CASERTA ALLE ELEZIONI. Come volevasi dimostrare: Nicola Caputo sugli attenti davanti a Piero De Luca schiera IV con Marino. Mario Russo e Iarrobino ovviamente buggerati dai due Peluso e…

22 Maggio 2021 - 13:19

Mica si può scrivere solo che i renziani di Caserta entrano nella coalizione di centrosinistra? Questi hanno fatto opposizione durissima per due anni ed erano stati proprio il chirurgo, suo figlio impiegato in farmacia, Altieri e Megna i più duri e risoluti. Nessuno può negarci l’attestazione oggettiva di averlo scritto e di aver previsto matematicamente questo epilogo mesi fa

CASERTA (g.g.) – Noi guardiamo e ridiamo. Avete notato quanti pochi articoli stiamo dedicando alle dinamiche politiche, leggi tarantelle, preordinate alle elezioni comunali della città di Caserta che si svolgeranno il prossimo ottobre?

Qualcosa in più scriveremo prossimamente, ma per ora ci godiamo lo spettacolo. Badate bene, per gente come noi che ormai la sa lunga “sulle cose e sulla gente” – citazione dovuta al compianto Franco Battiato – è un vero spasso leggere gli articoli pubblicati in questi giorni, esclusivamente assertivi rispetto a fatti in cui l’asserzione rappresenta al massimo l’1% della notizia, consentendo a noi di lucidarci le unghie, di pettinare un di bambole e di entrare nella partita degli articoli. Tanto la verità e tutto quello che c’è dentro e dietro le varie mosse realizzate non lo scrive nessuno. O perché non lo sa o perché, pur sapendolo, non lo scrive per biologica e antropologica deferenza nei confronti dei potenti di quella “Povera

Patria“, seconda citazione scritta in morte del maestro Franco Battiato.

Prendete ad esempio questa cosa di Italia Viva che campeggia su alcuni mezzi di informazione nelle ultime ore. Due o tre mesi fa, in una delle nostre rare sortite nel racconto della vomitevole politica casertana scrivemmo a quelle ottime persone che rispondono al nome di Gianfausto Iarrobino Mario Russo che le possibilità di un impegno di Italia Viva quale promotrice e trascinatrice di un progetto riformista alternativo alla mera gestione del potere e dei tanti soldi che girano dentro ed attorno ad un comune erano a nostro avviso pressoché nulle.

Ci fu detto: guarda che anche Nicola Caputo ha dato il suo placet. E CasertaCe ribadì: evidentemente Caputo è il vostro leader politico, ma voi non lo conoscete neanche di striscio. Questo è uno bravo e spesse volte superficialmente sottovalutato. Ha concentrato ogni suo pensiero, ogni sua energia alla promozione della propria carriera politica (che da queste parti significa soprattutto un posto di lavoro ben remunerato), sfruttando bene la caratteristica principale che connota i processi premiali di queste escalation nei nostri territori: tutto serve, fuorché i contenuti, fuorché una presenza nelle istituzioni che a questi contenuti offra un’evoluzione concreta e non confinata solo dentro ad un comunicato stampa, ad un’interrogazione o ad un più o meno accorsato convegno.

Caputo si è mosso benissimo sottotraccia, riuscendo ad infilarsi nel carro di De Luca sin dalle elezioni europee del 2014, quando ha strappato un seggio a Bruxelles e a Strasburgo proprio grazie al sostegno dell’allora sindaco di Salerno, che costruiva già un manipolo di yesman molto diligenti, in grado poi di sviluppare bene tutte le modalità per scalare la presidenza della regione, scalzando Stefano Caldoro che il potere lo teneva in mano e che lo perse per una manciata di voti grazie all’accordo no limits che De Luca fece con Ciriaco De Mita e con il gruppo dell’allora verdiniano Enzo D’Anna.

E’ chiaro che se uno sta in politica per esistere, per stare nella testa delle persone quale promotore di dialettica, di contenuti, quale titolare di una propria identità, che si lega ad una linea dettata da un leader più grande, ma che rispetto alla stessa non accetta ogni forma di compromesso, allora – e lo diciamo con rispetto della persona di cui scriviamo, sicuramente mite ed educata – non ti chiami Nicola Caputo.

Lui ha un piano preciso, iper-pragmatico, chiaramente ripiegato su obiettivi personali: si è messo diligentemente al fianco del governatore, con un incarico di consulenza utile, diciamocela tutta, al buon sostentamento. E all’indomani dell’elezioni dello scorso settembre De Luca Padre e anche De Luca Figlio hanno deciso che Caputo sarebbe stato un ottimo assessore regionale all’Agricoltura, avendo le caratteristiche essenziali per esserlo: docilità e fedeltà. E figuriamoci, allora, se con questo ménage tra Carlo Marino e Piero De Luca, titolare di una rendita parassitaria, visto che è venuto a Caserta a scippare un seggio a questa terra in quanto “figlio del papà”; figuriamoci se con questa attrazione fatale tra due persone, cioè tra il sindaco del capoluogo e De Luca Junior, fatti praticamente l’uno per l’altro, con la stessa mentalità, con lo stesso modo di porsi, da rappresentanti delle istituzioni, rispetto alla cura della cosa pubblica, nella quale l’obiettivo del bene comune è totalmente assente. Insomma, figuriamoci se con questo scenario Caputo attribuiva il simbolo di Italia Viva ad una lista schierata contro Marino. In un primo tempo, ha detto a un paio dei suoi più recalcitranti che non si sarebbe opposto ad una soluzione autonoma, ma lo ha fatto (e questo l’avevamo capito bene quando scrivemmo l’articolo citato prima) solo per prendere tempo, cioè per lavorare attorno ad altri soggetti formatori di quel gruppo che pubblicamente ha attaccato non solo Marino, ma la sua politica, svolgendo interventi in consiglio comunale per spiegare bene e motivare il voto di contrarietà ai bilanci.

