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LE FOTO S. MARIA C.V. Hanno messo una geisha giapponese ai piedi della Madonna dell’Assunta. Matilde Vecchione come suon Angelica, subito in convento di clausura

14 Agosto 2018 - 20:29

SANTA MARIA CAPUA VETERE (g.g.) – Come la giri e come la rivolti, questa “allummata” della festa dell’Assunta è buona solamente perché se ne parli.  Bisognerebbe però capire se il parroco e anche l’arcivescovo della diocesi di Capua si sentiranno gratificati dal clamore mediatico.

Ridisegnare la facciata del Duomo con una pagoda giapponese e con la scena di una geisha trascinata da una carrozza, è difficile da commentare. Ci si può sorridere, e forse le anime più agnostiche hanno più che sorriso. Hanno sghignazzato. Ma qui, veramente quelli del comitato festa Madonna dell’Assunta sono stati degli autentici fuoriclasse. Vedete, se al posto della pagoda e della geisha giapponese ci fosse stato un minareto oppure una forma di tempio buddista, magari, vestendosi di autorità culturale, e collegandosi ai tentativi e alla tensione che la chiesa cattolica sta compiendo, in chiave ecumenista, il comitato avrebbe potuto dire di aver osato in nome della pace che, non a caso nelle grandi marce di Assisi, ha messo più volte insieme pontefici, imam, finanche l’ayatollah nella parte sciita dei musulmani e il dalai lama.

Ma qui, cavolo, c’è una geisha e una pagoda. E anche se ti vuoi macerare il cervello, provando spericolatamente a trovare un’assonanza, in termini di provocazione culturale, tra la geisha e la Maria Maddalena simbolo rilucente della conversione, di un cammino di redenzione che parte da uno stato di dissolutezza, non ce la fai.

Perché la geisha non è semplicemente una prostituta ma è un tipo di prostituta assolutamente lontano dalla cultura occidentale, una prostituta diversa, spesso ricca di contenuti e di conoscenze, servizievole, dimessa, quasi schiava. La raccontò straordinariamente Giacomo Puccini nella sua celeberrima Madama Butterfly, per altro andata in scena ultimamente al Belvedere di San Leucio, ma Puccini non doveva parlar di religione in quell’occasione, ma di mondi, di avvenute, di sentimenti struggenti.  Per la sua geisha, Puccini paga penitenza passando qualche anno dopo al racconto della vita claustrale, di rigidissima contemplazione e di penitenza di suor Angelica.

Ora cosa farà Matilde Vecchio,e imprenditrice cattolica osservante, per espiare il peccato compiuto con la geisha non confessata e in apparenza non redenta messa ai piedi della Madonna dell’Assunta? Potrebbe, per esempio, chiudersi in convento. In un convento di clausura. Qualcuno in Italia ci sembra che esista ancora. Magari porta con se anche la vicesindaca, oggi in modalità fascia tricolore, Rosida Baia che anche a lei una messa a punta spirituale non è che possa fare così male.

La Vergine, come sempre, perdonerà loro perché questi veramente non sanno quello che fanno. Non sanno nemmeno da dove iniziare anche nell’interpretazione di una festa dal profondo connotato religioso di cui va rispettata semplicemente la sua identità che si richiama ad un popolo, in parte devoto, in parte, purtroppo, attratto solo dalla reiterazione di una tradizione. Questa deve essere la festa dell’Assunta, mo’ ci mancavano solo le geishe.