CAMORRA & VOTO DI SCAMBIO. La presenza sorprendente di Cafiero De Raho al convegno elettorale del candidato sindaco sostenuto nel 2018 da due narcotrafficanti alleati dei Casalesi

5 Maggio 2023 - 13:20

A distanza di quasi 4 anni da un articolo che scrivemmo nel luglio 2019, all’indomani dell’arresto di Stefano Fusco e di Teresa Vitolo, moglie del collaboratore di giustizia di Casal di Principe, a commento di due video che parlavano da sé e che dimostravano la diretta partecipazione di queste due persone, ancora oggi ristrette tra carcere e domiciliari, ci vediamo costretti da questa sorprendere notizia a tornare sull’argomento per un evento fortemente voluto dal primo cittadino, legato a triplo filo a Giovanni Zannini, e dal deputato indigeno di Cinque Stelle Agostino Santillo

VITULAZIO – Federico Cafiero De Raho è stato ed è – perché lo si rimane anche quando si va in pensione – un grande magistrato, a cui tutte le persone, purtroppo non tantissime, che genuinamente ritengono la camorra un cancro economico, ancor prima che sociale e criminale, devono tantissimo.

La sua lunga esperienza a capo della Dda di Napoli negli anni più importanti della controffensiva con cui lo Stato ha combattuto e per molta parte vinto la guerra contro la camorra militare, nonché gli anni più recenti trascorsi a capo della Procura Nazionale Antimafia, gli forniscono una patente di uomo delle istituzioni che la recente militanza nel movimento Cinque Stelle non ha certo offuscato, al punto da poter tranquillamente ritenere che la sua funzione di senatore della Repubblica che ricopre dall’ottobre scorso non gli impedirà di tenere la barra sempre dritta e indirizzata verso una linea di comportamento che fa dell’interesse comune, cioè della funzione istituzionale nel senso strettissimo del termine, un fatto prevalente rispetto a quella politica.


Si sa, però, che una persona che ha trascorso tutta la propria vita al servizio dei cittadini, ad arrestare criminali di ogni genere, camorristi specializzati nell’assassinio, nelle estorsioni e/o nel narcotraffico, è destinata a trovarsi un bel po’ spaesata nel momento in cui varca la soglia del cosiddetto Palazzo.
Cinque Stelle ha visto drasticamente ridursi il plotone di parlamentari casertani eletti in forze alle elezioni politiche del marzo 2018.
Da 9 si è passati addirittura ad un solo parlamentare.


Si è salvato il più furbo, cioè Agostino Santillo di Casapulla, il quale ha ben fiutato l’aria, comprendendo a un certo punto che Beppe Grillo riteneva molto più utile per se stesso e forse anche per quello che lui ritiene il bene del Movimento, di puntare su Giuseppe Conte, tagliando definitivamente la testa di Luigi Di Maio.


Agostino Santillo è sicuramente una persona normale, niente gli si può addebitare, utilizzando gli strumenti e la prosa manettara e iper giustizialista che per un certo periodo ha fatto la fortuna di Grillo e del suo movimento.
Detto questo, però, un giornale come il nostro, che è stato, è e vuole rimanere un quotidiano di cronache locali riguardanti il perimetro della Provincia di Caserta, non può non sottolineare che il percorso professionale, i meccanismi relazionali che Agostino Santillo, i suoi familiari, hanno avuto con i poteri politici locali, soprattutto tra Casapulla e dintorni, prima della grande beneficiata del 2018 quando i Cinque Stelle riuscirono a far eleggere anche dei semplici passanti, si sia sviluppato dentro ai canoni e ai meccanismi che definiscono, a nostro avviso in maniera assolutamente negativa, il rapporto tra mondo delle professioni e pubblica amministrazione, tra ingegneri architetti, geometri e gli Uffici Tecnici dei Comuni casertani.


Santillo, quand’anche in una posizione di terza, quarta e quinta fila è stato dentro e pienamente organico a quella narrazione.
Non c’è un atto, un fatto, una iniziativa che sia una da lui assunta prima di essere eletto in Parlamento, che lo ponesse in linea con l’impostazione antisistema di Beppe Grillo e del suo Movimento.
Nel 2018 si è buttato, come si suol dire, nella “ammuina”, come tanti, anzi, come quasi chiunque ce l’ha fatta a entrare in parlamento e lì, non a caso, è stato l’unico dei 9 eletti grillini a mantenere il seggio, seppur emigrando dal Senato alla Camera, l’unico ad aver ottenuto da Giuseppe Conte una candidatura blindata, già a monte connotata dalle stimmate del successo, della riconquista.


