CLAN DEI CASALESI. Walter Schiavone aveva allungato le mani su un grande giro di prostituzione

31 Agosto 2021 - 11:22

Nell’intercettazione che pubblichiamo in calce, Francesco Dell’Imperio parla dell’accordo con un certo Jeffry, il quale avrebbe dovuto versare costantemente delle somme a titolo estorsivo, in modo da poter svolgere tranquillamente le proprie attività criminali che riguardavano anche il settore della droga

 

CASAL DI PRINCIPE  – Negli ultimi anni, cioè da quando il nome di Walter Schiavone, terzogenito del boss e fondatore del clan Francesco Schiavone Sandokan è diventato un target stabilmente inquadrato dalla cronaca nera e da quella giudiziaria, ci si è chiesti – noi, quantomeno, l’abbiamo fatto – quale fosse il confine delle sue attività criminali. Perchè al di là dell’attività di distribuzione di prodotti lattiero caseari, a partire dalla mozzarella, delle sue società costituite ad hoc e al di là di qualche scaramuccia connessa a questa iniziativa imprenditoriale, non si era andati.

In poche parole, Walter Schiavone aveva superato il confine che potremmo definire della maggiore età criminale impegnando se stesso e le persone a lui vicine nell’attività più tradizionale, oseremmo più classica, di tutte le mafie e di tutte le camorre? In poche parole, Walter Schiavone svolgeva un’attività estorsiva in maniera diretta, una richiesta di pizzo propriamente detto visto che tutto ciò che era connesso alle due imprese di distribuzione, cioè la Bianco

Latte e I Freschissimi, esplicava lo stesso una modalità estorsiva, ma questa non consisteva in un passaggio diretto di somme, frutto di una richiesta in cambio di protezione oppure di libertà a delinquere garantita a cellule della cosiddetta micro criminalità.

In poche parole, Walter Schiavone, Antonio Bianco, Armando Diana compravano la mozzarella, aprendo una posizione debitoria nei confronti dei venditori e poi, nella maggior parte dei casi, non versavano il corrispettivo, compiendo dunque una estorsione che però non si definiva attraverso le sue coordinate giuridiche, così come previste dal codice penale. Nell’intercettazione che abbiamo scelto stamattina, c’è un racconto che Francesco Dell’Imperio, cioè uno degli uomini vicini al gruppo di Schiavone, fa in auto al suo amico D.M..

Un racconto che apre una visualizzazione nuova, rimettendo Walter Schiavone nei canoni del crimine associativo, del crimine camorrista. Dell’Imperio racconta di un certo Jeffry, marocchino e titolare di un giro di prostituzione e di droga lungo il litorale domizio che, a dire il vero, una volta non era neppure un luogo degli Schiavone, essendo state queste attività provento di gettito estorsivo da parte del gruppo dei Bidognetti, di Luigi Guida o’ drink, di Setola, che non a caso, dopo essere evaso, compie una strage di africani il 18 settembre 2008 (6 morti che seguirono di qualche minuto l’altro omicidio di Antonio Celiento), con l’obiettivo di punire quelli che riteneva, a ragione o a torto, soggetti esercenti nel ricco mercato della droga del litorale e che approfittando dei problemi del gruppo Bidognetti, del fatto che tutti i big criminali fossero in carcere, si erano in pratica ribellati al patto storico di versare una quota estorsiva nelle casse dei successori di Francesco Bidognetti detto Cicciotto ‘e mezzanotte.

Nel racconto di Dell’Imperio, Walter Schiavone avrebbe raggiunto un’intesa con questo Jeffry che versava periodicamente una somma al clan dei casalesi. Un rapporto non solidissimo, però, visto e considerato che quando Walter Schiavone non andò lui, ma mandò proprio Dell’Imperio, Jeffry non volle pagare. A quel punto, l’emissario di Walter Schiavone disse al marocchino che Walter di lì a poco avrebbe incontrato il padre Francesco Schiavone Sandokan, il capo dei capi.

Siccome questo incontro tra Walterino e Sandokan non si verificò in quei giorni e in quei mesi, il gip del tribunale di Napoli Isabella Iaselli, che ha firmato l’ordinanza che ha condotto all’arresto dello stesso Walter, di Antonio Bianco e di altri, utilizza il racconto di Dell’Imperio per affermare che Walter Schiavone si muoveva come un camorrista, come un esponente di spicco del clan, anzi come il discendente diretto di chi questo clan aveva fondato, di chi aveva ancora un nome che, nonostante i 23 anni di carcere, scaduti un mese fa, è ancora capace di incutere timore se non addirittura terrore.

Ovviamente questo serve al giudice per rafforzare la rituale formula che consente la contestazione dell’articolo 416 bis. Quella formula che avete letto centinaia di volte: “Avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento che ne deriva“.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA

“§ 7.6. Il ruolo di controllo e sfruttamento svolto da Walter Schiavone sulle attività illecite svolte da terzi nella zona.

