CASERTA. Mario Pagano, ma perchè deve “sfottere la mazzarella”? Lei ora fa la vittima, dopo aver incassato milioni a palate dal Comune

20 Agosto 2018 - 19:42

CASERTA – Il 26 luglio scorso, giorno della festa patronale, Mario Pagano Granata ha comprato uno spazio sul suo quotidiano preferito, cioè Il Mattino, in cui, vestendo gli improbabili abiti di quell’imprenditore del Nord vessato e mandato in rovina dai ritardi dello Stato nel cancellare i debiti vantati nei suoi confronti, ha formulato un appello al vice-presidente del Consiglio Luigi Di Maio affinchè si occupi di questo problema.

Pagano addita il doppio dissesto del Comune di Caserta quale esempio più emblematico di una distruzione dei diritti da cui consegue la distruzione dell’economia produttiva e dell’occupazione.

L’imprenditore, che per anni è stato un vero e proprio monopolista a Caserta, si concede anche una battuta: avevo 700 dipendenti, ora ho 25 avvocati.

Fin qui la sua esternazione, il cui testo integrale trovate in coda a questo articolo.

Non sappiamo se l’imprenditore ritiene che i suoi coevi siano tutti morti o tutti esuli da Caserta a causa del declino delle sue aziende. Fatto sta che non possiamo parlare nemmeno di memoria selettiva.

Nessuno mette in discussione il diritto di Mario Pagano di esprimere il suo pensiero, ma qui ci troviamo di fronte all’affermazione estrema, radicale della libertà di pensiero.

Noi esprimiamo il nostro punto di vista e con il massimo rispetto diciamo a Pagano che se il Comune di Caserta ha dichiarato fallimento, questo è successo anche per sua causa e mai ci saremmo aspettati di leggere delle affermazioni tanto disconnesse dalla realtà dei fatti avvenuti.

Ma siccome noi siamo abituati, a differenza di Pagano, ad argomentare puntigliosamente le nostre affermazioni, ecco una cronologia sintetica dei fatti avvenuti tra la fine del secolo scorso e i primi dieci anni di quello attuale.

Con delibera di G.R. 6206 del 18.12.02- Pit Grande Reggia era previsto l’interramento di Viale Douhet per l’importo di 9.863.681,69 € di cui 8.384.129,44 a carico del Por e 1.479.522,25 € a carico del bilancio comunale;

con delibera di G.C. 601 del 12.9.03 si prendeva atto del parere dell’avvocato amministrativista Laudadio espresso in data 12.8.02 e quindi si dava mandato al Dirigente Rup Ing. Alfredo Messore di eleggere il Concessionario Cogein e di completare l’iter procedurale;

il 24.6.04  veniva stipulato contratto attuativo della concessione di progettazione, costruzione e gestione tra il Comune ed il Concessionario Cogein;

con delibera G.C. n. 854 del 4.11.05 si approvava il progetto esecutivo;

in data 10.11.05 la Direzione dei lavori ha consegnato questi ultimi ed il termine per l’ultimazione era fissato in 24 mesi (10.11.07).

E fin qui siamo nel perimetro di azione e di attuazione dell’amministrazione di Luigi Falco.

Nella primavera del 2006 vince le elezioni, battendo al ballottaggio Paolino Maddaloni, l’ingegnere Nicodemo Petteruti, che nello studio di Pagano aveva lavorato per anni e che per l’imprenditore rappresentava una sorta di polizza vita.

E invece accade che Petteruti sotto la spinta di molti consiglieri comunali e di qualche spiffero proveniente anche dalla Procura, blocchi tutto.

In data 6.12.06 il C.C. ha stabilito di non realizzare l’interramento di Viale Douhet ;

tutti i soldi furono utilizzati per completare i campetti che da un costo iniziale di 9 milioni vennero a costare alla comunità casertana 18 milioni di euro.

Il sottoscritto, sulla vicenda, impostò la copertina di un magazine che al tempo dirigeva. Il titolo era: “Le piantine d’oro di Pagano”, perché quel vagone di quattrini fu giustificato soprattutto dalla piantumazione di alberelli di cui naturalmente si sono perse le tracce.

