Giudici di pace, avvocati, medici, reclutatori. Ecco come funzionava l’associazione a delinquere dei falsi incidenti che ha truffato le assicurazioni. C’è anche un vicedirettore delle Poste
29 Maggio 2025 - 19:50

Tutti i nomi dei principali coinvolti. I vertici, senza ombra di dubbio, erano due soggetti provenienti da San Cipriano d’Aversa e Casal di Principe: un 38enne e un 33enne. I soldi venivano ripuliti presso le Poste di Lusciano
CASAL DI PRINCIPE/LUSCIANO – Non c’è nulla di improvvisato nell’organizzazione di una frode molto diffusa in provincia di Caserta, che rivela l’enorme quantità di persone disposte a violare la legge per garantirsi soldi, che siano sporchi o puliti, l’importante è che siano soldi.
Ce ne rendiamo conto nel momento in cui i pubblici ministeri della Procura di Santa Maria Capua Vetere, tra cui Gerardina Cozzolino, ormai esperta in questo tipo di reati e impegnata da anni in battaglie legali a colpi di atti giudiziari, affiancata dai colleghi Gionata Fiore e Oriana Zona, formulano la prima ipotesi di reato ai danni di un numero molto elevato di indagati. Una quantità di persone su cui torneremo più dettagliatamente domani, venerdì, ma soprattutto declinano l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di vari crimini: corruzione, falsa testimonianza, falsa perizia, danno fraudolento ai beni assicurati e mutilazione fraudolenta della propria persona.
Un’associazione a delinquere strutturata gerarchicamente, con un capo e ruoli ben definiti, in modo che l’intero sistema di falsi incidenti e truffe ai danni delle assicurazioni procedesse fluidamente fino al riciclaggio del denaro incassato, che dai libretti postali veniva trasformato in contante.
Erano 15 le persone associate, tutte consapevoli di far parte di un meccanismo diventato ormai un sistema consolidato, che negli anni ha permesso ad avvocati, medici e, nei prossimi giorni, vedremo anche a tre giudici di pace, di incrementare in modo illecito le loro entrate finanziarie.
Parliamo del capo: i pubblici ministeri hanno individuato in Giuseppe Luongo, avvocato 38enne di San Cipriano d’Aversa, la figura centrale. Lui sarebbe stato il fondatore dell’associazione a delinquere e il coordinatore delle presunte attività criminali di molti suoi colleghi.
Un ruolo altrettanto fondamentale è stato ricoperto da Vito Bianco, 33 anni di Casal di Principe, e dai suoi collaboratori Clemente Bianco, Jhonatan Borriello, Ester Coppola (moglie di Vito Bianco) e Antonio Rosario Coppola. L’asse San Cipriano-Casale si conferma fortemente attivo nel crimine. Se non si trattasse di camorra, si tratterebbe comunque di altri reati, con particolare predilezione per le truffe alle assicurazioni. Bianco era un reclutatore. Un’attività tutt’altro che semplice, svolta con l’aiuto di altre persone. È stato lui a trovare decine di falsi incidenti stradali e a reclutare testimoni di danni a persone e veicoli che falsamente avevano dichiarato di aver subito. Il tutto, ripetiamo, in un meccanismo sistemico.
Il blocco degli avvocati appartenenti alla task force di Bianco: Luigia Daniela Conte, Giancarlo Salzillo, Gabriele Calderone, Pasquale De Rosa, Salvatore Santagata. Si occupavano di patrocinare cause civili basate su bugie e falsi incidenti. Tuttavia, per poter ottenere il risarcimento dall’assicurazione per un incidente falso, è necessaria una certificazione che avvenga tramite dichiarazioni di pubblici ufficiali, cioè medici come Danilo Lisi, figlio dell’ex primario dell’ospedale civile Carmine Lisi (entrambi coinvolti in passato in altre inchieste di questo tipo), Gianluigi Di Stasio e Giuseppe D’Amico.
E che dire, dopo aver armato un’organizzazione criminale così ben strutturata, rischiamo solo perché le assicurazioni hanno l’obbligo di tracciare i loro rimborsi? Ed è qui che entra in gioco Orazio Maccarone, vicedirettore dell’ufficio postale di Lusciano. Lui controllava i libretti postali dove transitava il denaro elettronico delle assicurazioni e coordinava il traffico delle riscossioni, probabilmente effettuate in parte agli sportelli e in parte tramite i postamat, così da trasformare tutto in denaro contante e rimuovere ogni possibile traccia.
Questa è la base dell’indagine, che ha portato, qualche giorno fa, all’esecuzione di un maxi decreto di perquisizione nelle abitazioni e negli uffici degli indagati. Il resto lo racconteremo a partire da domani.