappresentanza politica e con importanti funzioni nelle varie amministrazioni comunali interessate. I burocrati si lasciano corrompere facilmente e indirizzano le aggiudicazioni verso le cooperative di quello che potremmo definire un Consorzio Agapè di fatto e pienamente operativo. 

Da un lato il Lagravanese assume tante persone segnalate dal Clan dei Casalesi, lo fa quasi sempre in prossimità di turni elettorali, in modo da poter orientare le schede dei camorristi, delle loro famiglie e di ogni loro adepto a favore di quei politici che proteggono il settore dei vari Capriglione, Lagravenese stesso, Zippo e compagnia. Un meccanismo gestito con razionalità e seguendo un disegno pianificatorio, finalizzato alla corruzione e al voto di scambio, con chiare connotazioni criminali o quantomeno criminogene, dove da un lato c’è la camorra, dall’altro i politici che devono comprare i voti da chi viene assunto nelle cooperative, spesso accettando condizioni vergognose di sottosalario, in mezzo i burocrati, i dirigenti e i funzionari che truccano le gare.