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LE FOTO. Ecco il cantiere di CASERTA. De Luca ha già speso quasi 20 milioni di euro per la costruzione di ospedali prefabbricati, che non servono assolutamente più, per le Terapie Intensive CORONAVIRUS

17 Aprile 2020 - 11:21

Tir in azione anche a Caserta, ma sono soldi letteralmente buttati via che si sarebbero potuti spendere per l’economia. A Napoli, solo demagogia. C’è solo il disegno furbo di fare comunque quei lavori e di muovere quattrini a favore di certe imprese

CASERTA (Gianluigi Guarino) C’è un grande via vai di tir che scaricano enormi pezzi prefabbricati per la costruzione dell’ospedale, elegantemente definito modulare, ma che fondamentalmente somiglia molto a un qualsiasi capannone industriale, nell’area che ha ospitato per anni il parcheggio della discordia, quello che ci onoriamo di aver contribuito a far chiudere, perchè gestito abusivamente, in un terreno di proprietà del comune di Casapulla, ma ricompreso, naturalmente, nel perimetro del comune capoluogo.

Cerchiamo di essere un pò più schematici del solito, potremmo dire, rimanendo in tema, più modulari del solito, così speriamo che qualcuno ragioni un attimo su quello che scriviamo: l’idea degli ospedali modulari nasce nei giorni più critici dell’epidemia. De Luca afferma che dovranno servire per ospitare reparti di Terapia Intensiva e per scaricare da questa incombenza gli ospedali ordinari, in modo che questi potessero riprendere le attività sospese già al tempo e che così rimarranno fino al tre maggio prossimo, come apprendiamo da una disposizione firmata ieri dal super dirigente regionale Antonio Postiglione.

Erano i giorni in cui ci si avvicinava alla cifra di 150 ricoverati in Terapia Intensiva e l’idea che un ulteriore aumento potesse far saltare il sistema della Rianimazione in Campania era molto più di un timore.

Un timore causato anche dalle inadempienze gravi di De Luca e della Regione, che in un anno e mezzo, cioè dal momento dell’approvazione del nuovo piano ospedaliero annunciato tra squilli di tromba e parole di trionfo, non erano riusciti ad aggiungere un solo posto di Rianimazione ai 340 e qualche cosa esistenti, per approssimarsi alla cifra, prevista dal nuovo piano, superiore ai 600 posti.

Va bè, la polemica la facemmo, ma poi la accantonammo. Il numero di ricoverati gravi aumentava e c’era la necessità di trovare collocazioni alternative. De Luca, in quei giorni, affermò che la metà dei posti di Terapia Intensiva disponibili, cioè un numero pari a 167/168, potevano essere utilizzati per i malati di coronavirus.

Insomma, i quasi 150 registratisi nel periodo tra il 15 e il 25 marzo rappresentavano, ripetiamo, anche per colpe ascrivibili allo stesso De Luca in funzione del nuovo piano ospedaliero, il classico livello di guardia.

In questo clima, venne fuori l’idea degli ospedali modulari. Avrebbero accolto malati di coronavirus in Terapia intensiva, per quel che riguarda la parte aggiuntiva, ai 167 che le strutture in funzione potevano già garantire, e, gradualmente, poi, avrebbero potuto sgravare gli ospedali anche di questa quota. 

Si parlò, allora, di una spesa di 20 milioni di euro. Noi obiettammo (ricordate?) che c’erano strutture tranquillamente agibili, ristrutturate da poco, come l‘ospedale Palasciano di Capua, quello di Teano, in grado di assolvere a questa funzione, non infliggendo, peraltro, al proprio territorio, gli stessi disagi causati dallo svuotamento dell’ospedale di Maddaloni e del suo Pronto Soccorso, prima dell’insediamento di alcuni posti di Terapia Intensiva che già erano aggiuntivi rispetto ai 167 del plafond ordinario, garantiti da De Luca.

