ESCLUSIVO. Ecco la tariffa del casalese con “c minuscola” per riciclare i milioni degli Iorio, re della monnezza. Il perché (inquietante) dell’aggravante mafiosa

3 Febbraio 2024 - 14:41

Ecco in quali nazioni l’ex ragazzo che picchiò a sangue miss Caserta portava i soldi delle fatture false. Oltre tre milioni di euro ripuliti in banca. L’analisi approfondita dei primi cinque capi d’imputazione dell’operazione del nucleo di polizia valutaria di Roma della guardia di finanza, coordinata dalla Direzione Dristrettuale Antimafia di Napoli, relativo agli otto arresti per fatture false, riciclaggio e rapporti con il clan di Michele Zagaria (CLICCA QUI PER LEGGERE TUTTI I NOMI)

CALVI RISORTA/CASAL DI PRINCIPE – Sono 14 i capi di imputazione provvisori contestati dal Gip del tribunale di Napoli, Federica Colucci, su richiesta del pubblico ministero della DDA di Napoli, Giovanni Vanorio, a carico degli otto arrestati, ad esito del blitz di ieri mattina, venerdì, realizzato dal Nucleo speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza di Roma, con l’assistenza logistica del comando provinciale di Caserta che, nell’occasione, ha utilizzato i baschi verdi del Pronto Impiego della compagnia di Aversa.

Dalla lettura di questi quattordici capi, si evince che esistono almeno altri due indagati rimasti a piede libero. Precisamente, Annamaria Caliendo, congiunta diretta di Antonio Caliendo, arrestato e ora in carcere insieme a Luca Antonio Iorio, ancora, Maria

De Gaetano, moglie di Gaetano Marrapese, ristretto ai domiciliari, collaboratore diretto e testa di legno principale di Iorio, e, infine, Michele Napolitano.

Sono nomi che si evincono, ripetiamo, dai capi d’imputazione provvisori. Poi, magari, quando avremo a disposizione l’intera ordinanza potremo anche individuare la provenienza e la residenza del Napolitano, essendo già noti e facilmente deducibili quelli di Caliendo e di De Gaetano.

FINALMENTE LE CIFRE: ECCO QUANTO SI GUADAGNA RICICLANDO I SOLDI DELLA MALAVITA

Per come lavoriamo noi di CasertaCe, questa mattina abbiamo deciso di soffermarci sui primi cinque capi d’imputazione e, per come lavoriamo noi di CasertaCe, partiamo dal quinto.

Sapete perché? Tra gli esperti di camorra economica da anni si sviluppa un dibattito che non elabora delle risposte certe: ma la persona, insospettabile o meno, che fornisce se stessa, i propri servigi affinché più soldi possibili vengano riciclati, ossia ripuliti e sottratti al pericolo – che è tale per chi li fa delinquendo – di essere in futuro sequestrati e poi sequestrati, quanto ci guadagna? Qual è la somma che al camorrista, al presunto camorrista, al mezzo camorrista, al mezzo camorrista conviene spendere per mettere al sicuro quote di patrimonio frutto di ricavi illeciti?

Antonio Caliendo è divenuto arcinoto per una vicenda che più di dieci anni fa conquistò le cronache nazionali quando, da bel ragazzo dell’imrpenditoria di Casal di Principe spedì in ospedale con la milza spappolata la sua altrettanto bella fidanzata, Rosaria Aprea, da Macerata Campania, la quale aveva partecipato, da vincitrice della fascia di Miss Caserta, alle selezioni finali di Miss Italia, guadagnandosi un soggiorno nelle patrie galere.

L’uomo aveva stabilito un suo prezzo: il 10% delle somme mobilizzate attraverso il classico strumento delle false fatture.

In realtà un po’ più del 10%, perché nel capo di imputazione numero 5, relativo all’autoriciclaggio, senza aggravante camorristica, in quanto Caliendo non viene ritenuto dalla DDA un camorrista o legato al clan, quindi un casalese con la c minuscola, avrebbe ricevuto 912 mila euro su 8 milioni e 132 mila euro, dati da Iorio per fare false fatture.

Una cifra importante che Caliendo deposito un po’ dappertutto: Bulgaria, Belgio, Estonia, Germania, Gran Bretagna, Irlanda, lituania, Polonia, Spagna.

In poche parole, chi ripulisce danaro per 8 milioni di euro, ha convenienza a perdere il 10% del valore complessivo.

