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Golden Tulip schiacciasassi: dominata la prima finale Promozione in A1 in un Palavignola strapieno.

12 Maggio 2019 - 19:11

Prima di divertirci, per la prima volta nell’anno, nell’analisi tecnica di una partita che abbiamo visto per intero, bisogna dar atto al presidente Nicola Turco di aver vinto una scommessa, quella di riempire il Palavignola, che appariva un’autentica chimera. Bravo e fortunato, ma si sa che la fortuna aiuta gli audaci. Oggi per lui parlano i risultati, che sono di assoluto rilievo nazionale.

CASERTA (Gianluigi Guarino) – Ha detto bene, a fine partita, Elisa Cella: il successo della Golden Tulip Volalto è direttamente proporzionale all’entusiasmo che finalmente, in una giornata storica dello sport casertano, ha baciato una disciplina che non è mai stata, fino ad ora, nella tradizione di quelle più amate dalla città capoluogo.

Abbiamo finalmente riempito il Palavignola e questa per noi è una grande soddisfazione” ha dichiarato l’esperta schiacciatrice di banda della Golden Tulip, anche oggi vero allenatore in campo della squadra, custode di equilibri che le ragazze di coach Nesic hanno mostrato tutti, ma proprio tutti.

Più di mille e nemmeno un sediolino libero nel Palavignola.

Le ragazze in rosa-nero lo hanno avvertito e siccome sono esperte, abituate a certe partite e a certi palcoscenici, il sostegno del pubblico non si è trasformato, come capita spesso, in pressione negativa e paralizzante.

L’impressione che abbiamo avuto anche noi, che per la prima volta abbiamo assistito alla partita attraverso la diretta streaming erogata dalla Lega Volley nazionale, è stata quella di una squadra che non vedeva l’ora di giocare per aggiudicarsi ad ogni costo una posta fondamentale.

I play-off della Golden Tulip sono stati un percorso netto, a differenza del cammino, spesso balbettante e sempre discontinuo, di una interlocutoria regular season e di una problematica pool promozione nella quale le casertane hanno rischiato di rovinare tutto, riuscendo a cogliere l’obiettivo dell’ingresso ai play-off solo all’ultima partita.

Ma come si dice, poi vengono i momenti degli uomini e delle donne dure. Arriva il momento in cui i valori tecnici vengono strutturati in una gerarchia che si dilata per effetto del concorso di altri valori e di altre componenti, quelli che sono, per l’appunto, patrimonio esclusivo degli uomini e delle donne dure.

Per capirci: se una squadra vale 3 dal punto di vista tecnico e dal punto di vista tattico e la sua avversaria vale 2 o 2,5 o anche 3, la regola degli uomini e delle donne dure scrive i valori fornendo un’immagine di una squadra che si mostra nettamente superiore all’altra.

Beh, sulla carta, la Golden Tulip è un po’ più forte della Zambelli Orvieto.

Ma non tanto più forte, cioè nella misura espressa da un punteggio netto e inequivocabile, che non lascia adito a recriminazioni.

Quel Palavignola pieno e ribollente di entusiasmo ha rafforzato le gambe e la concentrazione delle ragazze della Golden Tulip e non le ha fatte invece tremare, come può accadere a una squadra ugualmente forte ma più giovane, più inesperta, meno abituata alle sfide senza ritorno.

La partita è durata tutto sommato poco: un’ora e un quarto, un’ora e venti. Meno di quanto si pronosticasse alla vigilia.

Tra poco pubblicheremo il riassunto dei tre set, ma il canovaccio è stato a senso unico.

Nettissimo il primo parziale a 15 e anche quando, nel secondo set, Orvieto è sembrata in grado di mostrare le sue qualità, a partire da una difesa dura e di grande sacrificio, anche quando sul 6 a 14 sembrava che il set sfuggisse, la Golden Tulip è rimasta lì e punto dopo punto ha prima recuperato a 16 e poi messo definitivamente la freccia chiudendo a 22.

Terzo set senza storie con le ragazze di Nesic sempre avanti con uno scarto tra i 6 e i 9 punti. La staffa l’ha messa l’opposto Tereza Matuszkova con una bordata che se ci fosse stato un contatore di velocità avrebbe superato sicuramente i 100 km/h.

Roba da Serie A1, non A2.

La crescita di condizione della fortissima attaccante ceca ha rappresentato un punto essenziale fino ad ora della marcia trionfale della Golden Tulip.

Oggi la squadra sapeva benissimo cosa doveva fare in campo. La partita è stata vinta con i break-point, che detta così è una cosa ovvia, quasi una cazzata.

Ma per fare tanti punti contro il più favorevole “cambio palla” occorre battere in maniera importante.

Occorre prendersi dei rischi. Occorre star tanto bene fisicamente da sbagliare poco dai 9 metri infliggendo all’avversario servizi al salto potenti (oppure pescare con qualche battuta tesa o flot i punti deboli in quel dato istante nel box delle ricevitrici avversarie).

Tutto questo hanno fatto le ragazze della Golden Tulip. Risaltano le battute al salto della stessa Matuszkova e della straordinaria Giulia Melli, che hanno letteralmente flagellato la ricezione delle umbre, le quali non sono riuscite mai veramente a realizzare i propri schemi offensivi, visto e considerato che la loro palleggiatrice avrà percorso una quarantina di chilometri per andar a raccattar palloni in tutti gli angoli del Palavignola.

Ovviamente ciò ha permesso alle ragazze di Nesic di giocare una infinità di free ball, cioè di fasi d’attacco che la palleggiatrice Dalia ha sempre potuto gestire con i piedi ben saldi a terra e con tre o quattro opzioni sempre aperte, sia in posto 1, sia in banda, sia al centro.

E la conseguenza, per chi conosce un po’ la pallavolo è facilmente immaginabile.

Quasi inattiva, invece, è stata la fase difensiva dei due centrali casertani Frigo e Repice visto che, con la palleggiatrice dell’Orvieto iscritta alla maratona di Caserta, le fast umbre si sono contate sul dito di una mano sola.

Una dimostrazione di forza alla quale, però, occorre adesso applicare un’altra dose di calma, sangue freddo ed esperienza.

Mercoledì prossimo 15 maggio, in gara 2, le orvietane sul loro parquet sputeranno l’anima perché questa è l’ultima spiaggia.

Faranno di tutto per portare la finale promozione alla bella che si disputerebbe domenica prossima di nuovo al Palavignola, sempre a partire dalle 17.

Ma stasera Elisa Cella parlerà alle sue compagne e dirà loro, dall’alto della sua esperienza, che in uno sport dove l’inerzia tecnica, tattica ma soprattutto psicologica conta come in nessun altro sport. Non battere il ferro finché è caldo può essere pericolosissimo.

La Golden Tulip, ora, è pervasa da quello che gli uomini e le donne di sport conoscono come l’istinto del killer. Mai avere pietà, sportivamente parlando, di un avversario in difficoltà.

Consentirgli di mettere la testa fuori, di intravedere un barlume di luce, potrebbe sovvertire il quadro di una gerarchia che oggi al Palavignola si è mostrata come apparentemente immodificabile.