Il governatore De Luca, Zannini & Co hanno trasformato la Regione in POSTALMARKET: nomina d’oro al figlio di Peppe Stabile nell’ex Nucleo di Valutazione
7 Febbraio 2020 - 12:54
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AVERSA – (Gianluigi Guarino) Ohhh…non si stancano neppure di sparare sempre le solite cazzate, nonostante CasertaCe operi da anni e anni in questa landa desolata! Nelle ultime tre settimane, ci hanno detto, nell’ordine, che siamo contro il governatore De Luca e a favore del centrodestra; poi ci hanno detto che siamo contro il centrodestra e a favore di De Luca e giusto per completare, delusi da 5 Stelle. Poi ci hanno detto di nuovo che siamo contro De Luca e contro il Pd; poi ancora, dopo l’articolo sulla Lega (CLICCA QUI PER LEGGERE) ci hanno detto che siamo contro la Lega e per il Pd.
In realtà, noi contro qualcuno e qualcosa effettivamente siamo: siamo contro la cialtroneria culturale di questa terra che ritiene di poter confezionare giudizi su di noi, partendo da uno stato di ignoranza totale sugli articoli che CasertaCe pubblica.
Vedete, ora, essendo arrivati alla settima o ottava riga, già siamo rimasti in pochi, tra noi che scriviamo e quelli che leggono. Dunque, Caserta e la sua provincia non hanno speranza di cambiamento. Perchè il cambiamento lo può realizzare chi conosce almeno qualcosa, chi sa, almeno in minima parte, perchè è venuto al mondo, e che si rende anche conto che bisogna pur far qualcosa nella vita per migliorare se stessi e la comunità in cui si sta.
Dunque, oggi, per quelli che Lucio Dalla chiamava “i cretini di ogni età” (cfr. “L’anno che verrà“), ci mettiamo di nuovo contro De Luca che ripetiamo, nel 2015, il sottoscritto ha votato, senza associare alla sua indicazione alcun segno aggiuntivo sulla scheda, che potesse essere premiale per un partito della sua coalizione o per un candidato al consiglio regionale. Ciò perchè lui rappresentava ai miei occhi una “cosa diversa” e dunque una speranza di cambiamento.
Però, stavolta, l’argomento è talmente chiaro che ci vorranno veramente tre righe per dare questa notizia: Francesco Stabile, di professione avvocato, è soprattutto il figlio di Giuseppe (Peppe) Stabile, candidato di Forza Italia alle ultime elezioni comunali di Aversa, nelle quali ha incrociato un prevedibile e da noi anticipatamente previsto tracollo.
Quanti congiunti di Peppe e Salvatore Stabile, quanti consanguinei e quanti acquisiti, associati, hanno ricevuto un posto di lavoro, dentro alle strutture della sanità casertana? Tanti, proprio tanti. Chi sono Peppe e Salvatore Stabile? Il primo è un politico inossidabile che ha cambiato una dozzina di partiti, che è stato candidato a sindaco del centrosinistra, per poi candidarsi ugualmente a sindaco con Forza Italia e un pezzo del centrodestra, voluto in quest’ultima circostanza da Giggino Cesaro detto ‘a purpetta e Armando Cesaro. Il che, è tutto dire, ed è, tutto sommato, coerente con la catena di un trasformismo che, dalle nostre parti, non è assolutamente avvertito come un comportamento negativo e riprovevole.
Il secondo, cioè Salvatore Stabile è, da anni, il patron della Fials, sindacato presente a tutti i tavoli delle trattative con l’azienda sanitaria e che ha ingrossato le proprie fila, utilizzate ad ogni elezione come truppe cammellate a disposizione, attraverso uno sposalizio indissolubile con il peggior clientelismo meridional-campan-aversan-casertano, dove il merito, la preparazione rappresentano un dato negativo, come si può chiaramente poi evincere dal modo in cui sono combinati i nostri ospedali, a partire dal Moscati di Aversa.
Dunque, l’avvocato Francesco Stabile è dentro a questo meccanismo. Lo è lui, come lo sono tutti i discendenti.