Dunque, la prossima discussione che avremo con poliziotti, carabinieri, finanzieri sulla vexata quaestio, potremo avere finalmente un parametro.

Il reato di autoriciclaggio contestato a Caliendo è esteso anche Nicola Ferri di San Marcellino e alla signora Ersilia Carano, arrestati e entrmabi ai domiciliari, i quali, come scritto nel capo d’imputazione provvisoria, concorrevano nei trasferimenti ed impieghi bancari.

CIO’ NON CI CONVINCE QUANDO LA DDA APPLICA IN UN CERTO MODO L’AGGRAVANTE MAFIOSA

Ora, possiamo analizzare la vicenda con maggiore ordine. Se siamo ancora in grado di leggere un’ordinanza, possiamo affermare che i due personaggi centrali della stessa sono (non a caso arrestati in carcere) Luca Antonio Iorio e Antonio Caliendo.

Però, siccome questa è anche una storia di “teste di legno”, come quasi sempre capita in casi simili, il capo uno, il più importante, viene dedicato da un lato a Iorio e dall’altro a Gaetano Marrapese.

Ai due viene contestato l’articolo due del decreto legislativo 74 del 2000, la dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti. Il conto complessivo di queste fatture equivale a quella somma da 8 milioni precedentemente scritta.

Marrapese viene coinvolto perché lui è il legale rappresentante della Ambienta srl. E qui succede una di quelle cose che ci lascia sempre un po’ perplessi rispetto a certe discrezionalità e a certe metodologie di lavoro della DDA. Ai due, infatti, viene contestato l’articolo 416 bis comma 1, una volta articolo 7 della legge del 1991, numero 203, dunque, l’aver favorito con questa attività la camorra, nello specie la fazione del clan dei Casalesi legata a Michele Zagaria.

Chi è e cos’è l’Ambienta srl? E’ la sostituta, la continuatrice della Casertana Recuperi. Ma questa informazione noi non l’apprendiamo per la prima volta da quello che viene scritto nel capo uno di questa ordinanza. Noi lo sappiamo e ancor di più lo sanno a Calvi Risorta e nell’agro Caleno, che la Ambienta è frutto di un’interdittiva antimafia tombale, confermata daii giudici amministrativi, che ha colpito la famiglia Iorio più di dieci anni fa.

In tanti sapevano (compresi noi) che gli Iorio avevano in mano la Casertana Recuperi e hanno continuato a fare gli imprenditori, utilizzando teste di legno, tra cui il principale è stato Marrapese, svolgendo in pratica le stesse attività. E allora è lecito chiedersi per quale motivo in dieci anni Ambienta srl non sia stata attinta né da provvedimenti interdittivi antimafia, né da un interesse specifico e motivato dell’autorità giudiziaria che, però, quando vuole, sa scrivere, come scrive oggi che Ambienta: “si poneva in diretta continuazione con la Casertana Recuperi“.

Per cui, essendo la società collegata all’imprenditore Vincenzo Abbate, diretta filiazione del boss Michele Zagaria e per questo condannato in via definitiva, anche la Ambienta è diretta filiazione dello stesso nucleo familiare di tipo camorristico. Dunque, ciò spiegherebbe la contestazione agli indagati del reato di agevolazione al clan dei Casalesi.

Dunque, per dieci anni, pur sapendo tutti, anche le pietre, che Ambienta srl era la fotocopia, neppure riveduta e corretta, se non tramite l’uso di qualche prestanome, della Casertana Recuperi, nessuno ha fatto nulla e si è permesso a Luca Antonio Iorio e a suo padre, Nicolino Iorio (79enne, ai domiciliari) di guadagnare una vagonata di milioni.

È come se la DDA a volte tenesse in tasca una riserva utilizzabile e la cacciasse fuori quando meglio le conviene, quando la può associare ad un reato fine. A dirla tutta, questa non ci sembra il massimo della vita nell’applicazione del principio costituzionale dell’applicazione dell’obbligatorietà dell’azione penale. Ma questa è l’Italia e l’Italia funziona così.

Rapida carrellata dei capi due, tre e quattro.