Insomma, Pagano non perse un euro e non si sporcò nemmeno una manica per i lavori di viale Douhet.

In questo caso, dunque, non si può certo dire che tra il Comune di Caserta e il Consorzio Cogein a guadagnarci non sia stato quest’ultimo

Ma veniamo alla rivendicazione della cifra di 5.900.000,00 euro del Consorzio inserita, insieme a tanti altri soldi, nella massa passiva del dissesto.

Ritorniamo a Falco. Con delibera di C.C. n.31 del 7.4.03 veniva approvato il Piano triennale delle opere pubbliche ed inserito nell’elenco dei lavori l’intervento incluso nel P.I.T. Grande Reggia concernente la realizzazione di un’area attrezzata e parcheggio Carlo III/b per l’importo di € 25.394.700,00 da finanziarsi con fondi pubblici per il 53,5% e con capitali privati per il 46,5%;

entro i termini previsti perveniva proposta di promotore da parte del Consorzio Cogein con un quadro economico che prevedeva una cifra totale di investimento di 56.100.000,00 di euro;

con delibera di G.C. n.131 del 23.2.04 veniva approvato il progetto preliminare dell’opera che consisteva nella sistemazione dell’area in superfice a piazza e nella creazione di 1100 posti auto e di un centro commerciale di 22.000 mq interrati con sbocco in direzione Viale Carlo III;

con determina dirigenziale del 29.7.05 n.103 veniva indetta gara per l’affidamento in concessione della progettazione definitiva ed esecutiva, nonché la realizzazione e gestione dell’area per 45 anni;

con verbale di gara del 15.9.05 si diede atto che entro il termine previsto dal bando non era pervenuta nessuna istanza di partecipazione e quindi che il promotore, Consorzio Cogein, aveva maturato il diritto ad aggiudicarsi la concessione.

A questo punto arriva Petteruti col centrosinistra, ma Pagano resta l’imprenditore più amato dalle amministrazioni.

Con determina dirigenziale n.68 del 28.12.06, si affidava la concessione di progettazione, esecuzione e gestione dell’intervento al Consorzio Cogein;

l’intervento prevedeva a carico del bilancio comunale fondi per  € 2.158.594,50;

fondi corrisposti dal Comune di Caserta al Consorzio ancora prima di iniziare i lavori dopo la sottoscrizione del contratto avvenuto il 12.4.2007 nonostante l’opera fosse palesemente illegittima, come poi risultò. Questo colpo di classe reca la firma prestigiosa di un vero e proprio re delle cucine degli orrori ubicate al Comune di Caserta: Maurizio Mazzotti.

Successivamente il contratto venne revocato, a dimostrazione che si trattava di una procedura illegittima. Pagano aveva costruito l’idea che esistesse una sorta di giurisdizione alternativa in grado di assumere decisioni contraddittorie rispetto a quelle prese dagli organismi classici. Ecco dunque irrompere sulla scena il solito arbitrato che si concluse con un secondo colpo di classe di Mazzotti, il quale, dopo aver anticipato con largo e ingiustificato anticipo i due milioni e passa di euro a Pagano, dimenticò di indicare che al Consorzio Cogein erano stati già versati i 2.158.594,50 di euro.

Si concluse con la condanna del Comune a versare 5.900.000,00.

Concludendo l’ingegnere Pagano senza aver nemmeno iniziato l’opera, perché ripetiamo illegittima, ha prima intascato oltre 2 milioni e poi ha acquisito il titolo creditorio di 5milioni e 900 mila euro per lavori mai fatti, frutto non di opere prestate, né di una sentenza di un Tribunale di Stato.

Questo per quanto riguarda Cogein. Poi per Sace, cioè relativamente al capitolo-monnezza, vi racconteremo in maniera approfondita, perché lì veramente siamo al paradosso dei paradossi, con gli amministratori comunali dell’epoca condannati pesantemente dalla Corte dei Conti per aver modificato il contratto e Pagano che, ancora una volta, costruisce un titolo creditorio in maniera contrastante con ciò che un Tribunale dello Stato aveva sancito.