LA FOTO S.MARIA C.V. Altro che parco archeologico, questo è un cesso. Guardate com’è combinata l’area dell’ex Comune

3 Ottobre 2018 - 20:13

SANTA MARIA CAPUA VETERE – (g.g.) “Il recupero, il restauro e la valorizzazione di questo prestigioso palazzo, come sede dell’amministrazione comunale e come contenitore di attività culturali, comprende anche una delle sedi informative dell’itinerario archeologico dell’Antica Capua.

Infatti, i ritrovamenti archeologici di notevole valore storico rinvenuti hanno modificato il progetto originale prevedendo un volume archeologico in grado di proteggere le testimonianze archeologiche ritrovate e di assicurarne una piena e diffusa fruizione e valorizzazione.” Questo scriveva, autorevolmente il sito Tecnores.it qualche anno fa. A leggere uno è portato a pensare, magari non conoscendo il territorio, che questa sia una città seria, sensibile alla causa della conservazione della propria storia, che non è una storia normale, ma addirittura, millenaria visto che Capua era una delle città più importanti dei domini romani che non a caso vi costruirono un Anfiteatro secondo solo al Colosseo.

E invece questa è una città da quattro soldi. Che ancora oggi, non avendo capito nella sua ignoranza come si fa a costruire sviluppo, reddito, quattrini, posti di lavoro con la valorizzazione culturale, partendo, ripetiamo, dalla dotazione della vecchia Capua che va da se quale proposta culturale con una potenzialità quasi universale, umilia se stesso e racconta, con immagini raccapriccianti come questa che pubblichiamo, il suo inarrestabile declino, il suo oblio della dispersione definitiva della propria identità.

Il parco archeologico di Piazza Resistenza, quel ritrovamento che aveva modificato il progetto di recupero del vecchio comune di Santa Maria Capua Vetere, è diventato un vero e proprio cesso. Ma non in senso figurato, un cesso vero. Guardate come sta combinato, non è buono nemmeno per adibirlo a pascolo.

Chi è l’assessore alla cultura al comune di Santa Maria? Bohhhhh. Sarebbe cosa buona e giusta se il sindaco Antonio Mirra, altro che malelingue, questa è cruda realtà documentata, fosse coerente fino al punto di cancellarla definitivamente questa delega, gettando la maschera del relativismo deteriore che connota, tristemente, la sua esperienza amministrativa.

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