CASERTA. Parco dello sport, della scienza, delle arti: ecco cosa la chiesa vuole fare del Macrico. Tanzarella: si ignora l’esistenza dei vincoli

8 Aprile 2023 - 09:05

L’intervista al portavoce del Comitato Macrico Verde.

CASERTA (pasman) – La Fondazione Casa Fratelli Tutti, l’ente diocesano istituito nel maggio 2022 ed incaricato del progetto di rigenerazione urbana dell’area ex-Macrico secondo gli intendimenti della curia casertana, sta adempiendo con solerzia ai suoi compiti. Con una composizione ai limiti del pletorico ed una componente ingegneristica di scelto livello che fanno interrogare sui costi che incontra, è anche venuta precisando, rispetto ad una genericità iniziale, il suo scopo.

Il quale, come avevamo già colto da tempo, non è quello di realizzare un parco pubblico di verde integrale, come si era lasciato immaginare giostrando, ai fini del consenso, con l’ambiguità di tale qualificazione urbanistica, che consente di immaginare di tutto.

Lo scopo, stando all’ultimo, fondamentale documento stilato dalla Fondazione ed intitolato “Il Macrico come parco per l’innovazione sostenibile, le arti e la salute”, viene propriamente così indicato: <<La Fondazione di Partecipazione e il progetto di rigenerazione urbana hanno come scopo prioritario la promozione verso la comunità insediata nel territorio casertano di servizi sociali, culturali, educativi, formativi, ricreativi, sportivi, assistenziali, di innovazione e trasferimento tecnologico idonei a migliorare la qualità della vita e l’attrattività economica di Caserta e della sua comunità >>. Dove, forse con lapsus freudiano, il riferimento al verde neppure compare.

Altro che garantire finalmente a Caserta ciò che tutte le città minimamente evolute hanno da sempre ed ossia un’area pubblica di verde incontaminato, per soddisfare un’esigenza umana primaria che è il contatto con la natura. Un polmone verde indispensabile alla città, ancor più ora, con l’ennesima e vasta ondata di cementificazione che la sta investendo cinicamente. Qui siamo quasi al livello di propositi di palingenesi cittadina. Persino si sostiene un aleatorio obiettivo di sviluppo economico, che non appartiene strettamente neppure all’ente comunale, quanto al mercato.

Si progetta, andando nel dettaglio, un Parco della Cura e Sport Academy, un Parco della Scienza per l’Innovazione Sostenibile e Villaggio dell’Economia di Francesco, un Parco delle Arti, un Parco della Biodiversità. E ciascuno di questi parchi ha a sua volta proprie articolazioni. Per rendere l’idea, facciamo il caso del Parco della Scienza, che prevede “laboratori destinati alla ricerca e alla formazione gestiti in collaborazione tra istituzioni universitarie e centri di ricerca scientifica, operatori e imprenditori internazionali strategici per l’ecosistema locale dell’industria e dell’innovazione…”.

I toni ed i temi sembrano ostentare un iperprogressismo di maniera e blandiscono le più varie sensibilità sociali. Ma siamo, né più né meno, alle proposte che nel corso degli anni gli amministratori comunali, costretti ad un certo punto, dalla contrarietà popolare, ad abbandonare l’idea della diretta speculazione edilizia privata che subito si era affacciata, si sono inventati in via alternativa per l’obiettivo reale avuto di mira, che era quello di costruire comunque nell’area, fossero essi edifici residenziali o palazzi di edilizia pubblica.

Dunque, la curia immagina – legittimamente, ovviamente, quale proprietaria della superficie – l’area del Macrico come principalmente destinata ad una pletora di funzioni sociali e civili, con l’incidenza notevole di strutture, persone e mezzi che esse comportano, mentre per il verde che residua da tale impostazione in qualche modo si farà. L’antitesi del parco cittadino a verde integrale, con il ribaltamento del fulcro dell’intervento

Si capisce bene che una pianificazione di tale ampiezza e portata significa surrogare, in un certo senso, l’ente comunale nelle proprie funzioni di infrastrutturazione del territorio, tanto che molte delle proposte della Fondazione duplicano se non triplicano quelle municipali contenute nel coacervo di progetti varati ultimamente nell’ambito del PNRR e di altri piani di sviluppo territoriali. Ma ciò certamente non dispiacerà al sindaco Marino, che non ha mai fatto mistero del fatto che non ha remore a che si costruisca all’interno del Macrico. Ed anzi sarà ben lieto di schermirsi con la figura del vescovo.