Ciò non vuol dire che Santillo sia una cattiva persona, per carità.
Peraltro il sottoscritto e questo giornale non conoscono, non avendoci mai parlato né in presenza né al telefono né in dad, il 90%, forse addirittura il 95% dei soggetti di cui scrivono negli articoli.
Ciò è determinato dal fatto che ni non ci occupiamo di privati cittadini, ma di chi vive bene, se non alla grande, grazie al pubblico danaro, spesso erogato a vantaggio di chi ha fatto della politica la sua unica professione.
Spigolando un po’ la rete, ci siamo imbattuti in una locandina che presenta un evento previsto per oggi pomeriggio alle 17 in quel di Vitulazio.


Nell’occasione, Federico Cafiero De Raho sarà presente come senatore di Cinque Stelle, ma parlando dell’argomento che meglio conosce, rispetto al quale è, senza ombra di dubbio, un’autorità internazionale: legalità, lotta alle mafie, infiltrazioni dei clan nella pubblica amministrazione.
Immaginiamo che tanti di quelli che si sono imbattuti nella locandina appena citata siano rimasti un po’ stupiti, sapendo bene che se uno dei candidati a sindaco alle prossime elezioni di Vitulazio si chiama Antonio Scialdone, più volte al centro di indagini giudiziarie, da cui è usciti però sempre indenne, se Vitulazio è il luogo di residenza di Alberto Di Nardi, a cui va ascritto il merito di aver riconosciuto i suoi errori e di aver accettato di pagarne le conseguenze, Vitulazio è anche il posto in cui alle ultime elezioni del 2018, due soggetti, i signori Stefano Fusco e la signora Teresa Vitolo, moglie o ex moglie di uno degli esponenti di maggiore spicco del clan dei Casalesi, quel Vitolo il cui cognome non a caso è utilizzato come elemento identificativo dalla signora in questione, hanno partecipato in prima linea alle sorti di colui che quelle elezioni avrebbe vinto e che oggi pomeriggio, più che da sindaco da candidato alla riconferma in fascia tricolore, siederà accanto a Cafiero De Raho.
Se Raffaele Russo avesse avuto la coscienza della sua estraneità morale e politica dal rapporto elettorale con Fusco e la Vitolo, avrebbe risposto serenamente all’articolo che Casertace scrisse e pubblicò l’11 luglio del 2019, dopo essersi imbattuta in un paio di incredibili video contenuti nel sito Caleno24ore, che a sua volta li aveva attinti da Fb.

Stefano Fusco e Teresa Vitolo erano i protagonisti principali di quelle immagini e svolgevano il ruolo di autentici chef dei festeggiamenti per la vittoria di Raffaele Russo.

A bordo di un’Audi, coordinavano i movimenti di tutti i supporters di colei che aveva fornito il contributo decisivo alla vittoria di Raffaele Russo, erano tifosi ed entusiasticamente partecipi al trionfo elettorale della signora Giovanna Del Monte, che fece saltare il banco di quelle elezioni con ben 830 voti di preferenza, che rapportati alla cifre degli elettori di Vitulazio nell’anno 2018, poi a quella di coloro che effettivamente votarono e infine a quella dei consensi raccolti dal candidato sindaco Raffaele Russo, per il quale la Del Monte correva, producono questi risultati, che mettiamo a disposizione del procuratore Federico Cafiero De Raho.

Sono a sua disposizione, perché Agostino Santillo, non certo per cattiveria, ma semplicemente per mentalità, per quella mentalità che lo sta portando a schierare Cinque Stelle quasi sempre in appoggio ai candidati a sindaco espressi – Raffaele Russo in primis – dal chiacchierato consigliere regionale Giovanni Zannini, non possiede gli strumenti cognitivi per valutare questi numeri.

