ESCLUSIVO. Embè? Ai tempi di Sandrino Diana gli appalti della Provincia andavano tutti al CLAN DEI CASALESI. E qual è la novità? L’arresto di Pezzella e Iorio, il non arresto….

27 Giugno 2020 - 18:32

Ci ha fatto particolarmente sorridere un passaggio del capo di imputazione provvisorio, in cui la dda parla di un concorso da parte di ignoti funzionari pubblici non identificati. Dopo aver riso un pò, siamo passati ad un altro e diverso argomento: il colpo di coda di Del Prete, successore di Sandrino, che un anno fa aggiudicò una gara da un milione e 600mila euro al solito duo Pezzella-Iorio

 

CASERTA(Gianluigi Guarino) Fortunatamente, noi di CasertaCe non abbiamo l’esigenza di trovare gravi indizi di colpevolezza nel senso giuridico dell’espressione, quale requisito fondamentale per applicare misure cautelari che limitino la libertà personale. Limite per limite, noi dobbiamo limitarci a raccontare la storia quando questa si associa ad inchieste incompiute, come rischia, almeno in parte, di diventare quella della dda che, stamattina, ha portato all’esecuzione di due misure di custodia cautelare ai domiciliari per altrettanti imprenditori, per i quali noi non incrociamo il fastidio di doverli presentare ai nostri lettori. Perchè Raffaele Pezzella, nato a Casal di Principe 55 anni fa, lì vissuto a lungo e poi “emigrato” a Maddaloni e Tullio Iorio, 46 anni, della omonima e rinomata famiglia di imprenditori edili di San Cipriano d’Aversa, sono stati spesso ospiti di questo giornale.

L’ultima volta accadde circa un anno fa, quando, con la franchezza che ci distingue e contraddistingue, scrivemmo un articolo in cui chiedevamo al presidente della provincia di Caserta se fosse arrivata finalmente l’ora in cui il dirigente del settore lavori pubblici Antonino Del Prete avrebbe usato la cortesia a quelle persone, purtroppo poche, che tengono alla corretta gestione dei danari pubblici e alla corretta erogazione della spesa pubblica, di andarsene in pensione (CLIKKA QUI PER LEGGERE QUELL’ARTICOLO DATATO 4 GIUGNO 2019).

La richiesta non era gratuita e fine a se stessa, ma era la conseguenza responsabile, logica dell’ennesimo nostro articolo che, con tanto di pubblicazione integrale dell’atto amministrativo firmato da Antonino Del Prete (clikkando nel link in alto potrete consultarlo tranquillamente in calce a quell’articolo), aggiudicava un garone da competizione ai soliti noti, cioè ad un’Ati formata dagli amiconi di sempre, alla fratellanza tra Comed srl di Raffaele Pezzella e dalla D’Alessandro Costruzioni srl della famiglia Iorio di San Cipriano.

Si trattava della costruzione di un auditorium o meglio sarebbe dire della ricostruzione dell’auditorium (uno già c’era da tempo), attiguo al palazzo di proprietà dell’amministrazione provinciale di via Ceccano a Caserta che, per anni, ha ospitato gli uffici del provveditorato agli studi. Il tutto per la non disprezzabile cifra di un milione e 600mila euro circa.

E allora, come possiamo stupirci davanti alla notizia che Raffaele Pezzella, del quale molto abbiamo scritto in passato anche per quel che riguarda certe operazioni maddalonesi, e Tullio Iorio risultano indagati e per ora, cautelarmente sono agli arresti domiciliari, per una never end story, la storia infinita degli appalti alla Provincia.

C’è un passaggio nell’unico capo di imputazione provvisorio di questa ordinanza ambiziosissima che improvvisamente, dopo molti anni, per effetto delle dichiarazioni di Nicola Schiavone, ha orientato i fari su un sistema tanto complesso nelle sue venature organizzative, quanto semplice e chiaro negli obiettivi da raggiungere.

Chi scrive, e quelli che ci seguono da tempo lo sanno fin troppo bene, non ha nulla da farsi perdonare sul terreno delle omissioni, del disinteresse, del disimpegno, relativo alla relazione impura tra politica, alte burocrazie e camorra. Chi conosce me e questo giornale sa quante energie abbiamo speso nel raccontare il meccanismo degli appalti fino a quando Alessandro Diana, Sandrino per gli amici, ha letteralmente spadroneggiato nell’ufficio tecnico e specificatamente nel settore dei lavori pubblici della Provincia, da vero intoccabile.

Lì, fermo, inossidabile, insostituibile, intoccabile. Cambiavano i presidenti, ma Sandrino Diana decideva sempre tutto lui sugli appalti, concedendo alla politica qualche briciola, ma solo ogni tanto, 150 forse 200 articoli abbiamo scritto descrivendo le procedure discutibilissime delle gare d’appalto. E tante volte, di quegli articoli, sono stati protagonisti Raffaele Pezzella e qualcuno della famiglia Iorio, Tullio Iorio in particolare, quest’ultimo in grande spolvero soprattutto ai tempi dell’amministrazione guidata da Sandro De Franciscis.