Non c’è stato nulla da fare: una montagna di chiacchiere e soprattutto le mistificazioni di un paio di consiglieri regionali di maggioranza, che invece di operare affinchè Capua o Teano diventassero ospedali Covid, hanno pensato solamente ad imbrogliare la matassa, in modo che venisse fuori il messaggio che qualcosa, almeno a Teano, si sarebbe fatto, al contrario di quello che, invece, succederà, niente di niente.

De Luca, insomma, andava avanti a carro armato, con gli ospedali modulari. De Luca voleva fortissimamente spendere questi 20 milioni di euro, pagando delle imprese la cui identità poi cercheremo di scoprire.

Per due settimane, neppure noi ci siamo più occupati degli ospedali modulari. Ad un certo punto, essendo inguaribilmente ed incorreggibilmente dei “maccaroni” che credono ancora nella bontà di fondo del genere umano, ci siamo convinti che, di fronte ai dati epidemiologici che segnavano un costante declino del numero dei ricoverati in Terapia Intensiva, questa cosa dei pre-fabbricati fosse stata messa da parte, anche perchè l’accordo con le cliniche private aveva ampliato la disponibilità di posti letto di Rianimazione in misura ulteriore, all’incremento, già garantito, dagli ospedali Covid, che non si limitavano solamente a quello di Maddaloni.

In linea di massima, con le cliniche private e con i covid hospital si andava a superare quota 400 facendo diventare anche 150 rianimazioni occupate per malati di coronavirus, una cifra gestibile. E invece, ecco i tir che si vedono nel giorno in cui, in tutta la Campania, i ricoverati in Terapia Intensiva non sono più 145, bensì la metà: ieri, dato ufficiale, 76.

Ora, 76 ricoverati in Terapia Intensiva su più di 400 posti disponibili vanno quasi a ripristinare la possibilità che gli ospedali della Regione Campania possano contare di nuovo sui 330, 340 posti disponibili prima dell’epidemia. E quindi, ci piacerà sapere, a questo punto, quale destinazione avranno i tre nosocomi modulari, in zona ospedale del Mare, a Napoli, in zona ospedale civile, a Caserta e in zona Ruggi, a Salerno.

Può darsi che De Luca abbia una buona idea, funzionale ad avviare le dinamiche di attuazione del nuovo piano ospedaliero. Se è così, pur se tra qualche riserva, gliene daremo atto.

12 milioni o 20 milioni che siano e che potevano essere spesi a sostegno ulteriore dell’economia, devono avere un senso. Ma un senso serio, visto che le premesse, di serio, hanno ben poco. L’unica dichiarazione che De Luca ha fatto sulla destinazione post coronavirus di queste strutture, riguarda il modulare attiguo all’ospedale del Mare di Napoli.

Ha detto che lì verrà localizzato un grande asilo nido per i figli dei dipendenti dell’ospedale e probabilmente lì potrebbe essere spostata la centrale operativa regionale del 118.

Ottimi propositi, in linea di principio. Ma perchè occorreva spendere 20 milioni di euro per realizzarli? La centrale operativa regionale del 118 non è localizzata in una baracca, ma al di la delle lamentele connaturate al genere umano, vive nel lusso rispetto al cesso che ospita, ad esempio, la centrale operativa 118 di Caserta. E comunque dentro all’enorme patrimonio di immobili sanitari o parasanitari che la Regione già possiede, si potrebbe individuare tranquillamente una nuova sede, se proprio quella che c’è proprio non piace, a costo zero o quasi.

Per quanto riguarda invece l’asilo nido, l’ospedale del Mare è dotato di un nuovo immobile molto grande, di una sua pertinenza, appena ristrutturata che in una parte, debitamente canalizzata potrebbe ospitare l’asilo a costo zero, nel senso che i costi sarebbero assorbiti da quelli già ingenti legati alla ristrutturazione dell’immobile.

Quindi, almeno per quanto riguarda la questione dell’ospedale modulare di Napoli, a nostro avviso, le risorse sono mal spese, se non addirittura buttate via. Per Caserta e Salerno stiamo cercando di capire. Quando l’avremo fatto, esprimeremo, ancora una volta, il nostro punto di vista.