PARTIVA I BONIFICI E INDIETRO SONO TORNATI TRE MILIONI E MEZZO IN CONTANTI

Il secondo capo di imputazione è contestato a Nicolino Iorio, Antonio Luca Iorio e a Gaetano Marrapese. Si tratta del reato di autoriciclaggio nei confronti di Iorio junior e di Marrapese, ai sensi dell’articolo 648 ter, numero 1; mentre a Nicolino Iorio il reato di impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, come previsto dall’articolo 648 ter. Ovviamente, trattandosi del nucleo fondante del gruppo Ambienta, va da sé che ci sia anche l’aggravante camorristica dell’articolo 416 bis, comma 1.

L’autoriciclaggio trovava una sua prima fase costitutiva nel trasferimento di denaro, attraverso operazioni bancarie, dai conti dell’Ambienta, con la causale delle fatture, false per le operazioni inesistenti, ai conti correnti delle società di Caliendo, per una somma di 8 milioni.

Alla seconda parte della storia, l’impiego di denaro illecito, si univa anche Nicolino Iorio, per la raccolta miracolosa di queste somme da Caliendo e dai suoi collaboratori che in un anno è arrivato ad una somma superiore ai tre milioni di euro, trasformati in denaro contante pronto all’uso e al riparo dal tracciamento.

Come avvenivano questi prelievi di tantissimo denaro speriamo di scoprirlo nei prossimi giorni.

Il capo tre è contestato ad Antonio Luca Iorio, Gaetano Marrapese e Maria De Gaetano, come scritto in precedenza, questi ultimi due sono coniugi. Stando in questa contestazione l’attività di Ambienta, l’aggravante camorristica va da sé. Il tema è quello delle teste di legno, ovvero l’intestazione fittizia di una società: questo capo potremmo chiamarlo il segreto di Pulcinella, visto che non è mai venuto in mente a nessuno in quel di Calvi e in tutti quelli che conoscevano l’attività compiuta dagli Iorio nel settore del riciclaggio dei rifiuti (riciclavano tutto, anche la monezza), questa società potesse essere cosa diversa dalla diretta ascrizione a Nicolino e ad Antonio Luca Iorio.

LA FAMIGLIA “DI LEGNO” DI CUI TUTTO IL MONDO SAPEVA. E LE FATTURE FALSE DI CALIENDO CON LE SOCIETA’ DI CARTAPESTA

Per cui, rapidamente, vi diciamo che gli Iorio avevano intestato il 100% delle quote a marito e moglie. 60% a Marrapese e il 40% a De Gaetano. In ragione di queste quote, i coniugi si erano divisi un utile di esercizio per il 2021 di un milione e 137 mila euro. Sempre con fede aspettiamo il corpo dell’ordinanza per capire se li hanno intascati loro oppure, tramite giochi di prestigio bancari, questo utile è stato prelevato, trasformato in denaro liquido, in tutto o in parte consegnato agli Iorio.

Ultimo capo da noi esaminato oggi il numero quattro. Da qui entra in campo direttamente Antonio Caliendo e i suoi diretti sodali, Carano e Ferri.

Bisogna stare attenti. All’inizio dell’articolo abbiamo detto che l’aggravante camorristica esiste quando di mezzo c’è Ambienta e gli Iorio. In questo capo la famiglia di Calvi non è citata, ma l’aggravante, rispetto, invece, al citato capo 5, viene contestata.

Se, infatti, nel quinto capo viene contestato a Caliendo di prendersi la parte sua e di portarla all’estero, attività autonoma rispetto agli Iorio. In questo caso – il capo 4 – l’interazione con Ambienta c’è chiaramente.

Ovvero, l’accusa Caliendo, Ferri e Carano di aver emesso fatture per operazioni inesistenti da 8 milioni a favore della società degli Iorio, filiazione della Casertana Recuperi, collegata ad Abbate e quindi a Michele Zagaria, per questo aggravata dall’articolo 416 bis comma uno del codice penale.

Le società del cosiddetto Gruppo Caliendo, così definito dalla DDA, erano la AN.CA. Costruzioni generali, C.A. Costruzioni s.r.l.s., D.B.S. Costruzioni Scavi s.r.l.s., Edil Scavi 2017 s.r.l.s., Ge.Ca. Costrozioni Scavi s.r.l.s.

Di queste imprese restano sorpresi addirittura gli inquirenti non solo dell’assenza della sede operativa delle ditte, di dipendenti e mezzi aziendali idonei a quel giro di denaro e, incredibile ma vero, la mancanza conti bancari operativi in Italia.

Alla prossima puntata.