CASERTA IN TOP TEN…AL CONTRARIO. E’ una delle città dove si vive peggio in Italia. E se pensiamo come trattiamo la memoria di Vanvitelli e della sua casa…

21 Ottobre 2023 - 14:25

CASERTA (p.m.) – Nonostante questa giunta, sindaco in testa, si frusci di una Caserta che avanza grazie alla propria azione amministrativa (si fa per dire!), non c’è ambito della vita civile in cui la città non arranchi malamente. A parte la condizione perennemente disastrata dei servizi, negli ultimi mesi è stata una débâcle su tutti i fronti.

Nell’annuale Rapporto sul BenVivere delle province italiane 2023, giunto alla 5^ edizione, realizzato dalla Scuola di Economia Civile in collaborazione con “Avvenire” e con il contributo di Federcasse e Confcooperative, Caserta è risultata tra le dieci città del Paese dove si vive peggio.

Nella recente inchiesta Edjnet (European data journalism network, rete di testate indipendenti) sull’inquinamento atmosferico, pubblicata dal quotidiano Il Sole 24 Ore, il capoluogo è rientrato, al 36° posto, tra le 58 città italiane in cui la concentrazione media di Pm 2,5 nei primi otto mesi del 2023 
è risultata superiore alla soglia limite di 10 μg/m3.

Anche le ultime rilevazioni sull’andamento della delittuosità ci vedono in via di peggioramento.

La lapide cittadina a Francesco Saverio Correra

Ma c’è un settore nel quale siamo letteralmente al disastro ed è quella delle epigrafi cittadine, le lastre marmoree o le targhe che commemorano uomini od avvenimenti. Come quella, per intenderci,  di via S.Carlo, dedicata nel 1898 al casertano Francesco Saverio Correra, sommo giurista, la quale, trascurata al massimo e già deformata è prossima alla rottura.

Tralasciamo la toponomastica, con la prova farsesca dell’ultima cartellonistica installata in città nel dicembre 2020, immediatamente risultata infarcita di errori e di orrori veri e propri e ricordiamo qualche caso di quelle.

In piazza Vanvitelli, dove fu la casa natale, sia pure occasionale, di Ernesto Rossi, l’eminente uomo politico ed economista coautore con Altiero Spinelli del manifesto europeista di Ventotene, davanti allo sgraziato edificio moderno che ha sostituito quello antico impietosamente e ciecamente abbattuto, una iscrizione ricorda l’accadimento. Peccato che indichi erroneamente la nascita come avvenuta nel 1899 e non nel 1897 come realmente fu e come abbiamo denunciato più volte su queste colonne già dal 2017.

In via Maielli, una lastra che ricorda l’abitazione in cui visse l’insigne economista casertano Alberto Beneduce venne apposta dal consiglio comunale nel novembre del 1983 in occasione dei 50 anni dalla fondazione dell’IRI, di cui l’uomo era stato autorevole presidente, oltre che ministro, senatore e genero di Enrico Cuccia, il banchiere italiano più potente del ‘900.

Raccontano le cronache che, all’atto dello scoprimento, le autorità presenti raggelarono quando lessero l’incipit della dedicatoria: IN QUESTA CASA NAQUE… Poi fu corretta, vabbè!

Ai giorni nostri abbiamo il caso dell’alloggio casertano di Vanvitelli, che, com’è noto, è stato motivo di controversie per molti anni tra chi lo voleva in corso Trieste e chi alla Santella.

La determinazione di Nando Astarita, promotore anche di una petizione cittadina, dissipava ogni possibile dubbio. In accogliento di quest’ultima, gli uffici comunali incaricati di vagliare gli studi presentati si determinavano per la seconda ipotesi e nel luglio 2019 con una cerimonia pubblica, alla presenza delle autorità cittadine e del sindaco, venne apposta un’insegna ad individuare il luogo dove realmente visse e morì l’architetto reale. E, com’è noto, quegli studi sono stati, proprio in questi giorni, compendiati nel volume collettaneo “Vanvitelli Segreto” curato dallo stesso Astarita, in cui uno specifico capitolo affronta la questione delle indagini tecniche che sono state condotte per dare la risposta storicamente fondata al quesito.

Il fatto è che, così stando le cose, uno si immaginerebbe che le due targhe presenti sull’edificio di corso Trieste e che per molti anni erroneamente lo hanno indicato coma la casa di Vanvitelli venissero rimosse. Ciò per una elementare ragione di verità storica e per non porre nel dubbio il turista che legge due indicazioni in contraddizione tra di loro. Niente da fare. Tutto è com’era e non se ne capisce la ragione. L’unica spiegazione plausibile è che qui approssimazione, indolenza ed interessi tralatizi regnano sovrani.

L’abbiamo fatta fin troppo lunga per chi vuole intendere. Ma trovandoci in tema e ponendo l’accento sulle misere celebrazioni vanvitelliane di quest’anno, ravvivate unicamente da iniziative a carattere privato, notiamo che neppure in quest’anno si è ritenuto di collocare una segnaletica turistica per la fondamentale chiesa di S. Francesco di Paola, di sepoltura di Vanvitelli in Casagiove. Se non fosse per quella sparuta e distante freccia direzionale messa sull’Appia dai casagiovesi saremmo al nulla assoluto.

Nelle immagini: Astarita ed il suo libro recente. Un suo post del 2019 sulla questione della casa di Vanvitelli, la reale abitazione secondo gli studi condotti, il cartello  a Casagiove sulla chiesa di S.Francesco di Paola,   l’edificio del falso storico in corso Trieste ed un momento della collocazione  targa alla vera residenza.