CORONAVIRUS. LA POLEMICA. Il sindaco di Parete vuol fare i test rapidi a tutta la popolazione. Russo dell’Asl lo attacca senza un perché. Ormai la gestione della sanità casertana è diventata una macchietta

15 Aprile 2020 - 18:09

PARETE (Gianluigi Guarino) – L’unica reazione che la Regione Lombardia ha prodotto attraverso una reazione dell’assessore al Welfare Gallera all’iniziativa del sindaco di Robbio, comune di circa 6mila anime della provincia di Pavia, non è stata certo una proibizione. Piuttosto è apparsa come un annuncio finalizzato a dimostrare che la Regione si è resa perfettamente conto della necessità di sottoporre quantomeno a dei test rapidi preliminari l’intera popolazione e che si impegna a farlo dal mese di giugno.

Il sindaco Roberto Francese ha risposto che lui non avrebbe cambiato idea e che siccome molti suoi concittadini stavano morendo, probabilmente di coronavirus, senza aver avuto neppure una diagnosi, lui avrebbe sottoposto al test rapido ognuno dei 6mila residenti.

Siccome il sindaco è sempre la massima autorità sanitaria del proprio comune, anche se questa funzione, stretta tra i poteri emergenziali assunti dal governo nazionale e le competenze pressoché esclusive che le Regioni hanno in tema di gestione della sanità territoriale, è stata in pratica azzerata nel periodo del coronavirus, può ancora dire la sua e anche anche assumere decisioni, se questi suoi atti di potestà non sono in difformità con i decreti nazionali del governo, che stabiliscono la cornice dentro alla quale, per esempio, anche alle Regioni è stato dato il potere di produrre, a loro volta, ordinanze più restrittive rispetto ai provvedimenti governativi.

Cosa può produrre di male la disposizione, assunta da un sindaco, di sottoporre, mettendo a disposizione risorse finanziarie del suo Bilancio, un’operazione di screening della popolazione? Niente. L’unico sindacato che le Regioni, attraverso le Asl, possono svolgere, è quello relativo al prodotto scelto per l’effettuazione dei test. Ma le marche che girano sono sempre, in linea di massima, le stesse.

Per cui, se un sindaco si organizza da sé, stipulando una convenzione con un laboratorio d’analisi accreditato e in grado di svolgere la propria attività per effetto di una certificazione ottenuta, il governo e le Regioni a quel sindaco dovrebbero fare un monumento, dato che non solo velocizza i tempi dello screening, ma almeno in prima battuta utilizza soldi propri.

Arrivi in Campania e ti imbatti in una situazione completamente diversa. Il sindaco di Parete Pellegrino, sulla scia di quello di Robbio, ha fatto partire la procedura per individuare rapidamente una struttura che possa sottoporre tutti i cittadini di Parete al test ematico degli anticorpi. Apriti cielo: Vincenzo De Luca ha scelto delle persone per governare le Asl e le aziende ospedaliere che non posseggono competenze tali per poter ragionare anche un minimo con la loro testa.

Come i soldati dell’esercito di Creta dell’imperatore Cinni, si allineano al metodo del loro creatore senza possedere, però, la sua stessa abilità affabulatoria.

Perché De Luca di cavolate ne dice a iosa. Però le sa dire molto bene, al punto che chi non è informato sui fatti che tratta, cioè il 95% della popolazione, incamera la cavolata e fa anche scattare l’applauso. Il buon Ferdinando Russo, invece, vuol fare il De Luca senza esserlo.

Da un lato reagisce perché un sindaco ha osato fare quello che le Asl campane avrebbero già dovuto fare da un pezzo e che, per colpa esclusiva del governatore, non hanno fatto.

Dall’altro espone una serie di argomenti, a partire da quello relativo alla scelta tipologica dei test che appaiono poco consistenti, perché a Russo va ricordato, ammesso che lo sappia, che esiste nell’Asl un organo statutario che si chiama assemblea dei sindaci, che in teoria dovrebbe svolgere un’azione di controllo sull’attività dei dirigenti, ma che avrebbe potuto essere convocata almeno per una volta in funzione di una motivazione seria.