Di seguito verranno analizzate le intercettazioni ambientali numeri 6925 e 6926, registrate ancora a bordo della Fiat Panda di DELL’IMPERIO Francesco, relative ad una conversazione intrattenuta con il suo amico M.D.. Particolare attenzione dovrà dedicarsi ai pasaggi riguardanti la famiglia Schiavone, dai quali emerge ancora una volta  il ruolo da essa ricoperto all’interno del clan, con specifico riferimento al condizionamento delle attività illecite svolte da terzi nella zona.

Di seguito si riportano i passaggi rilevanti delle registrazioni in questione.

Prog. n. 6925 del 25/2/2016 17.33.14 (R.I.T. 4348/15 – Allegato nr. 11)

L’autovettura è in sosta in via Giovanni Pascoli, dove Francesco DELL’IMPERIO sta discutendo con qualcuno (che nel progressivo precedente ha chiamato D., n.d.PG)… conversazione incomprensibile perchè lontani dall’auto monitorata. Poco dopo risalgono in macchina lo stesso Francesco e l’amico D., che si individua per  M. D.. 

(…) Francesco poi dice all’amico D. che lo ha salvato, con il prestito e che ben presto restituirà quanto dovuto, aggiungendo di aver un’idea al riguardo di come fare tanti soldi; Ore 17:38:58

(…) Francesco: Hhh… duemila… tremilaquattro e novanta, dico: ” non li voglio, mi devi dare tre e cinque!” … breve pausa… ma non esiste, quello è “Jeffry” un marocchino, non esiste, è forte assai! … Questo… questo sai dove lo… tu te lo ricordi pure tu, …incomprensibile… sopra all’ospedale ad Aversa, una volta andammo io e te; E stavano questi Marocchini lì fuori a parlare;

D.: All’ospedale di Aversa? (non ricorda, ndr)

Francesco: Eh, io insieme a te pare che andai; O insieme a te o insieme a Girolamo;

D.: incomprensibile… quando incontrasti a quello;

Francesco: Mannaggia la ma… (ride a squarciagola, avendogli ricordato un fatto, ndr) no quella volta, no quella volta; (continua a ridere, ndr)… Mi pare che andai insieme a Girolamo, tu lo mandasti da “Francucc”;

D.: Ah… incomprensibile…

Francesco: Perchè andò Girolamo dentro e io a parlare con questi qua… incomprensibile… “cumbà -dissi- mi pare che ti ho visto da qualche parte”… disse lui, disse: ” no io sono di… Castel Volturno”;

D.: “Imma fà altri servizi”

Francesco: E siamo stati sempre in contatto; Spesso stiamo sempre là; Guagliò un sacco di donne tiene là;

D.: Vogliamo andare?

Francesco: Ah-ah;

D.: Pure le “nere”?

Francesco: Ah… ma le “nere” però quelle non … incomprensibile… quell’altro, quell’altro…

 

Fine conversazione per termine progressivo, continua in quello successivo.

 

Prog. n. 6926 del 25/2/2016 17.41.17 (R.I.T. 4348/15 – Allegato nr. 13) 

(…)                                                              

Francesco: Non gli diamo niente, noi perciò stiamo sempre per di là;

D.: Tieni qualche fotografia di qualche “nera” di queste? Non se le fanno fare le fotografie queste “nere”?

Francesco: “a-la’ ci danno i soldi”

D.: Le fotografie non se le fanno?

Francesco: Manda cocaina, manda roba di tutte le maniere, manco i cani; “Francesco ma amico mio…?”… (abbassa ulteriormente il tono di voce, ndr) incomprensibile… i soldi a Gaetano… incomprensibile… deve avere sei-settemila euro, però ha detto: “non ti preoccupare”

D.: (ride)…

Francesco: settemila euro, Walterino ha avuto tre-quattromila euro! Perchè stanno…

D.: Ah?

Francesco: Ha avuto tre-quattromila euro “Walterino” (ridendo, ndr); … Questo… incomprensibile… e cinque;

D.: Hè… e si spendeva i soldi; (ridecchiando, ndr)

Francesco: Io tenevo pure i “self” con lui… incomprensibile… insieme a questo “nero”;

D.: Si?

Francesco: Non li tengo più oj;

D.: Questo …incomprensibile… tre e cinque questo?

Francesco: Eh no, me li dà!

D.: Questo è un “baccalà” allora… (ridendo, ndr)

Francesco: No Daniè, con tutti quelli che ho avuto a che fare, non ci stanno più serie di questo! “quello è una cosa, quello incomprensibile… lascia stare, chi è il …incomprensibile…?

