Il CLAN DEI CASALESI era un istituto di credito: quando la banca popolare (Nicola Schiavone) anticipava tutti i soldi per far partire i cantieri delle gare da lui truccate nei comuni
2 Novembre 2022 - 14:02
L’appalto controllato di Frignano. Il racconto del collaboratore di giustizia Luigi D’Ambrosio introduce alcuni nomi, a partire da quello di Luigi Schiavone, oggi 45enne, il quale partecipava direttamente agli incontri che si tenevano nei depositi edili di Apicella e dei suoi derivati. Quei quattrini furono versati in una nota banda di Marcianise. Entrano in scena anche i “pacchielli”, al secolo Antonio e Luigi Petrillo
CASAL DI PRINCIPE – Luigi D’Ambrosio non è mai stato un pezzo da 90 del clan dei Casalesi. Nonostante ciò la sua collaborazione, già datata di diversi anni, è stata utile a ricostruire contesti e fatti perchè D’Ambrosio era uno fidato, un soldato affidabilissimo. Lui svolgeva il lavoro di escavatorista. In prima battuta, lavorava con Dante Apicella, ma lo stesso Nicola Schiavone lo considerava il proprio escavatorista di fiducia, visto che lo chiamava in ogni circostanza che gli potesse risultare utile. Quando c’erano certe riunioni tra Apicella e Nicola Schiavone, D’Ambrosio era presente proprio in forza della fiducia che riscuoteva dai due interlocutori. Quello che racconta è prezioso anche per noi perchè ci permette di familiarizzare e di approfondire l’area dei lavori pubblici sotto la gestione diretta o indiretta del clan dei Casalesi.
Fino ad oggi, fino a quando non abbiamo letto attentamente la sezione della maxi ordinanza, chiesta ed ottenuta dalla Dda di Napoli ed eseguita lo scorso 3 maggio, dedicata a Dante Apicella, avevamo, come si suol dire, un buco. Nel senso che conoscevamo i fondamentali della questione, conoscevamo qualche fatto relativo ai rapporti tra il clan dei casalesi, Nicola Schiavone in particolare e imprenditori di grande importanza, come ad esempio il trentolese Mimmo
Sapevamo bene chi fosse Dante Apicella e qualcosa sapevamo anche del fratello Pasquale. Ignoravamo ad esempio il fatto che esistesse un terzo Nicola Schiavone, oltre i due già noti, cioè al figlio di Francesco Schiavone Sandokan e a Nicola Schiavone monaciello, mattatore per anni degli appalti dell’azienda di stato rete ferroviaria italiana.
E invece c’è anche un terzo Nicola Schiavone che conta molto meno degli altri due ma che svolge la funzione di imprenditore. Ma la saga degli Schiavone è infinita. Dalle parole, rilasciate dal collaboratore di giustizia Luigi D’Ambrosio, apprendiamo che c’è un Luigi Schiavone del 1977, quindi oggi 45enne, che svolgeva a sua volta l’attività di costruttore ed era un altro che operava a stretto contatto di gomito con Nicola Schiavone figlio di Sandokan.
Luigi Schiavone era socio di Dante Apicella, probabilmente di Pasquale Apicella, fratello di Dante, anche se va detto che c’è un pò di disordine nella costruzione del puzzle delle dichiarazioni, perchè se ci fate caso, nello stesso stralcio, relativo a Luigi D’Ambrosio, si parla di un deposito che sarebbe riconducibile a Pasquale Apicella, che non è però il fratello di Dante Apicella, bensì il cognato, in quanto marito della sorella; poi c’è un secondo deposito ed è proprio quello che abbiamo appena citato riconducibile a Pasquale Apicella, che si riferisce al fratello di Dante e Luigi Schiavone, poi ci sarebbe un terzo deposito riconducibile ai “pacchielli“, due fratelli identificati con il soprannome di famiglia che rispondo alle generalità di altri due indagati di questa ordinanza, altri due costruttori , precisamente Antonio e Lugi Petrillo.
Non si capisce perciò bene in quale deposito si sia svolto questo incontro di cui D’Ambrosio parla tra Dante Apicella e Nicola Schiavone che in quella circostanza sarebbe arrivato sul posto a bordo di una fiat Multipla condotta dal suo autista più gettonato, cioè Francesco Barbato, sua volta pentito, il quale ha confermato di essere stato presente. In verità, gli incontri di cui D’Ambrosio parla sono più di uno, tanto è vero che specifica un dettaglio e cioè che Nicola Schiavone, in un’altra circostanza sarebbe arrivato a bordo di un’auto diversa, una Fiat 500 Abarth, stavolta guidata da un nome sicuramente noto della galassia del gruppo Schiavone , cioè da Carmine Iaiunese, detto carciofino.
In questi incontri si parla di appalti importanti. Ci ha colpito in particolare un passaggio relativo ai lavori, frutto di un’aggiudicazione addomesticata da Nicola Schiavone, per il rifacimento dei marciapiedi, betonelle ed asfalto lungo la strada parallela al corso principale della cittadina che confina con Casal di Principe. Di solito, quando un’impresa si aggiudica un appalto, se non ha disponibilità finanziarie immediate si rivolge ad un istituto di credito per ottenere un microfido, utile per tutte le spese e i costi da sostenere nella fase prima di aprire il cantiere e subito dopo l’inaugurazione dello stesso.
La banca c’era, ma si chiamava banca Nicola Schiavone.
Luigi D’Ambrosio racconta infatti che dopo essersi aggiudicato, abbiamo già detto come e perchè, i lavori a Frignano, a Luigi Schiavone fu consegnata una somma in in contanti proprio per consentire a Luigi Schiavone di iniziare i lavori con la massima tranquillità. Quei soldi liquidi che a Luigi Schiavone furono consegnati materialmente da Dante Apicella, ma provenivano dalle casse del clan, cioè da Nicola Schiavone direttamente, furono versati in un istituto di credito, precisamente la Banca popolare di Ancona, nella sede di Marcianise, dove Luigi Schiavone aveva acceso il suo conto corrente aziendale.
La seconda cosa interessante, trattandosi di una questione territorialmente incastrata in maniera differente a dimostrazione di quanto il clan fosse in grado di condizionare gli appalti in tutta la provincia di Caserta, dedichiamo un articolo a parte. Si tratta di 8 milioni di euro al comune di San Nicola (CLIKKA E LEGGI).
QUI STOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA