Il volo del gregario e la banalità del gretto. Mentre il Giro d’Italia omaggia Gigi Mele, il comune di Calvi Risorta snobba la sua memoria

27 Aprile 2023 - 12:07

Riceviamo e pubblichiamo la lettera del collega Silver Mele, giornalista professionista sportivo e figlio di Luigi Mele, padre di Silver e storico ciclista professionista casertano, deceduto il 14 aprile scorso. Un atleta a cui la corsa rosa dedicherà la settima tappa, Capua-Gran Sasso, che passerà per Calvi Risorta, luogo di nascita del ciclista

di Silver Mele – Quanto amore attorno a Gigi. Quanta riconoscenza per esser semplicemente stato come è stato. Ci ascoltasse o ci leggesse direbbe “ma basta, ma quando mai…sono un povero disgraziato”. Con l’umiltà che è merce rarissima.

La gente di Calvi Risorta è stata straordinaria, tutta. Peccato che gli strascichi delle beghe della simil-local-politica abbiano fatto perdere un’occasione d’oro a chi amministra di emanciparsi finalmente dalla grettezza per cercare uno slancio che se non arriva dinanzi alla morte mai davvero potrà avvenire.

In tanti cercavano un drappo che rappresentasse il Comune dinanzi ad un figlio prodigo di gesti amorevoli verso la propria terra. In tantissimi sono venuti a dirmelo. Beh, qualche anno fa, quando ancora Gigi deambulava e sperava di poter scollinare nella fatica mi toccò vederlo piangere alla presentazione del suo “Volo del gregario” ad una sessantina di chilometri da casa. Avrebbe voluto abbracciare i compaesani e raccontare la sua storia, un’ultima volta…come quando sognava di passare sulla Casilina con il plotone rosa. Macché, indifferenza e volgare meschinità perché così i butumbi, nella loro testa, avrebbero potuto punire me che per tempo li avevo raccontati come eccezionali testimoni-protagonisti del lungo e secolare declino di Cales. Gigi mi avrebbe detto “ma che te ne frega, poverini. Lascia stare…”.
No,

nella grande commedia che è la vita mi sono sempre proposto di dire la verità, raccontandola anche per quanto possa esser scomoda e sgradita. La morte è uguale per tutti: equipara, associa, allinea. Poi però ci sono alcuni esempi che vanno presi e posti all’attenzione di chi resta affinché possano essere emulati. Se non lo si capisce è grave. Se non lo si capisce volutamente è sporco.

Alla fine sorseggio il caffé e guardo la sagoma: risibile. Tutto il resto lo affido ad una veloce, ulteriore riflessione.

Una volta eletti, questi primi cittadini, in maniera amplificata nei piccoli centri, manifestano alcuni atteggiamenti vanitosi che possono sfociare nell’insostenibile insofferenza ad accettare critiche. La cosa è diventata più preoccupante da quando, nel mare magnum della social-comunicazione, si sono moltiplicate (per fortuna!) le richieste di trasparenza, i biasimi, i richiami e le contestazioni dei cittadini contro chi li governa. Il sindaco-isola non solo non accetta ed elabora le contestazioni giuste o sbagliate ma tende a creare un ecosistema (il suo comune) nel quale il mare e il cielo sono sempre più blu, gli alisei sorridono ai naviganti, gli scogli sono nascosti e tutti i concittadini vivono nel migliore dei mondi possibili. Se poi ci sono giornalisti criticoni, o meglio che non sviolinano il Palazzo e cercano di fare il loro dovere, allora scatta l’ostracismo.

Spesso i sindaci-isola si alleano formando appunto un arcipelago. Che non è immobile e perenne ma può allargarsi inglobando altre isole che il vulcano dell’intolleranza al dibattito democratico ha intanto fanno emergere. E allora l’arcipelago diventa un continente e il continente una Pangea.
Quando il mare politico della città è piatto e i marosi della dialettica sono stati cancellati dalla bonaccia istituzionale, il vampiro del regime lo prosciuga lentamente. Il sindaco-isola troneggia, il cittadino galleggia.