E così, piano piano la breccia è stata aperta e, andrebbe aggiunto, mai breccia desiderava di essere aperta più di questa. In verità, fosse dipeso da Pasquale Antonucci la rottura non ci sarebbe mai stata. Lui voleva entrare in giunta e la “rivoluzione” di IV gli ha spaccato le proverbiali uova nel paniere. Oggi scalpita ancora ed è irrefrenabile nel suo desiderio. Per lui va bene anche entrarci solo per due mesi, due settimane, per mezzora, il che è tutto dire. I grandi promotori della fronda non furono Russo e Iarrobino, bensì Altieri, nominato poi coordinatore provinciale, e il suo congiunto consigliere comunale Roberto Peluso, figlio del noto chirurgo maxillofacciale dell’ospedale di Caserta e impiegato farmacista nella “Cantelli” di via Unità Italiana. Erano i tempi in cui doveva essere nominato il capo dipartimento di chirurgia del Sant’Anna e San Sebastiano, Peluso padre sembrava in pole position, pare che Marino si mise di traverso. Fatto sta che su quella poltrona andò a sedersi il sempre politicamente versatile Salzano De Luna, che noi simpaticamente chiamiamo da anni Calimba De Luna, citando la canzone di Tony Esposito.

Era tanta la determinazione dei Peluso che questi si trasformarono in veri e propri falchi, pronti a bocciare ogni soluzione diversa da un’opposizione ad oltranza al sindaco di Caserta. Durante le feste di fine anno cominciò addirittura a circolare il nome di Peluso padre, che tra poco andrà in pensione non avendo coronato il sogno di divenire super-primario di chirurgia, come possibile candidato sindaco di un grande blocco civico che avrebbe dovuto attraversare gli schieramenti politici e che sarebbe stato garantito sia da Gennaro Oliviero, presidente del consiglio regionale al tempo in dissidio con Marino, sia dallo stesso Caputo.

Naturalmente, i primi a fare marcia indietro, i primi a sciogliersi dinanzi agli inviti al dialogo (vabbè, chiamiamoli così) formulati da Marino con la mediazione di Caputo sono stati proprio i due Peluso ed Altieri. E questo un po’ se lo meritano Iarrobino e Russo, perché li avevamo avvisati per tempo. Conoscendo entrambi, però, riteniamo che faranno un passo indietro, perché poi non è che tutto il mondo abbia la faccia come il culo e possa assorbire come se nulla fosse il fatto che per due anni si è andati all’opposizione e successivamente, facendo casino, si sia aumentato il proprio potere contrattuale solo allo scopo di rientrare nella partita delle poltrone. Va considerato, però, che entrambi hanno rapporti lavorativi con la Regione. Iarrobino è divenuto primario a Piedimonte Matese anche grazie ai buoni uffici di Caputo, Russo è uno dei maggiori fornitori di servizi alle strutture sanitarie pubbliche. Potranno resistere sventolando la bandiera immateriale, spirituale, disinteressata della dignità rispetto ai loro legittimi interessi economico-professionali?

D’altronde, per chi svolge professioni mediche o attinenti a questa, qual è sicuramente quella di farmacista, ci sono sempre buone prospettive, buone occasioni. Ad esempio, a Caserta andrà a concorso una farmacia comunale. Chissà cosa succederà. Non possiamo escludere a priori che possa essere proprio Peluso figlio il protagonista di quel concorso, che sicuramente vincerebbe con pieno merito, aggiudicandosi una postazione di Serie A.

Per quanto riguarda poi il consigliere Giovanni Megna, l’avvocato è sempre difficilmente comprensibile nelle cose che fa. Per anni è stato legato al carro della Publiservizi, da cui “ha preso” molti incarichi, poi si è schierato contro l’amministrazione comunale, che dopo la più grande delle bugie pronunciate da Marino, ha stretto una sorta di patto di ferro con la società della famiglia. Oggi, in forza dell’operazione Piero De Luca-Marino-Caputo, rientra nei ranghi pure lui.

Vabbè, niente di nuovo sotto al cielo, la solita storiaccia che ovviamente i casertani liquideranno con un’alzata di spalle, perché da queste parti la maggior parte dei (presunti) cittadini non sanziona questo tipo di politiche, anzi aspira a collegarvisi direttamente o indirettamente creando e alimentando costantemente un fattore che noi più volte abbiamo definito tecnicamente criminogeno.