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Di Nardi è una risorsa della repubblica: i suoi camion incendiati quando sono uscite le dichiarazioni. Il gasolio e le presunte mazzette date ad Enzo Ferraro

19 Aprile 2018 - 11:20

CASERTA(g.g.) Una breve premessa: un testimone del tempo più brutto, deteriore e deteriorato di quello che è stato il rapporto tra le imprese fornitrici dei servizi di raccolta e di smaltimento dei rifiuti, della qualità di Alberto Di Nardi, la repubblica italiana non l’avrà mai più a disposizione.

Questo è un giovane laureato brillantemente alla Bocconi di Milano che però è stato abbagliato dalla possibilità di diventare stra ricco in un settore ad altissimo valore aggiunto ma anche ad altissimo tasso di pericolosità. Siccome non era portato, l’hanno beccato così facilmente da innescare anche qualche commento ilare da parte di chi da anni racconta vicende giudiziarie connesse ai rifiuti.

Dal primo giorno successivo al suo arresto per la tangentopoli di Maddaloni, Di Nardi ha detto tutto. Ha sempre precisato quale fosse la parte de relato delle sue dichiarazioni, cioè la parte appresa da altre persone, comunque precisamente identificate, e la parte di cui aveva cognizione diretta.

Sulle sue testimonianze, bravi magistrati hanno potuto costruire atti giudiziari solidi che hanno portato, per esempio, ultimamente, al sequestro di molti beni appartenenti all’imprenditore Francesco Iavazzi con conseguente avviso di garanzia per quest’ultimo, per l’ex dirigente del comune di Caserta Carmine Sorbo e per altri.

Noi non sappiamo se l’incendio dei camion della Dhi avvenuto l’altra notte (CLICCA QUI PER LEGGERE L’ARTICOLO) sia di matrice dolosa o se è frutto di un incidente. Però è quantomeno sospetto che il fatto si verifichi quando i giornali, soprattutto questo giornale, rende pubbliche le dichiarazioni di Di Nardi, che il gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere Sergio Enea ha ritenuto avessero un rilievo a supporto delle sue decisioni.

Di Nardi è una risorsa per la repubblica italiana. Lo diciamo e lo ripetiamo. Ha guardato la sua carta d’identità e ha capito che forse i suoi studi, le sue competenze gli avrebbero consentito di voltare pagina completamente. Facendolo ha fornito notizie di grande pregio. E secondo noi, che lo conosciamo bene e che lo abbiamo inchiodato al muro diventando protagonisti della prima ordinanza sulla tangentopoli maddalonese, che a Di Nardi costò il carcere, non lo ha fatto solamente per uscire dal carcere ma perchè avendo una visione più larga della vita, ha ritenuto di liberarsi di un peso.

Oggi qui sotto raccontiamo un’altra storia, messa a verbale dopo che Alberto Di Nardi l’ha raccontata al pm Giacomo Urbano: il rapporto tra Francesco Iavazzi e l’allora vicesindaco di Caserta Enzo Ferraro. Di Nardi racconta che Iavazzi gli disse che ogni giorno Ferraro e la moglie riempivano i serbatoi delle loro auto con il gasolio gratuitamente dato dall’imprenditore di Capodrise, nella cui area operativa si recavano. Ma dice di più “l’ho visto anche con i miei occhi.” Insomma questa volta non è de relato.

Lo ridiventa quando racconta che Iavazzi gli diceva di avere un rapporto privilegiatissimo con Enzo Ferraro, a cui pagava tangenti inseguendo anche l’obiettivo di fare cappotto, ottenendo, per affidamento diretto, la gestione della frazione umida ma anche quella delal raccolta che in un primo tempo Iavazzi voleva agganciare consorziandosi con la Ecocar.

In quel periodo, dice Di Nardi, a Caserta giravano tanti soldi.

Poi c’è il discorso JuveCaserta a cui dedicheremo uno spazio specifico.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’INTERROGATORIO DI ALBERTO DI NARDI