La “staffa” sull’omicidio stile commando di Sebastiano Caterino. Attimo per attimo, dal bar La Dolce Vita di CASALE all’ingresso dell’IACP di S.MARIA C.V.

2 Agosto 2018 - 16:41

SANTA MARIA CAPUA VETERE – Dell’omicidio di Sebastiano Caterino detto l’evraiuolo per la sua capacità di strisciare in stile truppe d’assalto militari quando compiva omicidi a decine, abbiamo smesso da tempo di pubblicare le impressionanti foto. D’altronde si tratta di una cosa di 13 anni fa. Trita e ritrita, e per giunta vissuta dal sottoscritto in prima persona in quanto fui il secondo giornalista (la prima era la mia corrispondente di zona del Corriere di Caserta) imbattendomi in quella vista tutt’altro che edificante del viso reclinato all’indietro di Sebastiano Caterino colpito ripetutamente al volto spedito da commando di morte spedito da Francesco Schiavone Cicciariello a seguito di una richiesta formulata da Vincenzo Schiavone detto o’petillo.

Al fianco di sebastiano Caterino viaggiava suo nipote Della Corte che dopo una breve agonia cessò di vivere dopo qualche ora. Fu un delitto legato anche alle pressioni di fronte a quella che veniva considerata un’invadenza sempre più arrogante di colui che era stato a San Cipriano uno degli uomoni di maggior fiducia di Antonio Bardellino, e che una volta trasferitosi a Santa Maria, aveva trovato nella famiglia di Salvatore Amato, a cui i giovani figli di boss avevano ammazzato il suo di figlio davanti alla discoteca proprio a Santa Maria Capua Vetere, un naturale alleato.

I Bellagiò si sentivano sempre più stretti. Dunque chiesero e ottenero dai loro sodali di Casal di Principe, cioè gli Schiavone, di eliminare Sebastiano Caterino.

Possiamo concludere definitivamente il racconto con la pubblicazione integrale di uno stralcio delle motivazioni con le quali la Corte di Cassazione ha motivato la sentenza irrevocabile a carico degli imputati nel processo. Una sentenza che conferma le durissime condanne, inflitte dal tribunale e dalla corte di appello ai componenti del commando di morte, al mandante Francesco Schiavone Cicciariello.

Questo un passaggio delle motivazioni della sentenza definitiva di Cassazione.

“Con particolare riguardo alla deliberazione dell’omicidio, Piccolo aveva riferito che l’omicidio di Caterino Sebastiano ero stato deciso, nell’estate 2003, nel corso di riunione, tenuta a S. Cipriano d’Aversa, cui avevano partecipato Iovine Antonio, Zagaria Michele e Francesco Schiavone detto cicciariello; era stata, quindi, organizzata una attività di controllo del territorio finalizzata a conoscere gli spostamenti della vittima designata. In tale attività di controllo erano stati coinvolti, tra gli altri, anche Vitolo Massimo, Mauro Mario, Aversano Stabile Romeo, persone residenti nella zona dove doveva essere eseguito l’omicidio.

Gli appostamenti compiuti non avevano consentito di procedere alla fase esecutiva, tanto che era stato deciso di cercare appoggio in persone, componenti della famiglia Del Gaudio-Bellagiò, che vivevano nel medesimo quartiere dove viveva Caterino Sebastiano. Laiso Salvatore aveva riferito che nella seconda metà di ottobre 2003, il gruppo, composto da Conte Vincenzo, Schiavone Vincenzo petillo, Vitolo, Mauro e Aversano Stabile Romeo, si era incontrato in Capua, doveva aveva prelevato una auto alfa romeo 164 di colore grigio, uno scooter e armi, e quindi si erano diretti in zona rurale, dove avevano parcheggiato l’alfa romeo 164 nel cortile interno di una abitazione.

Erano stati compiuti nuovi appostamenti al fine di individuare il Caterino e quindi consentire l’intervento del gruppo di fuoco, rimasto in attesa nella abitazione dove era stata nascosta l’alfa romeo, ma ancora inutilmente. Quanto alla fase direttamente esecutiva, Iovine Antonio aveva riferito di aver appreso che era stato reperito il contatto con una persona, insospettabile per Caterino Sebastiano, che si era prestata a dare un appuntamento alla vittima, e quindi a consentirne la localizzazione con certezza.  La vedova di Caterino Sebastiano aveva riferito agli inquirenti che il giorno prima dell’omicidio il Caterino era stato richiesto da tale Salvatore Amato di interessarsi per acquistare, con urgenza, una caldaia nuova, ottenendo dal Caterino l’impegno di attivarsi la mattina successiva presso un rivenditore di caldaie della zona.

Piccolo Raffaele riferiva che la sera del 30 ottobre gli veniva dato appuntamento per la mattina successiva presso un bar di Casal di Principe. La mattina del 31 ottobre, presso il bar La dolce vita di Casal di Principe conveniva un gruppo composto da Piccolo, Panaro Nicola, Schiavone Vincenzo copertone e Schiavone Vincenzo petillo. Dal bar partono due auto, con il compito di controllare l’eventuale presenza di forze dell’ordine: una fiat brava guidata da Piccolo e una mercedes A con Schiavone Vincenzo copertone e Cangiano Antonio.

Il gruppo incaricato dell’azione omicidiaria si trovava a bordo di due auto alfa romeo 166, una proveniente da Casal di Principe, con a bordo Schiavone Vincenzo petillo, e altra proveniente da Capua, con a bordo Conte Vincenzo; alle due auto davano supporto logistico due motociclette, con a bordo le coppie Vitolo-Mauro e Aversano Stabile — Monaco. Eseguito l’omicidio, Monaco, Mauro e Aversano Stabile si erano occupati di bruciare le auto e portare le moto e le auto nella masseria di Mario Cerullo. La prima sentenza ha quindi esaminato la posizione di ciascun imputato, indicando i relativi elementi probatori”.