LE PASTE E I BABA’ DEI CASALESI. La cognata di Michele Zagaria ha gestito direttamente attività di Giuseppe Santoro e Pasquale Fontana

18 Aprile 2019 - 12:09

CASAPESENNA – I Santoro soci di Michele Zagaria. Il tema è questo. Poi ci sono gli antefatti che riguardano i rapporti più datati tra Antonio Santoro, cioè Zi Totonno e l’altro Zagaria che comandava, cioè Vincenzo, che pure trovano posto nelle dichiarazioni rese dai pentiti diversi anni fa e che al momento in cui vennero verbalizzate, non furono evidentemente sufficienti per emettere provvedimenti giudiziari, maturati alla luce di nuovi fatti, a partire dal ritrovamento dei quattrini, targati Santoro-Fontana, in una banca alle porte di Bologna.

Eppure già anni fa la Squadra mobile di Caserta aveva fatto un giro largo, ampio, tra la Domitiana in territorio di Mondragone, fino a Pinetamare e lì aveva scoperto che Patrizia Martino, convivente di Antonio Zagaria, fratello del boss, gestiva un punto direttamente un punto vendita Santoro, con la sua ditta, lungo la Domitiana.

La pasticceria, nata anni prima a Pinetamare, era stata dismessa, ma in compenso era sorti un serie di locali, tipo la pasticceria interna al Bar Molo e la cornetteria Cornetti di Notte, al civico 75 di via Darsena Orientale. Il gip che ha firmato l’ordinanza su Santoro e Fontana valorizza questi contributi dei pentiti, alla luce dei nuovi elementi emersi. Li utilizza per rafforzare la tesi di una società di fatto nata tra Giuseppe Santoro e Michele Zagaria. C’erano familiari del boss che direttamente esercitavano la loro attività imprenditoriale in comunione con quella di Giuseppe Santoro e Pasquale Fontana. Ciò lo racconta soprattutto Umberto Venosa, ma anche Salvatore Venosa.

Sempre il giudice evidenza un paio di elementi ugualmente interessanti: in quel periodo, il fatturato della Martino crebbe significativamente al punto che dal 2006 in poi ha più che raddoppiato gli incassi, raggiungendo la cifra di 148 mila 526 euro nell’ultimo modello IVA dichiarato.

L’altro elemento oggettivo riguarda l’improvviso benessere raggiunto dall’impresa di Santoro. Il quale, nel 2009, non vince una lotteria per ottenere l’impennata di fatturato che viene confermata dalle verifiche contabili degli inquirenti ma, secondo la dda e secondo il giudice, ciò accade perchè Michele Zagaria diventa socio di fatto. Una condizione che Salvatore Venosa, per esempio, dà per scontata, affermando anche che questa era ampiamente risaputa nel clan e fuori dal clan.

Il resto di quello che leggerete negli stralci pubblicati stamattina, rappresenta una conferma di ciò che abbiamo scritto negli altri approfondimenti sulla collaborazione logistica, storicamente strutturata, tra la famiglia Santoro e il boss Michele Zagaria. Disponibilità ad ospitare la latitanza, ma soprattutto un vero e proprio quartier generale in cui si svolgevano la maggior parte dei summit di camorra. Questo lo confermano i Venosa, dando riscontro pieno a ciò che Massimiliano Caterino aveva a sua volta dichiarato (CLICCA PER LEGGERE IL NOSTRO PRECEDENTE ARTICOLO).

 

QUI SOTTO IL TESTO INTEGRALE DELLO STRALCIO DELL’ORDINANZA