LA CAMORRA e la talpa negli uffici della Procura di S.MARIA. Nuovi elementi e primi riscontri sul sottufficiale della Guardia di Finanza, accusato dal pentito Francesco Zagaria

6 Dicembre 2021 - 19:10

SANTA MARIA CAPUA VETERE – Seguendo passo passo, come abbiamo fatto, gli esiti della decisione di Francesco Zagaria detto “Ciccio e’ Brezza” di diventare collaboratore di giustizia, ci siamo occupati, tra le decine e decine di articoli dedicati ai vari fronti aperti dal pentito, anche di una indagine – sempre condotta dalla Dda di Napoli – su alcune presunte fughe di notizie che avrebbero consentito, almeno questo è il suo racconto, a Francesco Zagaria di conoscere attraverso la ugualmente presunta disponibilità di un sottufficiale della Guardia di Finanza in servizio presso la Procura della Repubblica di S.Maria, notizie secretate su un procedimento relativo proprio a Ciccio e’ Brezza e a suoi familiari.

Ritorniamo su questo argomento dopo aver affrontato, stamattina, quello dell’ordinanza ulteriore, firmata dal Tribunale di Napoli, su richiesta della Dda, relativamente al duplice omicidio del boss Sebastiano Caterino e del suo braccio destro Umberto De Falco, avvenuto a S.Maria C.V. il 31 ottobre 2003.

In questo caso si tratta di un’ordinanza fondata in maniera decisiva sulle dichiarazioni di Francesco Zagaria, considerato dunque un collaboratore di giustizia molto affidabile e credibile.

Siccome l’indagine sulla presunta talpa nella Procura della Repubblica di S.Maria C.V. è svolta dallo stesso ufficio della Procura di Napoli, cioè dalla Dda, si è portati a pensare, pur trattandosi di una situazione del tutto differente da quella dell’omicidio, che anche sulla vicenda di questo sottufficiale della Finanza si è sviluppata una forte motivazione da parte dei magistrati della Dda nel trovare quegli indizi di colpevolezza che possano far incriminare il militare.

E infatti, qualcosa di nuovo e significativo è capitato dall’articolo che mesi fa abbiamo dedicato a questa vicenda, nel quale già segnalavamo il trasferimento di cautela del finanziere, che ha lasciato le sue funzioni di polizia giudiziaria all’interno della Procura, andando ad occupare una postazione in un comando territoriale operativo di Terra di Lavoro.

Sarebbero molto circostanziate le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Francesco Zagaria, il quale lo definisce una talpa personale, a sua completa disposizione, sempre attivo e vigile per capire se ci fossero procedimenti a carico del camorrista di Casapesenna trapiantato a Capua o di suoi familiari.

L’evoluzione dell’indagine, ed è questo l’elemento principale di novità, sarebbe rappresentato dal riscontro documentale riguardante alcuni fascicoli espressamente indicati dal pentito.

Non è da escludere che la il sottufficiale, già sentito una prima volta dai Sostituti Procuratori della Dda come indagato (alla presenza dei suoi avvocati), potrebbe essere riascoltato.

Si parla di un nuovo interrogatorio che rappresenta, a nostro avviso, un elemento sintomatico della emersione di fatti nuovi all’interno dell’indagine,

Le ipotesi di reato formulate a carico del sottufficiale sarebbero quelle di favoreggiamento e di rivelazione di segreto di ufficio, ovviamente con l’aggravante dell’articolo 7, favori alla camorra, che poi sono il motivo per cui l’indagine è svolta dalla Distrettuale Antimafia.

Si parla anche di ulteriori stralci di interrogatorio in cui Francesco Zagaria avrebbe esposto quelli che, a suo dire, sarebbero stati i vantaggi economici ad appannaggio del finanziere, che sarebbero usciti da provviste realizzate grazie ad alcuni insediamenti edilizi siti a San Prisco, di molto dubbia legalità, in cui svolse un ruolo importante anche Domenico Farina, imprenditore di San Prisco, un po’ socio e un po’ prestanome di Ciccio e’ Brezza.

Per quanto riguarda l’evoluzione di questa indagine, bisognerà capire se la Dda intende chiuderla procedendo poi, dopo le possibilità offerte all’indagato o agli indagati di chiedere un ulteriore interrogatorio o di portare elementi a discarico, con la richiesta di rinvio a giudizio oppure se la stessa indagine si allungherà nel tempo, contenendo al suo interno l’evoluzione sempre possibile, ancorché non scontata della richiesta e della emissione di elementi cautelari limitativi della libertà personale.

Sottolineiamo che questo ultimo passaggio del nostro articolo rappresenta una esposizione di scuola, cioè l’illustrazione di quello che può avvenire dentro ad una indagine di questo genere. Anzi, c’è anche una terza possibilità, che sembra remota, visto come si sono messi i fatti ma che, a livello di scuola, è sempre possibile: la richiesta di archiviazione formulata dalla Dda e portata al vaglio di uno dei Gip del Tribunale di Napoli.