Il pentito Quadrano litiga in aula con Sandokan e dichiara: “Non ho ucciso io don Diana”

27 Gennaio 2020 - 16:35

CASAL DI PRINCIPE (g.v.) – Ventiquattro anni fa il delitto di del postino, Giuseppe Quadrano, oggi è stato ascoltato oggi il cugino omonimo, il collaboratore di giustizia Quadrano al processo in Corte di Assise a Santa Maria Capua Vetere dove è sotto accusa per omicidio Francesco Schiavone detto Sandokan. Il collaboratore Giuseppe Quadrano ha detto: “mio cugino fu ucciso per vendetta per colpire i parenti dei collaboratori di giustizia, lui con la camorra non aveva nulla a che fare”. Il pentito ha anche detto che “non sapeva i nomi degli esecutori ma aveva saputo che come mandante ci fosse stato Francesco Schiavone Sandokan”.  Inoltre, a margine dell’udienza avrebbe aggiunto a proposito del delitto di don Peppe Diana ucciso nel 1994 nella chiesa di cui era parroco a Casal di Principe, fatti per i quali è stato già condannato con sentenza definitiva, ha riferito al giudice: “Non ho ucciso don Peppe Diana“. Quadrano si pentì poco dopo l’omicidio, provocando, secondo le accuse,  la reazione rabbiosa dei vertici del clan, tra cui Sandokan, che decisero di eliminare il cugino del killer, che aveva il suo stesso nome e cognome. L’obiettivo della cosca era di mandare un segnale di avvertimento a tutti gli esponenti del clan che avevano in testa di collaborare con la magistratura. Questa dichiarazione di Quadrano è avvenuto dopo il duro botta e risposta che lo stesso ha avuto con Francesco Sandokan Schiavone, che ha preso la parola e ha ribattutto dichiarando che è noto che la mano che ha ucciso don Diana è quella di Quadrano, reo, secondo Schiavone, di voler buttare la colpa su “altri”.
Per il delitto sono stati condannati in primo grado a 30 anni di carcere gli esponenti di spicco del clan Francesco Schiavone detto Cicciariello, omonimo e cugino di Sandokan, ritenuto uno dei mandanti, e Sebastiano Panaro, che prese parte al delitto guidando l’auto dei killer. Per i due killer proprio in questi giorni è atteso il processo in Appello.  Giuseppe Quadrano, il postino, fu massacrato all’esterno di un bar di San Cipriano d’Aversa il 7 luglio di 24 anni fa con 12 colpi sparati da una pistola calibro 9×21. A raccontare di tali avvenimenti è stato uno degli esecutori materiali del delitto, Nicola Panaro, divenuto collaboratore di giustizia, condannato a 12 anni di carcere. Ricordiamo che i parenti della famiglia del postino Giuseppe Quadrano si sono costituiti parte civile nel processo con l’avvocato Giovanni Zara.