A questo punto, non si comprende che senso abbiano le audizioni consultive con le associazioni e le istituzioni casertane che la Fondazione sta conducendo da qualche tempo, se le scelte di fondo sulla destinazione dell’area sono già state fatte, salvi i ritocchi. Non si può che pensare ad un’operazione di facciata, alla quale per fortuna non tutti si prestano.

Difatti, la scorsa settimana è stata sentita la delegazione del Comitato Macrico Verde, il più titolato – pensiamo – ad esprimersi alla stregua della sua storia, delle sue iniziative, del seguito cittadino, delle sue lotte, delle competenze che riunisce e della sua credibilità anche in termini di imparzialità, composta dai presidenti di Italia Nostra, WWF e Banca Etica.

E ci risulta che i tre esponenti si siano espressi in modo molto critico rispetto al progetto e sappiamo che a giorni il Comitato diramerà un comunicato stampa per riferire dell’incontro.

Nell’attesa del documento abbiamo voluto sentire il professor Sergio Tanzarella, che, com’è noto, è portavoce, assieme con l’architetto Maria Carmela Caiola, del Comitato. In particolare, nell’intervista che ci ha concesso e della quale lo ringraziamo, abbiamo posto il tema dei vincoli storico-culturale che sono vigenti sull’area e di cui il Comitato stesso è stato in qualche modo artefice anche in sede giurisdizionale. In ordine ai quali vincoli la Fondazione ci pare che stia un poco facendo i conti senza l’oste. E pur vero che nel suo documento di cui dicevamo all’inizio il problema è affrontato, ma ci pare risolto in maniera sbrigativa. Richiama, difatti, il vincolo apposto con decreto n. 436 del 2008, che però ci risulta superato da quello riapposto con decreto n. 1865 del 2013. Il quale ultimo, peraltro, è stato confermato nella sua validità con sentenza definitiva del Consiglio di Stato del 2014, pronunziata a seguito di ricorso presentato dall’Istituto di Sostentamento del Clero della diocesi casertana che ne chiedeva il disconoscimento.

CasertaCE.net: Professore Tanzarella, che cosa pensa dell’attività finora svolta dalla Fondazione Casa Fratelli Tutti?

Prof. Sergio Tanzarella: “Questo grande attivismo degli amministratori e dei progettisti non solo non si impegna a spiegare come mai si progetta senza conoscere la destinazione urbanistica dell’area da parte del Comune, ma sembra che ignori la esistenza dei vincoli”.

CasertaCE.net: E’ ipotizzabile che, da parte della Fondazione, venga perorato presso il Ministero della Cultura e la Soprintendenza regionale il superamento dei vincoli con una loro abrogazione cancellazione o persino una sospensione?

Sergio Tanzarella: “Sono davvero curioso di sapere a quali rocambolesche interpretazioni dei vincoli e a quali legulei ricorrerà la Fondazione per bandire le leggi. E quali capriole della burocrazia farà il Ministero e la Soprintendenza per smentire se stessa a distanza di appena 10 anni. Intanto la progettazione “distruttiva” dell’area procede a prescindere dai vincoli i quali non prevedono possibilità di nuove costruzioni né valorizzazione di cubature. Ma su questo interverremo a giorni come risposta ufficiale alla audizione avuta come Macrico con i tecnici e i membri della Fondazione. Audizione che abbiamo avuto come altri. Ma su questo non anticipo nulla”.

CasertaCE.net: In attesa del documento collegiale del Comitato Macrico Verde, qual è la sua personale opinione?

Sergio Tanzarella: “Per il momento come semplice e sprovveduto cittadino mi limito a chiedere ingenuamente cosa è e sarà dei vincoli del 2008 e del 2013. Come storico mi chiedo come sia possibile prescindere dallo spirito del decreto legislativo 42 del 2004. La questione non è il manufatto singolo ma la complessiva destinazione dell’area. E’ nell’origine e nel suo uso come fonte storica sopravvissuta che questa va tutelata. La sentenza del Consiglio di Stato non lascia dubbi, cercare scorciatoie o favori o “temporanee sospensioni” è palesemente illegale oltre ad essere moralmente riprovevole. La mia sensazione è che la Fondazione o i suoi tecnici ci abbia sottovalutato illudendosi di avere a che fare con un gruppetto di buontemponi velleitari cui concedere un orticello o una sede. Mi spiace molto per loro. Non ci intimidiscono gli studi professionali internazionali o i grandi titoli dei consulenti”.