GIORGIO MAGLIOCCA È INDORATO E FRITTO. Cantano davanti ai pm i due dirigenti Palmieri e Marcello: “Ecco come ci costringeva a truccare gli appalti”

18 Dicembre 2024 - 13:54

Verità, ora anche giudiziarie, che noi di CasertaCe denunciamo da anni e anni. L’auspicio è che salti fuori tutto il verminaio di un sistema di cui il presidente della provincia e sindaco di Pignataro Maggiore non era sicuramente l’unico protagonista. Evidentemente, Giorgio Magliocca aveva creato una sorta di “mobbing strutturale”, con minacce di revocare gli incarichi e conseguenti danni economici per i dirigenti qualora non avessero accondisceso ai suoi ordini sugli affidamenti dei lavori. Per cui, essendo oggetto di un sistema di terrore costante, “se lo sono cantati” seduta stante, appena dovuto e potuto

CASERTA (g.g.) – Cominciano ad emergere i primi dettagli sugli interrogatori resi dagli indagati nell’inchiesta che ha portato alla fine di ottobre 2024 all’esecuzione di un decreto di perquisizione, tra gli altri, dell’allora presidente della Provincia di Caserta, nonché sindaco di Pignataro Maggiore, ovvero Giorgio

Magliocca, del dirigente del settore Viabilità, Gerardo Palmieri, del responsabile dell’ufficio Tecnico di Pignataro, Marcello Baldo.

È chiaro che, al di là della vicenda specifica delle sponsorizzazioni, erogate alla squadra di calcio di Vitulazio e forse, nell’anno precedente, al Gladiator, bisogna stabilire quale sia la strategia adottata dai diversi indagati.

Se Magliocca si limita a contestare le accuse, dichiarando di non aver mai spinto per queste imprese, di non essere mai entrato in dinamiche di affidamenti, negando addirittura se stesso e quello che dice nelle intercettazioni, fornendo ai magistrati un’interpretazione delle stesse, a nostro avviso, fantasiosa, negando anche la presenza del figlio nella squadra del Vitulazio, cosa, invece, evidente, come già scritto da CasertaCe, molto più significativo è stato l’interrogatorio che, alla presenza del suo avvocato, ha rilasciato l’ingegnere Palmieri.

Questo ha detto ciò che doveva dire e che per CasertaCe ha rappresentato sempre un fatto scontato. Ma siccome noi, o un qualsiasi altro organo di informazione, non siamo i propulsori dell’azione legale, così come è sancito dalla Costituzione, lo scontato, il quasi banale per CasertaCe diventa giustamente dirimente quando di fronte c’è un magistrato e un registratore verbalizzante.

TUTTO QUELLO CHE HA DETTO AI PM IL DIRIGENTE INDAGATO DEL MAGLIOCCA-PROVINCIA

Gerardo Palmieri ha detto che ad invitarlo ad affidare l’appalto alla Rosato Costruzioni è stato Giorgio Magliocca. Dunque, uno dei due ha mentito davanti ai pm.

Il nostro punto di vista su chi l’ha fatto lo conoscete bene ed è inutile ribadirlo. Cosimo Rosato, secondo la testimonianza di Palmieri, conquista gli appalti della Provincia perché versa soldi di sponsorizzazione alla squadra per cui gioca il figlio di Magliocca.

Ovviamente, Palmieri non ha potuto erogare la seconda parte dell’assunto appena esposto. Ma nel momento in cui un presidente della Provincia indica al proprio dirigente il nome e il cognome di chi deve ottenere un appalto, già compie un reato. E siccome questi reati non si compiono senza perseguire un obiettivo, stavolta potremmo usare una formula che, solitamente, si usa per ridurre la portata di un’intenzione malefica o maliziosa: Magliocca lo ha fatto per sport, anzi, per lo sport, per il calcio di Vitulazio.

Per favorire, dunque, quella società ha turbato la libertà di un incanto che, attenzione, è reato che nel corpo del decreto di perquisizione non gli era stato ancora contestato, ma per il quale oggi è sicuramente indagato, con i magistrati a caccia di riscontri alle parole di Palmieri che, se fossero rinvenuti, potrebbero portare a risvolti clamorosi, magari mitigati dalla decisione, adesso capiamo perché inevitabile, di Magliocca di dimettersi dalla carica di presidente della Provincia e sindaco di Pignataro.

Non sappiamo come si sia sviluppato l’interrogatorio di Gerardo Palmieri. Ma all’ingegnere consigliamo di tornare dai magistrati, di portarsi come promemoria i cento e passa articoli che questo giornale ha scritto, denunciando la sequela impressionante di affidamenti e aggiudicazioni avvenuti in modo quantomeno dubbio, e dire ai pm per quali ha ricevuto la stessa direttiva che Magliocca gli ha dato per i lavori all’imprenditore marcianisano Cosimo Rosato.

A dire il vero, qualcosa Palmieri l’ha già detto. Per lui la legge Bassanini non doveva esistere e quando, in qualche occasione, si “permetteva” di applicarla, arrivava subito una comunicazione, non meglio specificata, da parte di Giorgio Magliocca. Eh già, le comunicazioni di Magliocca. Il quale, avendo aprendo una fabbrica intensiva di scheletri nell’armadio, viveva un’esiustenza complessa, condividendola con il suo amico Giovanni Zannini.

Telefoni lasciati in auto o a metri e metri di distanza, tutte le accortezze per evitare di essere intercettato. E noi qui a scrivere, almeno due volte a settimana, dinanzi a queste operazioni, in certi casi apparse anche buffe, che chi non aveva da temere, non aveva da nascondere.