In quel contesto, Russo e il suo direttore sanitario avrebbero potuto comunicare ai primi cittadini, desiderosi di effettuare gli screening, quelle due o tre cosette importanti per rendere questi validi e sicuri. E invece no: piuttosto che pensare alla salute della gente, il direttore generale dell’Asl, che vuole imitare De Luca, seppur in scala uno a un miliardo, scatena la polemica con un intervento video con il quale scavalca, con rispetto parlando della sua persona di cui non dubitiamo, anche il record del ridicolo stabilito nei giorni in cui cambiava la localizzazione dei nuovi centri Covid ogni mezzo minuto.

La replica del sindaco Pellegrino ci sembra precisa e puntuale. I test rapidi sono quelli che usa anche la Regione e che un entusiastico dirigente di Federfarma ebbe a definire affidabili quando tutto il mondo scientifico del pianeta terra afferma il contrario.

Non risulta a Pellegrino, come non risulta a noi, che il governo abbia sottratto ai primi cittadini la possibilità di muoversi in questa direzione, anche perché sarebbe stata un’enorme stupidata farlo.

Se fossimo nei panni di Pellegrino non ci faremmo intimidire e completeremmo la procedura. Poi vogliamo vedere se la Regione Campania, attraverso l’Asl, trova, nelle norme vigenti, ammesso e non concesso che anche l’ordinamento giuridico sia stato sospeso da De Luca, una mezza riga o anche una sola sillaba che priva i sindaci della possibilità di fare un test a tutti i propri concittadini, prelevando una goccia di sangue – tipo misuratore domestico del diabete – senza esporre chi vi si sottopone ad alcun rischio.

 

 

L’ordinanza e l’intervento del sindaco Vito Luigi Pellegrino:

ORDINANZA SINDACALE – Acquisto Test Rapidi per la ricerca degli anticorpi anti-Covid19 revdef.pdf

Ricordo che i test rapidi sono gli stessi utilizzati dalla Regione e somministrati al personale ospedaliero, hanno marcatura CE e sono in libera vendita nelle Farmacie. Il sindaco non ha “autorizzato” nessuno e tantomeno mi risulta che ci sia la necessità di una particolare “autorizzazione” per somministrare tali test “pungidito”. Basta essere medico. Altrimenti qualcosa è saltato nel sistema sanitario regionale. Addirittura mi risulta che molte aziende hanno comprato i test e li hanno somministrati ai propri dipendenti nell’ambito della propria politica di sicurezza sul lavoro. Anche molti Comuni d’Italia e della Campania hanno comprato tali test per fare uno screening comunale. Sinceramente non comprendo tale clamore. Personalmente non “sfido la Regione” che ha davanti un compito difficile e lungi da me voler animare polemiche. Vorrei solo tutelare al meglio la salute dei dipendenti comunali e dei miei concittadini. Ricordo che il provvedimento è stato strutturato con la consulta comunale sanità e con tutti i medici di famiglia di Parete ed è stato approvato con parere unanime di quest’ultimi. I test saranno somministrati esclusivamente alle persone che già ora sono a contatto con il pubblico: dai dipendenti comunali, ai dipendenti delle farmacie e dei supermarket. Persone che ogni giorno è a contatto con tantissimi cittadini. Quindi, non daremo alcuna “patente di immunità” per far uscire la gente da casa.
Si tratta di una scelta orientata ad avere una prevenzione in più. È evidente che si possa avere un margine di errore. Probabilmente in alcune situazioni si potrebbe chiedere un test ogni due settimane, almeno nella fase iniziale. Ma l’errore più grande sarebbe non fargli alcun tipo di test e lasciare queste persone a contatto con il pubblico quotidianamente con alta possibilità di contaminare altri in caso di paziente asintomatico. È evidente che in caso di positività bisognerà richiedere il tampone per le vie ufficiali per avere la certezza del contagio. Invece in caso di negatività L’affidabilità dovrebbe essere al 97%. Ricordo che i test verranno somministrati a tutti quei soggetti esposti che comunque non potrebbero avere un tampone se non hanno una sintomatologia. Quindi si tratta di una verifica e prevenzione in più e non sostitutiva del tampone.
Sappiamo bene che la soluzione migliore per tutti questi soggetti a contatto quotidiano con il pubblico sarebbe il tampone, ma non mi risulta esserci possibilità in considerazione della carenza organizzativa dell’Asl e della mancanza di reagenti. Se l’Asl garantisce il tampone a tutte le categorie indicate in ordinanza sospendo volentieri ordinanza e test.