LE FOTO CASERTA. Pronti ad incatenarci davanti alla Procura se i “compagnucci” dell’ex canapificio risponderanno ad alcune nostre domande sui soldini degli Sprar

18 Marzo 2019 - 09:55

CASERTA (gianluigi guarino) – Per carità, la libertà di manifestazione a meno che questa si svolga con le modalità con cui si sta svolgendo, ancora in questi minuti a Parigi, in preda a mille black bloc da stamattina, non solo è inviolabile, ma va difeso con tutte le forze da chi crede realmente nel liberalismo,  a nostro avviso e ad avviso dei veri liberali, espressione autentica e pura dell’altissimo concetto di libertà.

Per cui, quelli che hanno sfilato oggi pomeriggio per chiedere la riapertura dell’ex canapificio, vanno rispettati e vanno protetti a prescindere nel diritto di esprimere il proprio punto di vista.

Per lo stesso motivo, chi la pensa diversamente da quelli dell’ex canapificio, non solo ha il diritto di esprimere le proprie opinioni, ma merita che queste siano valutate concretamente cioè esaminate attraversandone i contenuti. E qui casca l’asino e pilota la differenza tra un liberale e un comunista, un liberale e un fascista. Il liberale lotta per la libertà e per tutti i diritti, i totalitaristi, e ovviamente ci riferiamo anche ai post-comunisti e ai post-fascisti, considerano diritti solo quelle espressioni del pensiero e dell’azione funzionali ai propri interessi politici o di bottega. Va da se, dunque, ancora oggi, il vizietto di queste micronicchie

della sinistra sedicente e sedicentemente militante, è quello di rispondere con lo slogan, con le solite formulette rituali alla contestazione di chi contesta (il gioco di parole è voluto) , la loro contestazione.

Vedete, risparmiamo al nostro discorso di oggi l’ingresso approfondito nella questione, pur indugiando su qualche doveroso cenno, della piena consapevolezza, da parte delle centinaia e centinaia di immigrati che ogni volta arrivano a Caserta per sposare le battaglie dell’ex canapificio, relativamente ai contenuti di quella che, per far piacere ai nostri interlocutori di oggi, definiamo, con un vecchio vocabolo del sindacalese spinto, “piattaforma”.

 

Secondo noi, la piattaforma gli è quasi completamente ignota. Secondo noi gli immigrati che hanno sfilato per Caserta oggi, non hanno avuto la possibilità di sapere i motivi per cui i locali dell’ex canapificio sono stati chiusi. Probabilmente, il loro stato di umana necessità di ricevere minimi mezzi di sostentamento, li porterebbe, quand’anche conoscessero i motivi della chiusura dell’ex canapificio, a sfilare lo stesso e a prescindere, prestandosi, alla maniera del signor Buzzi in cambio di un tozzo di pane, a quelle esigenze che l’ex canapificio ha dimostrato di avere, mostrando una sorprendente vena imprenditoriale e soprattutto una conformità, scaduta nel conformismo, con le leggi non scritte dell’imprenditoria casertana che potremmo definire l’imprenditoria delle fatture ideali. In questo caso le potremmo definire “fatture ideologiche”. Sono quelle pesantemente sub iudice; sono quelle per le quali 7 esponenti di spicco dell’ex canapificio sono stati indagati con un’accusa comicamente craxiana. In una sorta di nemesi storica, quelli del canapificio sono sospettati di essere dei mariuoli comuni alla Mario Chiesa insomma, cioè alla maniera di chi, con il suo arresto in flagranza mentre agguantava da un imprenditore, interessato ad un appalto del Pio Albergo Trivulzio di 7 milioni di lire, innescò l’uragano di Tangentopoli.

Tutti questi che hanno sfilato oggi pomeriggio, non hanno dato alcun contenuto alla propria manifestazione. Eppure i comunisti di una volta erano abituati a svolgere lunghe analisi all’interno delle quali finanche venivano trovate delle giustificazioni metafisiche alla lotta armata o ad altre forme di espressione rivoluzionaria.

Non sappiamo se il corteo di oggi si sia chiuso con un comizio o con qualcosa di parlato che andasse al di là di quegli stanchi e stinti slogan. A noi non risulta. Se vogliono, quelli dell’ex canapificio, possono confrontarsi con noi. Siamo pronti a sostenere in tutto e per tutto la loro battaglia; siamo pronti a coprirci di ridicolo affermando che la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere che ha ordinato la chiusura constatando la pericolosità delle strutture, sia un’avanguardia reazionaria post-franchista al soldo di Salvini. Siamo pronti a farlo. Ci andiamo anche ad incatenare sotto all’ufficio della dottoressa Maria Antonietta Troncone, procuratore della Repubblica. Ma solo dopo che i puridispirito dell’ex canapificio avranno risposto ad una dozzina di nostre domande sulle modalità con cui hanno gestito la valanga di quattrini erogati per gli Sprar.

Di questo dovevano discutere oggi durante la manifestazione. Non l’hanno fatto, per cui noi non possiamo che parlarne male.