GMC, la sentenza di ASSOLUZIONE degli ex sindaci Andrea Lettieri e Brancaccio. Quello che dice il giudice delle parole di Nicola SCHIAVONE e quello che pensiamo noi, testimoni di quel tempo

10 Aprile 2020 - 11:05

E’ il momento di cominciare a ragionare sui motivi della decisione del tribunale. Siamo d’accordo nella sostanza, anche se il tipo di motivazione che fa definire inverosimili le dichiarazioni del super pentito, non ci convincono

GRICIGNANO D’AVERSA(Gianluigi Guarino) Se, invece, di un processo celebrato davanti al collegio del tribunale di Santa Maria Capua Vetere si fosse trattato di un processo in Corte di Assise, e il sottoscritto si fosse a sua volta trovato a far parte della giuria popolare avrebbe concordato con il giudice cioè con la parte togata della giuria, sul fatto che le dichiarazioni rese da Nicola Schiavone, prima e durante il dibattimento non erano chiare, ben strutturate nella loro relazione tra i fatti e i tempi in cui questi si erano verificati.

In poche parole, il collaboratore di giustizia Nicola Schiavone non avrebbe potuto rappresentare un elemento per arrivare alla condanna dell’ex sindaco di Gricignano Andrea Lettieri, dell’ex sindaco di Orta di Atella Angelo Brancaccio e degli altri imputati del processo riguardante le presunte (restano tali perchè riteniamo che i magistrati della dda presenteranno ricorso in Appello) cointeressenze tra politici, che poi erano anche amministratori comunali, e il clan dei casalesi.

Troppo slegata la narrazione. Nicola Schiavone dice in sostanza di aver autorizzato che Sergio Orsi, da lui pienamente disistimato, perchè questo faceva piacere ed era importante nel disegno della strategia criminale da parte di Raffaele Letizia,

detto Lello, fedelissimo del figlio di Sandokan, e riferimento di quest’ultimo nell’area di Gricignano.

Schiavone coinvolge anche il nome di Peppe Russo o padrino e quello dei fratelli dello stesso, Massimo e Corrado. Parla di un incontro tra lui, Nicola Panaro che aveva retto operativamente le sorti del clan fino all’arresto di Francesco Schiavone Cicciariello, e Peppe Misso.

Non sono dunque essenziali ai fini dell’esito di questo processo le motivazioni addotte dal tribunale per considerare non vere le dichiarazioni di Nicola Schiavone. Però, da testimoni del tempo, di quel tempo, in cui ci occupammo molto del caso GMC, quando dirigevo il Corriere di Caserta, qualcosa da dire c’è.

Quando il giudice afferma che nel 2002 data della pubblicazione del bando per la costituzione della Multiservizi, che doveva mettere insieme in consorzio diversi comuni dell’agro aversano, Nicola Schiavone era ancora molto giovane, un 23enne che con alcuni suoi compagni si occupava di scommesse, afferma senz’altro il vero. Ma c’è un problema che forse dal dibattimento non è emerso o che l’accusa non è stata brava a far emergere: il 2002 è stato un anno del tutto interlocutorio. C’era l’idea della GMC, c’era anche un piano dei politici, ma l’impulso vero fu dato dai fratelli Orsi, i quali nell’estate del 2005 fecero della loro villa di Baia Domizia e di un albergo molto accorsato e riparato da occhi indiscreti, una sorta di quartier generale.

Si tratti di fatti di cui siamo stati testimoni oculari più volte raccontati. Dunque, non era inverosimile, come afferma invece il tribunale nella sua sentenza, che quando cominciò ad esistere un piano operativo per far partire realmente GMC, Nicola Schiavone era diventato molto di più di quello che contava nell’anno 2002. E su questo diventa importante valutare due avvenimenti: l’arresto in Polonia di Francesco Schiavone Cicciariello, avvenuto nel 2004 e quello di Peppe Russo o padrino avvenuto in Germania nel settembre 2005.

Magari questo non è avvenuto, ma non è tecnicamente impossibile che Nicola Schiavone avesse assunto già la funzione di capo, parlando nei primi mesi del 2005 di GMC anche a Peppe Russo o padrino che della zona di Gricignano e Orta di Atella era lo storico capozona.

Quello era il tempo dei fratelli Orsi. E quello era il tempo in cui volevano inserire anche Casal di Principe nella partita GMC. E ancora una volta quello era il tempo del famoso schiaffo che Nicola Schiavone avrebbe rifilato a Sergio Orsi quando questi presentò un ricorso avverso l’esito dell’aggiudicazione della gara di rifiuti, da parte del comune di Casal di Principe, alla società Eco Campania di Nicola Ferraro, che Nicola Schiavone considerava un suo irrinunciabile punto di riferimento.

Ripetiamo, si tratta di una risistemazione valutativa rispetto a ciò che il tribunale scrive nello stralcio della motivazione della sua sentenza di assoluzione che pubblichiamo in calce. Questa non cambia, ripetiamo, la convizione, anche nostra, che il racconto di Nicola Schiavone non possiede il rigore e la struttura che possa fornire certezza ai fatti e alle circostanze narrate.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELLA SENTENZA