L’amministrazione Caserta, eletta grazie ai voti della camorra, fa il blitz nel cantiere Medì di Canciello. Ma lui ha presentato la richiesta di permesso da sei mesi

10 Giugno 2025 - 19:27

Nell’ufficio dei “prodi” Filippo Virno e Mimmo Tartaglione lo tengono, come da prassi locale, a bagnomaria. Mo’, Casertace può essere tacciata di essere “filocancielliana” dopo le centinaia di articoli critici che gli abbiamo dedicato? Ma questa operazione, va detto con chiarezza, puzza da tutte le parti

TEVEROLA (G.G.) – Dicono che Filippo Virno, degno partner del sindaco Gennaro Caserta — che è tale, inconfutabilmente, grazie ai voti del clan camorristico dei De Martino per i motivi che abbiamo spiegato un migliaio di volte — abbia rilevato una violazione delle norme edilizie nel cantiere del costruttore Nando Canciello, nell’area di espansione del centro commerciale Medì.
Ora, quanti articoli ha scritto questo giornale su Canciello? Probabilmente centinaia. Tutto si può dire, tranne che si tratti di un imprenditore in cima alla nostra hit parade della stima. Tuttavia, siccome dall’altra parte della barricata c’è Virno — personaggio che, al di là del rispetto personale dovuto a tutti in linea di principio, incarna un modello di pubblico funzionario diametralmente opposto a quello che Casertace immagina per restituire dignità alla pubblica amministrazione locale — ci muoviamo con cautela.

Il cantiere di Canciello è stato sequestrato e lui, in quanto legale rappresentante, è stato denunciato, come di prassi. Ma il signor Virno, che ora vuole dare l’idea che il Comune di Teverola sia integerrimo — come se un’amministrazione comunale eletta grazie a quasi 400 voti raccolti dalla nipote di un boss, con il viceboss a presidiare i seggi, potesse ripulirsi tramite operazioni mediatiche che sfruttano il nome di un imprenditore davanti al quale tutti si sono genuflessi, a partire dal signor Lusini (grazie al quale Caserta è sindaco e dal quale oggi Caserta finge di prendere le distanze con operazioni come questa) — ci lascia molto perplessi.

E così ci siamo presi la licenza di ascoltare la tesi dell’impresa di Canciello, dalla quale ci fanno sapere che il permesso a costruire è stato presentato al Comune di Teverola da oltre sei mesi. E che da oltre sei mesi il signor Virno, coadiuvato da quell’altro “fuoriclasse” di Mimmo Tartaglione — oggi assessore a Marcianise e protagonista di uno degli abusi edilizi più eclatanti della storia, con i suoi gazebo e le sue attrezzature installate per anni nella zona del mercato — non ha dato alcuna risposta, né di approvazione né di diniego.

Lo tengono lì, a bagnomaria, questa richiesta di permesso a costruire.
Il modo peggiore e più sospetto, una prassi consolidata in provincia di Caserta, che serve solo ad alimentare sospetti — a volte anche ingiustificati.

Canciello ha diritto al permesso a costruire? Glielo si conceda. Non ne ha diritto? Gli si neghi, e magari proverà a far valere le sue ragioni al TAR. Ma non rispondergli è un modo per tenere le persone in sospeso.
Sul cantiere, l’Ufficio Tecnico è andato insieme ai vigili per constatare l’esistenza di una tettoia aperta su tre lati, destinata alla protezione dalla pioggia.

In questo articolo c’è, indubbiamente, un pregiudizio che ci porta addirittura a cercare le ragioni di Canciello. E Dio solo sa quanto abbiamo avversato le operazioni di questo imprenditore.
Il pregiudizio riguarda un’amministrazione comunale che la Prefettura di Caserta — evidentemente condizionata dal fatto che al governo ci sia la destra, di cui fa parte anche Gennaro Caserta — lascia operare impunemente, nonostante non ci sia stato caso più chiaro e clamoroso di infiltrazione camorristica nel processo elettorale. La DDA lo ha scritto nero su bianco meno di un anno fa, in occasione dell’ordinanza che portò all’arresto di diversi esponenti del clan e anche di quel Salvatore De Santis, colui che presidiò per ore e ore il seggio per procacciare voti a Ellen Di Martino, nipote diretta del boss in carcere, punta di diamante della lista di Caserta. E ad altri esponenti di una compagine che vinse le elezioni soprattutto grazie a Biagio Lusini, poi arrestato per la nota vicenda della lottizzazione Schiavone.