Probabilmente Palmieri ha anche specificato come Magliocca gli imponeva le ditte che dovevano vincere le gare, ma al momento questi particolari non sono emersi dai contenuti dell’interrogatorio del dirigente.

Se ci avesse ascoltato un paio di anni fa, quando lui è arrivato a Caserta e si è visto ospite fisso dei nostri articoli, se ci avesse ascoltato nel colloquio che ci chiese e che noi gli concedemmo, dicendogli che lui aveva due possibilità, ossia rinunciare all’incarico, perché le ragioni, seppur serie dal punto di vista personali, che lo avevano spinto a trovare un posizionamento a Caserta, lasciando il posto all’ospedale Santobono di Napoli, non erano tali da giustificare i rischi che a nostro avviso si stava prendendo, firmando porcherie di ogni genere, oppure avrebbe dovuto andare dai magistrati, magari in maniera riservatissima, per dire quello che aveva trovato alla provincia di Caserta come successore di quell’altro professore di Antonino Del Prete, il quale, bontà sua, se ne sta tranquillo a casa e si gode la carriera della figlia, assunta prima al comune di Pignataro, dove Magliocca era sindaco, poi transitata, con i soliti giochetti delle convenzioni comunali, in quel Palazzo Castropignano che, francamente, se esistono ancora dei discendenti del luogotenente della cavalleria del Regno di Napoli, Francesco d’Eboli, per l’appunto, duca di Castropignano, e principale protagonista della Battaglia di Bitonto del 1734 con cui Carlo III di Borbone sancì il suo dominio sul Regno delle Due Sicilie, farebbero bene a chiedere la revoca dell’intitolazione di un immobile, onestamente, più brutto di coloro che lo frequentano ogni giorno.

A corroborare di credibilità il contenuto dell’interrogatorio di Palmieri, c’è anche la spiegazione di quest’ultimo su come si mosse affinché quello che per noi è reato di turbata libertà degli incanti fosse materialmente realizzato. Palmieri, invece di utilizzare il programma informatico che avrebbe dato il nome di una ditta non aggiudicataria di lavori recentemente, per rispettare il principio di rotazione delle imprese previsto dalla legge, avrebbe scelto in maniera arbitraria la Rosato Costruzioni, pochi giorni prima aggiudicataria di lavori sempre della Provincia, a firma del dirigente Paolo Madonna. Chissà se con le stesse modalità, anche se va detto forte e chiaro che al momento, secondo quanto ci risulta, quest’ultimo non è indagato.

In poche parole, Palmieri ha fatto scoprire quella che è, per noi di CasertaCe, la formula per l’acqua calda. Ma anche in questo caso, le certezze da noi nutrite dopo anni e anni di lavoro abbiamo trovato doppiette, triplette di affidamenti fatte alle stesse imprese in pochi giorni, diventa un elemento un fatto dirimente su un fatto diverso, ossia quello già citato sull’esercizio dell’azione penale.

Siccome la formuletta rituale è sempre la stessa: “nel rispetto della rotazione degli inviti“, alla turbata libertà degli incanti si aggiunge il falso ideologico, ai sensi dell’articolo 479 del codice penale, consumato con gli strumenti del falso materiale, ossia una determina in cui la formuletta diventa, non solo per CasertaCe – che l’ha sempre saputo – ma anche per la procura, una formuletta farlocca.

E IL TECNICO DI MAGLIOCCA-PIGNATARO

Davanti ai pm è arrivato anche Marcello Baldo, figura in pratica sovrapponibile a quella di Palmieri al comune di Pignataro Maggiore, anch’egli indagato e sottoposto a perquisizione dell’ufficio in quella mattinata di fino ottobre.

La solfa è la stessa: Magliocca, da sindaco di Pignataro, voleva conoscere, secondo quanto detto da Baldo, preventivamente a quali imprenditori andassero gli affidamenti.

Un vizietto, quello di Magliocca, di revocare spesso e volentieri le deleghe ai dirigenti. Lo faceva alla Provincia, sicuramente con Gerardo Palmieri che, ogni anno, doveva ricevere un nuovo incarico. Forse lo faceva anche con gli altri dirigenti. O almeno in tal senso rispose alla nostra domanda formulatagli durante la conferenza stampa in cui ha confermato le dimissioni, anche se noi non abbiamo ancora avuto modo di verificarlo.

La revoca omnibus, peraltro ristretta, dato che Pignataro non ha una macchina amministrativa grande, la fece Baldo Marcello e i suoi colleghi. Accadde nel maggio 2023, durante una riunione, salvo poi “revocare la revoca”, ma lamentadosi con Marcello di un incarico affidato ad un geologo, congiunto di un suo avversario politico, della serie come hai osato

Altro che Bassanini. Questo pensava di essere diventato un monarca assoluto dell’ancien regime. Non a caso, forse, Magliocca voleva essere informato in anticipo sugli appalti affidati da Marcello. E qui, purtroppo, hanno cancellato l’abuso d’ufficio, visto che tale comportamento avrebbe integrato il reato, fino a pochi mesi fa previsto nell’ormai ex articolo 323 del codice penale.

Per i lavori a Rosato, il tecnico comunale ha spiegato di aver conosciuto l’imprenditore e l’allenatore Alfonso Valente, cugino da Rosato presentatogli da Magliocca. Per paura della revoca del suo posto ai Lavori Pubblici, ha detto Baldo ai pm, questi avrebbe aggiudicato i lavori alla Rosato Costruzioni, su spinta incessante di Giorgia Magliocca.