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Luigi Suppa, dirigente del Liceo Diaz: “Cosa è stato fatto per riaprire le scuole? Praticamente nulla”

24 Gennaio 2021 - 12:39

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la nota a firma del Preside Suppa, dirigente scolastico del Liceo “Diaz” di Caserta

 

Siamo ormai nel mese di gennaio e l’apertura delle scuole è stata rinviata ulteriormente. Dall’inizio della pandemia ad oggi, tra ordinanze e decreti ministeriali, di cui si è perso ormai il conto, sono cambiati tante volte gli scenari. Nonostante ciò, noi dirigenti scolastici, con i pochi mezzi a disposizione, abbiamo messo in sicurezza le scuole e, già da luglio, abbiamo previsto le tre possibili situazioni emergenziali  in caso di basso, medio o alto contagio, organizzando le tre rispettive azioni didattiche consequenziali: quella della didattica totalmente in presenza, quella della didattica mista integrata e  quella della didattica totalmente a distanza. In questi lunghi e difficili mesi, però, proprio mentre noi abbiamo messo in sicurezza le scuole e pianificato tutte le possibili forme di didattica e di organizzazione, oltre alle tante promesse e ai continui proclami di natura demagogica, non è stato fatto nulla, o quasi nulla, per rendere sicuro tutto ciò che sta intorno alle scuole, a cominciare dai trasporti, per rendere possibile il rientro a scuola in sicurezza, evitando assembramenti.

Forse lo scorso anno l’improvvisa emergenza ha potuto creare disorientamento, ma adesso, dopo tutti questi mesi trascorsi a scuola per organizzare la ripresa senza avere quasi nessun aiuto, sembra assurdo essere arrivati al punto di tenere ancora chiuse le scuole per la totale assenza di coordinamento centrale e  periferico.

Si continua a sostenere che la scuola, i giovani, la cultura sono importanti e che, quindi, le scuole devono essere aperte ad ogni costo, niente di più giusto! ma cosa è stato fatto effettivamente per riaprirle? Praticamente nulla! E anche ora, nel mese di gennaio, nulla si sta facendo e, al di fuori dei soliti annunci demagogici e retorici, tutto è rimasto allo status quo.

Che la scuola non sia mai stata effettivamente una priorità è stato ampiamente dimostrato dalle vicende degli ultimi anni. Al di là dei proclami populisti e propagandistici e delle promesse rimaste tali, di fatto la scuola è stata messa sempre agli ultimi posti. Basti considerare le strutture fatiscenti, la cronica carenza di organici, le classi numerose imposte anche quest’anno, nonostante la pandemia e la necessità del tanto declamato distanziamento nelle aule.

Tanti errori fatti, quindi, come quello di non prevedere i vari scenari possibili e di non mettere dunque in atto, sulla base di un’unica normativa, tutte le azioni consequenziali costringendo, in tal modo, di volta in volta e all’ultimo momento, i dirigenti a modificare l’azione didattica e organizzativa con l’ansia e la confusione del caso: chiudiamo le scuole, apriamo le scuole, eroghiamo didattica integrata, anzi no, tutta a distanza, organizziamo ingressi scaglionati, apriamo anche la domenica magari ad agosto, prolunghiamo l’orario fino alle 20.00 e così via. La pazienza davvero è tanta e lo spirito di servizio ha indotto in molti casi dirigenti, docenti e personale scolastico tutto ad informare la propria giornata lavorativa alla nota espressione Tempori aptari decet;  non ci resta, quindi, che continuare a navigare a vista nella speranza che quanto prima tutto torni alla tanto attesa e rassicurante “normalità”.