CAMORRA & SEGRETI (di Pulcinella). La saletta degli incontri con gli avvocati del carcere di S.MARIA C.V. trasformata in un circolo. Pino Fontana, Misso e Licenza stabilivano le strategie

19 Novembre 2020 - 17:32

Oggi abbiamo estrapolato dall’ultima ordinanza relativa al filone Medea, alcune dichiarazioni in cui il citato Misso racconta di incontri facili avuti, poco tempo dopo il suo arresto, con il Fontana. ECCO DI COSA PARLARONO

CASAPESENNA(g.g.) Non si finisce mai di imparare leggendo queste ordinanze di camorra. Nell’ultima della serie, quella che dovrebbe chiudere definitivamente la lunga vicenda giudiziaria che per semplicità definiremo Medea, ci sono delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giuseppe Misso.

Dalle stesse si evince che la saletta che ospita i colloqui tra i detenuti e i loro avvocati, nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, si era in pratica trasformata in uan sorta di circolo ricreativo con finalità dopo lavoristiche visto che contemporaneamente si sono incontrati, unendosi in un sereno conciliabolo, Pino Fontana, imprenditore di Casapesenna, che al tempo era stato da poco arresto (dunque correva l’anno 2015), lo stesso Giuseppe Misso e l’altro imprenditore Luciano Licenza.

I tre non si sono messi a parlare di pallone, bensì di quale sarebbe stata la posizione più opportuna da assumere nel momento in cui la magistratura inquirente aveva smascherato quel tentativo sicuramente grossolano del cartello degli imprenditori vicini a Michele Zagaria, di atteggiarsi a vittime della camorra.

Misso racconta di una teoria espressa proprio da Pino Fontana, il quale aveva saputo o aveva letto (noi lo ignoravamo in verità) che Michele Zagaria, parlando con i magistrati dopo il suo arresto, avrebbe esclamato: “Io

in carcere? Non c’è problema, tanto il sistema è già oleato“.

Secondo Pino Fontana questa affermazione avrebbe innescato tutte le indagini sugli imprenditori del cartello di Zagaria. Ora, può anche darsi, ammesso e non concesso che il boss abbia mai pronunciato questa frase, che la cosa abbia fornito delle sicurezze in più alla magistratura inquirente della Dda. Ma dire che l’affermazione abbia illuminato, come in un flash, creando una consapevolezza che prima non c’era, è a dir poco irrealistico.

Siccome noi c’eravamo a quel tempo, pur non potendolo scrivere, non possedendo prove certe, conoscevamo nomi e cognomi di tutti questi imprenditori. Chi ha seguito CasertaCe nel 2013, nel 2014 sa bene che abbiamo dovuto fronteggiare anche le proteste di questi soggetti o di loro familiari, finanche di una suora e finanche di don Michele, anzi dell’ex don Barone.

Il consiglio che Misso diede a Pino Fontana fu quello di separare, davanti agli inquirenti, le proprietà di famiglia da quelle riconducibili a Michele Zagaria. Ovviamente questo contributo non convinse il Fontana, il quale disse di temere operazioni del genere, in quanto lui essendo stato arrestato come perno centrale della prima maxi ordinanza Medea, era, in tutta evidenza esposto ed esposti erano anche i suoi familiari.

Pino Fontana viveva con preoccupazione le esuberanze del fratello Orlando soprattutto quando il nome di questi fu coinvolto nella famosa vicenda della presunta pen drive di Michele Zagaria, sfuggita al controllo degli inquirenti, in pratica quasi trafugata dal bunker di Zagaria nel giorno del suo arresto.

In verità, nella prima parte di questo episodio, i protagonisti furono Pino Fontana e Misso. Però, siccome l’ambiente era allegramente promiscuo, nella stanza a fianco Luciano Licenza, avendo identificato le voci, bussò, non sappiamo se dal muro, chiedendogli con chi fosse, incrociando una risposta sconsolata del Misso il quale gli comunicò che Pino Fontana non voleva ascoltare i suoi consigli. Al che Licenza affermò: “Bisogna salvare il salvabile“.

Nel dialogo tra Misso e Fontana era venuto fuori anche l’argomento perorato evidentemente da Giuseppe Misso, di vuotare il sacco rispetto ai rapporti tra quel gruppo di imprenditori e Michele Zagaria. Non sappiamo se al tempo Misso avesse già deciso di diventare un collaboratore di giustizia. Sappiamo invece che Pino Fontana, ma anche in questo caso Pino Fontana non raccolse, dicendogli di non essere affatto certo che quella di accusare Michele Zagaria fosse una buona scelta.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA