CASERTA. Bilancio “criminale”. Cercano di minimizzare, ma la richiesta del Ministero è di una gravità storica
20 Giugno 2019 - 12:28
CASERTA – Fanno bene, dalle parti dell’ufficio del sindaco Carlo Marino, a spedire email da un mittente quasi misterioso, la cui identità è svelabile solo analizzando l’indirizzo di posta elettronica.
Fanno bene perché quello che sta accadendo nel Comune capoluogo è riuscito a superare, per danno e indennità amministrativa, i record già portentosi delle amministrazioni che hanno preceduto questa.
Il resto, che serve per far passare sotto silenzio l’ennesimo disastro finanziario della città capoluogo, lo fa l’ignoranza, che se può essere giustificata per la gente comune, si configura come una tara pestilenziale quando questa è manifestata dall’inerzia, dall’inedia, dall’incapacità di ogni benché minima espressione critica da parte delle critiche dei rappresentanti della minoranza, mentre dei presunti giornali non ne parliamo proprio, perché qui si scontano peccati originali del passato su cui è inutile tornare per l’ennesima volta.
Scrive il sedicente (usiamo questo aggettivo perché la mail è anonima) portavoce del sindaco di Caserta che la giunta comunale “nella sua recente riunione, ha approvato il riaccertamento ordinario dei residui attivi e passivi dell’esercizio finanziario 2018 e il risultato di amministrazione della gestione di competenza anno 2018”.
Questo è tutto. Due righe con l’obiettivo che si è trattato di un atto di routine, di una roba come quella descritta nel comico comunicato stampa dell’assessore Pica, che ormai non chiamiamo più professore da tempo e non per caso.
Insomma, un dettaglio tecnico dentro un meccanismo di sostanziale regolarità contabile.
Uno, per essere un cittadino normale, non queste pecore che girano stralunate e senza meta nelle strade disastrate del capoluogo, dovrebbe porsi la seguente domanda: “Scusa, portavoce criptato, ma che cavolo significa questo comunicato?”
I casertani non lo meriterebbero, perché i guai di questa città sono esclusivamente frutto della loro impalpabilità, a questo punto anche relativa agli aspetti personali, perché se una persona sta al mondo dovrà pure interessarsi di qualcosa, dovrà pure porsi qualche interrogativo sui motivi per cui esce di casa e pesta una merda, inciampa in una buca, incrocia topi e blatte.
No, questi qua pensano alle vacanze e corroborano quella percentuale di italiani, stimata da un sondaggio di questi giorni, che attesta al 30% o addirittura 35% la percentuale dei nostri connazionali che racconta balle ai propri conoscenti, ai propri parenti, ai propri colleghi di lavori, sulla destinazione delle proprie vacanze.
Non se lo meriterebbero, ma noi siamo anche tanto scemi da spendere certe nostre passioni strane, tipo quella per la finanza degli enti locali, per porle al servizio dell’informazione.
Dunque, riaccertamento dei residui attivi e passivi dell’esercizio finanziario 2018.
Caro Pica, caro Marino, caro quell’altro che sta nell’Ufficio Finanze non lo nominiamo proprio, dato che si tratta di un passante che si trattiene e bighellona, sapete cosa significa questo? Che il Ministero degli Interni ha accertato la falsità del Bilancio Comunale.
Non esiste un reato che, nel settore pubblico, sia omologo al falso in Bilancio relativo ai soggetti che si muovono nel settore privato. Ma se ci fosse, voi oggi sareste tutti indagati.
Il riaccertamento dei residui attivi e passivi vuol dire esattamente quello che noi denunciamo da anni: voi, ma anche chi vi ha preceduto, per poter continuare a spendere soldi per far ingrassare le vostre clientele, falsificate i Bilanci.
Perché se c’è una serie storica che sancisce, senza tema di smentita, che dalla tassa rifiuti arriverà ineluttabilmente un gettito di 15-16 milioni di euro all’anno, voi, da tre anni per quanto vi riguarda, continuate a creare una voce di entrata pari alla platea accertata dei contribuenti, circa 21 milioni.
In base a questa posta di Bilancio, impostate le politiche di spesa nascondendo la polvere sotto i tappeti in attesa poi che la merda venga fuori per la terza volta con la dichiarazione di un terzo dissesto, dato che quando in sede di consuntivo i conti non tornano, gli scostamenti aritmetici tra quello che voi avete speso in base ad entrate solo virtuali e le entrate vere, andranno ad ingrossare la struttura ormai elefantiaca da ineluttabile bancarotta dell’indebitamento cittadino.
Dunque, rispondendo al Ministero il Comune di Caserta sputtana se stesso, autoaccusandosi in pratica di aver redatto un Bilancio farlocco. Messo spalle al muro, non può più negare l’evidenza e dunque fornisce piena ragione a tutto ciò che questo giornale ha scritto negli ultimi anni.
In un posto civile verrebbe applicata la regola o quantomeno ci si proverebbe. La regola, cioè la legge, afferma che il Bilancio di Previsione di un ente deve obbligatoriamente finire in pareggio, cioè la previsione delle entrate deve essere pari a quella delle spese. In poche parole se tu scrivi, come scrivi in sede di Previsione che le entrate saranno pari alle uscite, così dovrà essere quando il corso dell’intero esercizio andrà a terminare con il rendiconto o Bilancio Consuntivo che dir si voglia.
Drogare i residui attivi, non costituire dei seri fondi di prudente gestione del rischio sui mancati introiti tributari è un atto, a nostro avviso criminale, operato dalla politica. In poche parole, si lavora a debito per far mangiare gli amici, nascondendosi dietro al paravento di residui attivi che poi saranno drammaticamente smentiti quando, in sede di Consuntivo, si tireranno le somme.
Facciamo un esempio pratico: nel Bilancio di Previsione, il Comune di Caserta ha messo nella parte attiva entrate tributarie per 50.019.349,86 euro salvo poi accertarne solo 46.317.175,85 euro con un disavanzo di 3.702.174,01 euro.
Come avete notato, abbiamo introdotto un terzo stadio, una ulteriore falsificazione del Bilancio: lo scostamento tra la previsione e l’accertato che, badate bene, non è l’incassato. Insomma, occorre un temperamento furbastro per gonfiare anche il conto fatto sulla platea di potenziali contribuenti.
Se, infatti, parliamo di quello che è stato effettivamente incassato (con numeri riferiti non al 31.12.2018, ma ad oggi) la cifra scende a 39.508.389,12 euro con un disavanzo finale di 10.510.960 euro, dei quali quasi 7 milioni solo per la Tari (a cui abbiamo dedicato uno speciale trattazione all’inizio di questo articolo).
Sì, avete letto bene, proprio la Tari, quella che un sindaco spericolato e un assessore amministrativamente bollito, hanno ridotto, peggiorando ancor di più i dati del 2019.
Facendo un conto complessivo, aggiungendo anche gli anni passati, siamo arrivati ad oltre 50 milioni di mancate riscossioni solo per la tassa sui rifiuti.
Ma oramai è inutile parlarne.
I casertani magari sperano finalmente in una diminuzione della spesa in materia di rifiuti ed invece Marino si appresta ad aumentare il numero dei dipendenti di altre 30 unità che naturalmente la collettività dovrà pagare.