Prima di tutto perché non è stato un magistrato dell’antimafia, avendo fatto un altro mestiere; secondo perché quel brodo di coltura in cui si è allevato considera culturalmente, sarebbe meglio dire contro-culturalmente, la vittoria elettorale come fatto, come evento cardinale, addirittura di un’esistenza e che dunque ben vale la stipula di compromessi politici con chi, sulla carta, dovrebbe essere lontano anniluce dal movimentismo grillino, ma che al contrario riesce ad associarsi a questo brand, utilizzandolo, proprio grazie a quelle dinamiche che hanno determinato la candidatura degli Agostino Santillo di turno, non già in Forza Italia, nel Pd, in Italia Viva, in +Europa o in Azione, bensì nel sedicente movimento dei duri e puri denominato “Cinque Stelle”.

Insomma, se al Procuratore Cafiero De Raho metti a disposizione certi numeri, lui sicuramente sarà in grado di rifletterci sopra e di collegarli anche alla spesa della sua immagine adamantina, che forse non merita di essere accostata, semplicemente accostata, a un certo modo di far la politica.

Gli 830 voti raccolti dalla signora Giovanna Del Monte costituiscono il 13,32% dei 6.230 aventi diritto al voto delle elezioni comunali del 2018;

Gli 830 voti di preferenza personali di Giovanna Del Monte valgono il 18,12%, avete letto bene, dei 4.582 voti validi e giusto qualcosina in meno dei 4692 voti espressi, computo dal quale vennero escluse 110 schede tra nulle e bianche.

E ora strabuzzate gli occhi. Gli 830 voti di preferenza della candidata Giovanna Del Monte, entusiasticamente, vistosamente e pubblicamente esaltata dalla coppia Stefano Fusco e Teresa Vitolo hanno rappresentato, alle elezioni del 2018, il 33,52% dei 2.476 voti raccolti dal candidato sindaco Raffaele Russo.

Insomma, su 100 vitulatini andati alle urne, dove hanno votato per Russo o anche per gli altri 3 candidati dell’epoca, ben 18 hanno dato la propria preferenza a Giovanna Del Monte; dei 2.476 che hanno votato Raffaele Russo, 1 su 3 ha votato la Del Monte.

Quando poco meno di 4 anni fa scrivevamo quell’articolo, sia Stefano Fusco che Teresa Vitolo, usciva il giorno dopo gli arresti realizzati su richiesta della Dda e, indirettamente su richiesta di Federico Cafiero De Raho, procuratore nazionale antimafia, grazie ai quali era stata scompaginata un’organizzazione camorristica dedita al narcotraffico di cui proprio Stefano Fusco era considerato elemento nevralgico, con Teresa Vitolo a ricoprire il ruolo di raccordo tra il gruppo di Vitulazio e dell’agro caleno e le nuove strutture del clan dei Casalesi, che la donna conosceva a menadito e su cui comunque poteva incidere, nonostante il fatto che il marito si fosse pentito, diventando un collaboratore di giustizia.

Cafiero De Raho deve porre la massima attenzione, perché queste sono le trappole che possono offuscare una reputazione, una credibilità luminosissime.

Nessuno sta dicendo che Raffaele Russo sia colpevole di qualcosa. Ma siccome stiamo parlando di Cafiero De Raho e del suo difficile sforzo di trovare un equilibrio tra quello che è stato nella lotta alle mafie e quello che oggi è come politico e come senatore, tutto quello che abbiamo scritto in questo articolo integra, volendo utilizzare un termine giuridico molto noto, una condizione di evidente inopportunità.

Cafiero De Raho non sa, né Santillo glielo ha detto, che oggi pomeriggio lui andrà a garantire, a certificare, un sindaco e un’amministrazione comunale che esistono in quanto sono esistiti gli 830 voti della Del Monte; Cafiero De Raho va a certificare e garantire un marchio di alta qualità politica a un sindaco che ha fatto del rapporto con il consigliere regionale Giovanni Zannini il fatto determinante della sua tenuta politica e della tenuta delle sue potestà territoriali.

Ora, Cafiero De Raho può fare quello che ritiene opportuno, ma ritenendo che nessuno lo abbia informato bene sul luogo e intorno all’identità di chi organizza l’evento di oggi pomeriggio, ci siamo permessi di offrirgli come dono di stima, di apprezzamento, finanche di devozione rispetto a tutto ciò che ha fatto nella sua vita professionale, un dettagliato riassunto delle puntate precedenti.