LA FOTO MONDRAGONE. Ci risiamo: l’ex sindaco Ugo Alfredo Conte nonostante la condanna a 8 anni e mezzo, anche per camorra, sale e scende dagli uffici del Comune

23 Giugno 2021 - 11:24

Non ne avevamo scritto più all’indomani del nobilissimo gesto non dovuto, ma fatto ugualmente per amore delle istituzioni, del figlio dell’ex primo cittadino, dimessosi dalla carica di consigliere comunale all’indomani della sentenza pronunciata dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere

 

MONDRAGONE(g.g.) Solita premessa: Ugo Alfredo Conte, già sindaco di Mondragone, è un non colpevole. Lo è per la legge, lo è per il diritto e per tutto quello che dalla legge e dal diritto discende. Detto ciò, questo specifico ambito non è abitato dalla questione della credibilità delle istituzioni. Nel senso che una persona non colpevole per Diritto, è sì non colpevole nell’ambito appena declinato della cosiddetta opportunità istituzionale, ma stabilito il concetto in assoluto che corrisponde a questi due ambiti, comunque diversi, ciò che discende all’interno del perimetro dell’opportunità, diverge da quello che discende dal perimetro del Diritto.

Questo è facilmente comprensibile e anche facilmente spiegabile: il Diritto garantisce il proprio ruolo attraverso un sistema più o meno meccanico, più o meno automatico di applicazione delle leggi che stabiliscono, ad esempio in Italia, il primato della Camera dei Deputati, del Senato della Repubblica e di altre assemblee elettive, titolari di deleghe legislative, in quella che per ciò e solo per ciò, è stata definita, nella Costituzione, come una democrazia parlamentare.

Nel perimetro dell’opportunità – e già la parola fa capire tutto o almeno molto – si inserisce la sottocategoria della sensibilità che, in quanto tale, è variabile e investe il campo della discrezionalità. Insomma, in quell’ambito c’entra la politica che è tale se costituita da ragioni che confliggono. Il perimetro dell’opportunità, dunque, non può essere automaticamente e indissolubilmente legato a quello del Diritto, perchè l’elemento della politica e dunque anche della discrezionalità delle valutazioni dei punti di vista, innesta la necessità di rispettare degli elementi, a nostro avviso, granitici. Uno di questi è la cosiddetta credibilità, risultante della combinazione tra la categoria dell’opportunità e la sottocategoria della sensibilità.

Finalino: se Ugo Alfredo Conte è stato condannato, così com’è stato condannato, in primo grado, solo in primo grado, a 8 anni e 6 mesi di reclusione per un reato aggravato dall’articolo 7, cioè dall’aver favorito i clan camorristici di Mondragone, Ugo Alfredo Conte sarà assolutamente, indiscutibilmente non colpevole fino ad una eventuale sentenza definitiva. Mai e poi mai gli 8 anni e mezzo irrogati dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere, potranno incidere sui suoi diritti personali, individuali. Se, invece, ci trasferiamo nell’altro ambito, quello dell’opportunità, in ballo non ci sono solo i diritti di Ugo Alfredo Conte, ma anche quelli che poi vengono letteralmente sovrastati da una caratteristica che si trasforma in dovere che grava, di fatto, come elemento nobile della democrazie, come vero e proprio dovere sulle spalle delle istituzioni rappresentative, ma anche su quelle non direttamente o indirettamente elettive ma comunque formate da persone le quali, prima di ricoprire un incarico pubblico, hanno formulato un giuramento di fedeltà allo stato, alle leggi ma anche alla sua onorabilità.

Se Ugo Alfredo Conte è stato, com’è stato, sindaco di Mondragone ed è stato, com’è stato, condannato in primo grado per presunti reati compiuti nell’esercizio delle sue funzioni e per effetto di questo esercizio delle sue funzioni di sindaco, è del tutto inopportuno, fino a quando la sua posizione giudiziaria non si definirà, che frequenti stabilmente, come continua a fare, dopo una pausa successiva alla lettura della sentenza, gli uffici del comune, così come dimostra questa fotografia, scattata qualche giorno fa.

Dimostra, in quanto, se è sicuramente vero che si tratta solo di uno scatto e quindi potrebbe essere eccessivo affermare che per una volta che c’è salito, si dica che Conte frequenti stabilmente quelle stanze, è anche vero che ,di fotografe, di scatti, ce ne sono diverse decine, dimostrabilmente ascrivibili a giornate diverse tra di loro e anche piuttosto distanziate, in ragione di settimane e di mesi.

Com’è noto o come dovrebbe essere noto a titolari di cariche pubbliche, il procedimento amministrativo che porta ad esempio all’emissione di un’interdittiva antimafia a carico di un’azienda o alla nomina da parte della Prefettura, di una commissione d’accesso, finalizzata ad accertare se in un’amministrazione pubblica siano in atto infiltrazioni o anche condizionamenti da parte di soggetti criminali, viaggia su un sentiero parallelo, non comune, autonomo rispetto a quello delle procedure penali. Anzi, la procedura amministrativa “si serve, quando gli serve” e per quello che le serve, della procedura penale e le utilizza anche quando queste non sono definitive, ad esempio una sentenza di primo grado o anche un semplice rinvio a giudizio o addirittura una semplice iscrizione nel registro degli indagati, come elementi che rendono cautelarmente necessarie, verifiche ispettive da parte di una commissione d’accesso, formata anche da autorità di polizia che poi mette tutti i dati raccolti a disposizione del procedimento amministrativo, chiuso dalla prefettura e dal governo, il più delle volte con un provvedimento di scioglimento dell’ente locale.

Si dirà: solo per una fotografia? Questa è una fotografia che segue tante altre fotografie da noi pubblicate prima dell’emissione della sentenza. Dopo una lunga serie di articoli, avevamo lasciato il fronte degli “accessi” di Ugo Conte in vari uffici del comune di Mondragone, nel momento in cui, con un gesto nobile, apprezzabilissimo che qualifica l’uomo, il professionista e, perchè no, anche il politico, Michele Conte, figlio di Ugo Alfredo Conte, aveva rassegnato le dimissioni dalla carica di consigliere comunale. Dimissioni che non erano affatto dovute per Diritto, ma che lui presentò      lo stesso, proprio in nome di quella opportunità, base costitutiva della credibilità di un comune o di un qualsiasi altro ente pubblico, quando questa riguarda situazioni alla Ugo Conte.

Plaudimmo alla decisione del figlio dell’ex sindaco, ma oggi con una sentenza dura sulle spalle, perchè 8 anni e mezzo sono sempre 8 anni e mezzo, relativamente al perimetro dell’opportunità, Conte, come se soffrisse di una sorta di dipendenza, continua a frequentare gli uffici del comune, continua a parlare con impiegati e dirigenti, senza avere la pazienza di attendere il momento in cui, come gli auguriamo, la Corte d’Appello e la Corte di Cassazione oppure la Corte di Cassazione, dopo una eventuale altra sentenza sfavorevole della Corte di Appello, lo rendano definitivamente non colpevole e dunque abilitabile ad ogni carica pubblica.

Sappiamo che anche questo articolo sarà banalizzato finendo dunque nel tritacarne dell’ignoranza che regna sovrana, a partire dalle stanze della politica, a partire da chi esercita la potestà istituzionale nel comune di Mondragone, attorno al comune di Mondragone o anche in consiglio regionale. Ma noi non possiamo farci nulla, ragioniamo così e non dobbiamo certo sentirci in colpa se amiamo farlo. Come cantavano Celentano e la Mori, “E ci dispiace per gli altri“.