Per cui, quando l’anno scorso ce li siamo trovati di nuovo lì, aggiudicatari di un appalto, con un ribasso del 15%, letteralmente scomparso da ogni atto amministrativo, da ogni determina firmata da Antonino Del Prete, il successore di Sandrino Diana, l’indagine l’abbiamo chiusa a modo nostro, chiedendo l’immediato pensionamento di Del Prete che, a quanto ci risulta, in pensione ci è andato davvero.

C’è un passaggio, dicevamo prima: “(…) per far orientare, mediante contatti con funzionari pubblici, al momento, ignoti, gare di appalto di interesse di imprenditori del clan.”

Il gip del tribunale di Napoli ha scritto che solo per Raffaele Pezzella e Tullio Iorio esistono i gravi indizi di colpevolezza per il reato di concorso esterno in associazione a delinquere di stampo camorristico, risparmiandogli il carcere, chiesto dai pm della dda, ma spedendoli ai domiciliari più restrittivi che ci sono, cioè quelli che proibiscono ogni rapporto diretto, telefonico e telematico con persone estranee al nucleo dei conviventi; al contrario questi gravi indizi non esisterebbero per Alessandro Sandrino Diana e per l’imprenditore maddalonese Vincenzo Ferri che, nella formulazione accusatoria, viene indicato come l’uomo del riciclaggio, lo specialista in fatturazioni che consentivano alle imprese di Raffaele Pezzella e Tullio Iorio di costituire, unitamente all’attività di cambio assegni, quelle provviste in danaro contante, necessarie per corrispondere il 10% dell’importo sui lavori di ogni appalto al clan dei casalesi.

Raffaele Pezzella e Tullio Iorio sono tirati in ballo dal collaboratore di giustizia Nicola Schiavone, il quale li definisce persone a sua disposizione. Lo furono sia in occasione dei lavori per la costruzione della nuova sede dell’Itis Volta di Aversa e per l’ITCG Lener di Marcianise. Ma la torta di un’amministrazione provinciale che al tempo gestiva molti, ma proprio molti più soldi di quanti ne gestisca oggi, era grandissima. E se Pezzella e Iorio erano i soci di fatto della famiglia Schiavone, c’erano altri imprenditori che in questa ordinanza non sono indagati, che in questi appalti rappresentavano le altre gambe forti del clan, cioè Antonio Iovine ‘o ninno e Michele Zagaria.

Schiavone, però, i nomi li fa e anche in questo caso, nessuna sorpresa: i fratelli Mastrominico, Malinconico, Pasquale Pagano e altri, nella squadra di Antonio Iovine e gli ormai soliti noti Luciano Licenza, Giuseppe Fontana, Antonio Piccolo, Bartolomeo Piccolo, Raffaele Donciglio per la squadra di Michele Zagaria.

Sandro Diana svolgeva una duplice e fondamentale funzione: da un lato, secondo la dda, confezionava le gare in modo da orientarne l’aggiudicazione alle imprese dei vari cartelli criminali con cui lui stesso, direttamente, si era accordato a Casal di Principe, San Cipriano e Casapesenna; dall’altra parte, pianificava, sempre secondo i magistrati della Distrettuale, a monte, una ripartizione di cui poi le procedure di aggiudicazione rappresentavano una scontata conseguenza, con abili sceneggiature costruite attraverso imprese che venivano invitate “gentilmente” a non partecipare e altre imprese che, invece,  venivano fatte partecipare, con la piena consapevolezza, da parte loro, di non avere alcuna chance di aggiudicarsi l’appalto, solo allo scopo di fornire una parvenza di regolarità al tutto.

Nessuna sorpresa, dunque. Ma mentre la dda, avendo a disposizione solo ora le dichiarazioni di Nicola Schiavone, fa ovviamente fatica a trovare, a tanti anni di distanza, elementi concreti di riscontro, noi, come abbiamo scritto all’inizio, non abbiamo questo problema perchè il solo racconto delle coincidenze temporali e materiali di un meccanismo che abbiamo raccontato già 10 o 12 anni fa, chiudono le nostre indagini, che costruiscono una saldissima convinzione etica sul pattume che ha girato, che ha frequentato e che purtroppo in parte ancora frequenta, gli uffici della pubblica amministrazione di questa provincia e in particolare quelli degli enti locali.

Però, questa “ordinanzella” purtroppo non lunga come avrebbe invece meritato che fosse, dato che incrocia uno dei fulcri veri, centrali della organizzazione pianificata, della lottizzazione da parte della criminalità organizzata nel sistema degli appalti pubblici, la leggeremo volentieri nei prossimi giorni, con la tranquillità di chi sa bene di essere l’unico organo di informazione che per conoscenza, scienza, esperienza, ma soprattutto per libertà ed indipendenza, potrà approfondire ogni riga, collegando la trattazione giudiziaria alle vicende politico-camorristiche di quegli anni.

 

QUI SOTTO GLI STRALCI DELL’ORDINANZA