D.: Non lo conosce? (conosce, ndr)   

Francesco: No; Cioè lo conosce… però non… vado io quando è qualcosa (necessario, ndr);

D.: Tu mi dicesti… comunque si conoscono;

Francesco: Non si conoscono! Sono io che ho messo la “bacchetta” in mezzo: “barbone là arrabbiato” (simula accento extracomunitario, ndr) … “ma io qua dare a qualcuno al… al capo tuo”…  Walterino: “Francè ma non ce lo dà un mille euro questo, un mille euro quello?” … “Walterì, aspè mo vado là” Perciò quando sto sempre al Villaggio: “Jeffry!!!”… “Francè non chiedere soldi, perchè stamattina arrestato …incomprensibile…bordello!” …

“Jeffry… lo sai, amicizia rompiamo tutto; amico mio colloquio papa’ … incomprensibile… colloquio voi -dice- mandare soldi”;

D.: Francè quanto serve? (prova ad anticipare, ndr).

 

Per il prosieguo dell’intercettazione, che si diffonde anche su dettagli personali, si rinvia all’informativa di PG.”.

 

Si è al cospetto, anche a giudizio dello scrivente, di un’altra attività captativa molto importante. Le frasi proferite da DELL’IMPERIO Francesco sono infatti sintomatiche della circostanza che  il cittadino marocchino Jeffry avrebbe elargito importanti somme di denaro a Walterino, ossia a SCHIAVONE Walter e a Gaetano, ovvero a DIANA Gaetano, entrambi esponenti del clan dei Casalesi con ruoli di spicco, potendosi ragionevolmente presumere che la dazione era finalizzata ad ottenere l’autorizzazione alla gestione della prostituzione e del traffico di stupefacenti sul territorio di Castel Volturno. Tale ipotesi risulta avvalorata dal trattamento di favore che DELL’IMPERIO Francesco riceveva da Jeffry, il quale riconosceva in lui un appartenente all’organizzazione alla quale, in sostanza, era sottomesso.

Dal prosieguo e dal tenore complessivo della conversazione, si deduceva anche che D. M. intendeva sapere se SCHIAVONE Walter conoscesse Jeffry di persona e Dell’Imperio rispondeva che si conoscevano, tuttavia egli faceva da mediatore, evitando che i due trattassero direttamente i loro affari, forse per evitare che il figlio di Sandokan si esponesse di persona, attirando le attenzioni degli investigatori.

Ed invero:

“Ad un certo punto della conversazione, Francesco Dell’Imperio affermava che Walter Schiavone gli aveva chiesto di andare a chiedere dei soldi a Jeffry il quale, adducendo l’arresto di un suo uomo, asseriva di non poter corrispondere il denaro richiesto per il conseguente danno economico.

Dell’Imperio, allo scopo di intimidire Jeffry e costringerlo a dargli il denaro, gli avrebbe detto che rischiava una rottura dei rapporti se non avesse provveduto ad ottemperare alla richiesta economica, evidenziando un prossimo colloquio di Walter Schiavone con il padre Francesco “Sandokan”, evidentemente ancora temuto e rispettato da tutti, il quale avrebbe certamente disposto la dazione di tale somma a titolo estorsivo da parte del marocchino. Dai successivi riscontri (cfr. pag. 57, inf. di PG 1° luglio 2018, cit.) non emergeva la circostanza di un successivo colloquio tra Schiavone Walter e il padre, argomento evidentemente utilizzato al solo scopo di intimidire ed esercitare sulla vittima la forza persuasiva derivante dal carisma criminale evocato dal nome di Sandokan e dei figli che ne hanno, appunto, ereditato il ruolo, sia pure non al suo livello, nel clan”.

Si tratta, insomma, anche stavolta, a parere dello scrivente GIP, di un’attività di indagine, segnatamente di carattere captativa, dalla quale trae scaturigine, ancora una volta, la forza e il potere criminale di un sodalizio criminoso –come quella per cui è procedimento- che ostenta ogni giorno la sua capacità di annichilire sia i clan antagonisti che i cittadini, in una reiterata opera di controllo capillare del territorio.

In particolare, poi, a dimostrazione, ancora una volta, dell’invasività del clan, del controllo capillare e certosino del territorio e delle altre attività illecite depone anche la seguente attività di indagine, che è opportuno riportare integralmente ai fini di un’esaustiva e compiuta ricostruzione dei fatti per cui è procedimento. ciò allo scopo precipuo della dimostrazione dell’esistenza e della pervasiva presenza del clan per cui è procedimento e della piena vitalità dello stesso (come sempre verranno evidenziati, con il presente carattere ed accorgimento grafico, i passaggi più salienti per questo GIP che dimostrano la pervasiva attività e vitalità del clan, relativi alle conversazioni oggetto dell’attività di captazione):