15 gennaio 2020: la giunta regionale si riunisce alla presenza del governatore De Luca, in assenza dell’obliquo vicepresidente Bonavitacola e non si sa se in presenza o in assenza degli altri assessori, dato che “il dettaglio” non viene indicato nel frontespizio della delibera, a dimostrazione di quanto contino le varie Palmeri da Piedimonte Matese, Fortini, Fascione, i vari Discepolo, Marchiello, che possiedono un grado di autonomia amministrativa ed istituzionale paragonabile alla temperatura che si registrava prima dell’effetto serra in Islanda nel mese di gennaio.
Cosa delibera questo organismo divenuto, nelle ultime settimane, un autentico postalmarket, con la parola market che può essere letta double face, intendendola come mercato, ma anche più strettamente, come marchetta? Delibera la nomina dei nuovi componenti dell’Oiv, che sta per organismo indipendente di valutazione, associato all’attività della giunta regionale.
Ma indipendente cosa, indipendente da cosa e da chi? De Luca e compagnia, ma non provate un minimo di vergogna, ancora oggi, nel proporre il rito dell’ipocrisia di una politica che, al di la del suo connotato partitico, al di la degli schieramenti, continua ad utilizzare parole, in questo caso, l’aggettivo “indipendente” che stanno lì per realizzare l’esercizio sadico della loro umiliazione?
Quando diciamo che questo è un paese di merda, una regione di merda che oggi ripropone lo scontro tra De Luca e Caldoro, della serie, dalla padella alla brace e dalla brace alla padella, vi sembra che, da parte nostra, ci sia un eccesso di coloritura, di volgarità valutativa? O invece, dire “di merda” è fin troppo elegante di fronte alla volgarità di una politica che apre le fauci ogni giorno sul danaro dello stato, sul danaro pubblico che viene fuori dalle tasse pagate con fatica, con sacrificio, dai cittadini spossati che però continuano a votare questa gente?
Per noi sono domande retoriche. L’organismo indipendente di valutazione della giunta regionale è formato, in conseguenza della delibera appena citata, dai signori, Riccardo Realfonzo con funzioni di presidente, Genoveffa Tadonio e, per l’appunto, Francesco Stabile. Dunque, gli Stabile compiono la 140esima piroetta politica, ripassando, ancora una volta, nel centrosinistra, dato che questa operazione è stata sponsorizzata, voluta dall’uomo che, a questo punto, più di tutti, beneficerà, alle prossime elezioni regionali, del modello postalmarket, cioè il simpatico nostro amico Giovanni Zannini che, per l’appunto, ci è simpatico, ci è amico, ma di cui non condividiamo nulla del modo con cui ha fatto e fa politica, non considerando noi una scusante la circostanza che “così fan tutti” e lui lo fa meglio degli altri.
Insomma, Stabile, gli Stabile voteranno alle prossime elezioni regionali per la stessa coalizione per cui voterà il sindaco di Aversa Alfonso Golia.
Ma voi pensate veramente che schierarsi, mettersi a capo di un presunto progetto politico, rappresenti il movente della discesa in campo delle persone? Quella di Stabile è (mai come questa volta l’utilizzatissima similitudine è perfetta) la punta di un iceberg. Qui non c’è partito, non c’è coalizione, non c’è una visione della società che possa creare una nobile differenza tra persone che si confrontano nella politica e in una politica che dovrebbe trovare effettivamente situazioni, fatti, per l’appunto visioni che possano sviluppare una nuova forma di dibattito tra schieramenti diversi. Che poi potremo chiamare, poco conta, destra contro sinistra, Everest contro K2, gallina contro tacchino.
Ma quale scontro, quale confronto. Ci aiuta un altro modo di dire che purtroppo, qui in Italia, non può essere bollato di demagogia e di qualunquismo: “E’ tutto un magna magna”, non è la battuta che si fa in un cabaret o in un posto in cui si può assistere al rito dell’eterna contrapposizione retorica tra il popolo bue e, ri-parafrasando Lucio Dalla, “i furbi di ogni età“.
Qui, parliamo della Campania, perchè di questo ci stiamo occupando, è un magna magna eterno, attuato da golosi, da insaziabili che meriterebbero veramente il castigo che Dante Alighieri gli infligge nell’inferno: razzolare, rantolare, annegare nella loro merda che producono a dismisura, proprio perchè mangiano, mangiano tanto, mangiano sempre.